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7 luglio 2021

Mediorientale

La newsletter sul Medio Oriente a cura di Francesca Gnetti

Il disastro del Libano Laboratori vuoti, esami cancellati, mancanza di attrezzature, attese infinite. Il reportage pubblicato sul quotidiano L’Orient-Le Jour dall’Hôtel-Dieu de France, uno dei più grandi e antichi istituti medici libanesi, gestito dall’Université Saint-Joseph di Beirut, evidenzia la situazione disastrosa che il settore sanitario nazionale sta affrontando. Il 4 luglio l’associazione delle aziende libanesi che importano medicinali ha avvertito che se le cose non cambieranno entro la fine del mese ci potrebbe essere una catastrofica mancanza di farmaci. Alcune aziende sanitarie hanno già esaurito le scorte di medicine per trattare il diabete, il cancro e le malattie cardiache.

La crisi economica che attanaglia il Libano da diciotto mesi, aggravata da un governo dimissionario dopo l’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020 e dall’incapacità della classe politica di formarne uno nuovo, sta annientando il settore sanitario. E non solo. In Libano comincia a mancare tutto. La più grave penuria di carburante della storia del paese è addirittura riuscita nell’impresa di ridurre il proverbiale traffico di Beirut, come racconta un altro reportage pubblicato su Le Monde. I prodotti alimentari scarseggiano e di notte la capitale piomba nell’oscurità perché la corrente è razionata. Negli uffici pubblici non c’è più carta.

Auto e moto in fila per fare rifornimento a una pompa di benzina. Beirut, 28 giugno 2021 (Marwan Naamani, Picture-Alliance/Dpa/Ap/LaPresse)

Voglia di giustizia Durante un sit-in organizzato in una delle strade che portano verso il parlamento, la sera del 5 luglio un raggruppamento dei movimenti nati durante la sollevazione popolare dell’ottobre scorso ha lanciato un appello alla mobilitazione “quotidiana e continua” in tutto il paese per chiedere l’allontanamento della classe dirigente e denunciare che il popolo libanese è “preso in ostaggio e umiliato”. Il giorno prima decine di persone si erano riunite davanti a uno degli ingressi del porto, a undici mesi dall’esplosione che ha ucciso più di duecento persone e ne ha ferite seimila, per chiedere ancora una volta che sia fatta giustizia e siano definite le cause e le responsabilità di un dramma che continua a segnare profondamente la capitale, con molti quartieri ancora in macerie.

Per il giudice Tarek Bitar, il secondo a guidare le indagini sull’incidente, “la battaglia politica è cominciata”, come scrive Jeanine Jalkh su L’Orient-Le Jour. Il 2 luglio Bitar ha avviato dei procedimenti giudiziari contro almeno otto politici di primo piano e alti funzionari della sicurezza, tra cui il primo ministro dimissionario Hassan Diab. Ma è probabile che incontrerà gli stessi ostacoli del suo predecessore, Fadi Sawan, rimosso dall’incarico a febbraio proprio perché aveva cercato di scalfire l’impunità che avvolge la classe politica libanese.

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Attualità

Diplomazia L’Egitto e il Sudan hanno respinto l’iniziativa dell’Etiopia di avviare senza un accordo la seconda fase di riempimento della controversa diga sul Nilo Azzurro, inasprendo le tensioni in vista della riunione l’8 luglio del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla questione. La Grand Ethiopian renaissance dam (Gerd), che una volta completata dovrebbe essere il più grande progetto idroelettrico dell’Africa, da dieci anni è causa di tensioni diplomatiche tra l’Etiopia – che la considera fondamentale per il suo sviluppo – e l’Egitto e il Sudan, che temono possa limitare l’accesso all’acqua delle loro popolazioni.

Iraq Mentre le temperature hanno già raggiunto i 52 gradi all’ombra, ripetute interruzioni di corrente hanno creato disagi in tutto il paese, inasprendo il malcontento popolare nei confronti delle autorità. Sono state colpite in particolare la capitale Baghdad e le province del sud. Ci sono state diverse proteste, soprattutto il 2 luglio, quando si è verificata l’interruzione più lunga. Secondo le autorità i blackout hanno diverse cause: attacchi terroristici sulle linee, mancanza di combustibile per le centrali elettriche e la sospensione dei rifornimenti dal vicino Iran. Il 29 giugno il ministro dell’elettricità, Majed Mahdi Hantoosh, si è dimesso.

Cultura Dopo essere stata rinviata a gennaio a causa della pandemia, il 1 luglio si è aperta nella capitale egiziana la Fiera internazionale del libro del Cairo, alla sua 52ª edizione. Per la prima volta quest’anno i biglietti sono gratuiti e devono essere prenotati online in anticipo, per evitare assembramenti. Nei quattro saloni dell’Egypt international exhibition centre, che si estende su 40mila metri quadrati, 1.218 case editrici espongono i loro libri in 756 padiglioni per due settimane, fino al 15 luglio. Partecipano anche 25 editori stranieri.

Economia L’Arabia Saudita ha modificato le sue regole sulle importazioni dagli altri paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, escludendo i beni prodotti nelle cosiddette zone economiche speciali, dove le aziende straniere possono operare con un regime normativo di favore e gli investitori stranieri possono possedere le società al cento per cento. La decisione colpirà in particolare gli Emirati Arabi Uniti, dove le zone speciali sono molto diffuse. Alleate tradizionali nella regione, Riyadh e Abu Dhabi sono in disaccordo sull’aumento della produzione di petrolio, e sono arrivate a uno scontro pubblico in occasione dei negoziati nell’ambito dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) e dei paesi partner (Opec+), che si sono interrotti il 5 luglio.

Canale di Suez La nave portacontainer Ever Given, che a marzo era rimasta incagliata nel canale di Suez bloccando il commercio globale per giorni, ha levato le ancore il 7 luglio, in seguito a un accordo di risarcimento raggiunto tre giorni prima tra i proprietari della nave e le autorità egiziane. Finora la nave era rimasta ancorata nel Grande lago amaro, uno degli slarghi del canale di Suez. I termini dell’accordo non sono stati rivelati, ma l’Egitto aveva chiesto un indennizzo di 550 milioni di dollari.

Siria Le autorità semiautonome curde, che controllano il nordest della Siria, hanno trasferito una trentina di adolescenti dal campo di Al Hol, dove vivono 62mila persone, in un centro di riabilitazione destinato ai figli dei jihadisti. L’ha confermato il 2 luglio un responsabile locale, chiedendo aiuto alla comunità internazionale per creare una quindicina di istituti simili. Intanto nove civili, tra cui sette bambini, sono stati uccisi il 3 luglio nei bombardamenti del regime nella provincia di Idlib, l’ultima roccaforte dell’opposizione nel nordovest del paese.

Pandemia L’Iran potrebbe trovarsi ad affrontare una quinta ondata d’infezioni da covid-19 mentre la variante delta del virus si diffonde rapidamente nel paese del Medio Oriente più colpito dalla pandemia. A lanciare l’allarme è stato il presidente Hassan Rohani in un intervento televisivo il 3 luglio. Le autorità sanitarie hanno dichiarato la capitale Teheran e altre 91 città zone “ad alto rischio” di contagio e hanno imposto restrizioni agli spostamenti e la chiusura delle attività non essenziali. Lo stesso giorno l’Arabia Saudita ha sospeso i voli verso gli Emirati Arabi Uniti, l’Etiopia e il Vietnam per contenere la diffusione della variante.

Palestina e Israele

La manifestazione contro l’Autorità Nazionale Palestinese a Ramallah, il 3 luglio 2021 (Ahmad Gharabli, Afp)

Un’altra settimana di tensioni politiche e sociali è trascorsa in Israele e in Palestina. Ecco alcuni aggiornamenti e suggerimenti per approfondire.

  • Il nuovo governo israeliano ha subìto la sua prima sconfitta in parlamento. Il 6 luglio, per la prima volta dal 2003, non è stata rinnovata una legge che impedisce ai palestinesi della Cisgiordania o di Gaza sposati con arabi israeliani di ottenere la cittadinanza israeliana. La controversa legge detta “della cittadinanza” è stata respinta dopo che 59 deputati hanno votato a favore e 59 contro. La spiegazione per punti di Haaretz.
  • In Cisgiordania continua la mobilitazione dei palestinesi contro il presidente Abu Mazen e i vertici dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), accusati di essere corrotti, intolleranti verso il dissenso e aggrappati al potere. Il 3 luglio centinaia di persone hanno partecipato a una manifestazione a Ramallah, dov’erano presenti anche i familiari di Nizar Banat, l’attivista la cui morte il 24 giugno ha dato il via alla protesta. Al Fatah, il partito di Abu Mazen, ha organizzato una contromanifestazione a Hebron. I motivi della protesta spiegati dall’Associated Press. Le Monde denuncia la repressione dell’Anp in Cisgiordania.
  • Il 3 luglio l’esercito israeliano ha ucciso un palestinese a Qusra, un villaggio a sud della città di Nablus completamente circondato da colonie e avamposti ebraici illegali. Un video di Al Jazeera documenta la crescita delle colonie ebraiche in Cisgiordania.
  • Il 2 luglio l’insediamento illegale di Evyatar, costruito negli ultimi mesi sui terreni del villaggio palestinese di Beita, in Cisgiordania, è stato evacuato, come previsto dall’accordo raggiunto con il governo. Prima di andarsene le cinquanta famiglie che vi si erano installate hanno eretto un’enorme stella di David sulla collina proprio di fronte a Beita. Un video del canale tv statunitense Msnbc confronta il trattamento riservato ai coloni di Evyatar e agli abitanti palestinesi del quartiere di Silwan a Gerusalemme Est, le cui case rischiano di essere demolite perché costruite senza il permesso delle autorità israeliane.
  • Sul tema del confronto è incentrato anche il video della Bbc sulle divisioni della città di Lod, diventata il simbolo delle tensioni nelle città miste arabo-ebraiche dopo le violenze scoppiate a maggio in seguito al conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Due abitanti, un’araba e un’ebrea, raccontano le loro paure e le loro speranze.

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Da mangiare

Un pasto a 40 gradi
A Cairene Cook, la column settimanale sul cibo del sito indipendente egiziano Mada Masr, suggerisce tre ricette da cucinare “quando ci sono 40 gradi”. Sono veloci, facili, vegetariane, “richiedono il minimo tempo possibile da passare sudando sui fornelli” e usano i prodotti di stagione. Si possono mangiare separatamente o in un unico pasto.

Il primo piatto è spaghetti con ricotta al limone, menta, prezzemolo e basilico. Il secondo è fattoush (un’insalata tradizionale libanese) con cipolle sottaceto, sumac (o sommacco, una spezia usata nella cucina mediorientale dal tipico colore rosso come le bacche da cui si ottiene), mandorle e datteri. E per finire un’insalata di pesche e formaggio morbido. Sul sito ci sono tutti gli ingredienti, le quantità, i passaggi da seguire e le foto delle pietanze.

Consigli

Da ascoltare Uno dei podcast più diffusi nel mondo arabo è Eib. Prende il nome da un’esclamazione molto comune nella regione che significa “vergognoso, imbarazzante” e si riferisce alle pratiche disapprovate dalla morale dominante. Il programma, lanciato nel 2017 e oggi alla sua ottava stagione, è seguito da decine di migliaia di persone ogni mese. Si occupa di tabù sociali legati al sesso e alle relazioni sentimentali e tra i temi affrontati ci sono la pornografia, le molestie, i crimini d’onore, la divisione dei ruoli all’interno della coppia, l’aborto e i matrimoni interreligiosi. S’ispira alla tradizione mediorientale del cantastorie (hakawati) e si basa sulla condivisione di esperienze e testimonianze che sfidano gli stereotipi, le convenzioni e i divieti.

Da vedere Sisterhood, un film di Domiziana De Fulvio che racconta la storia di tre squadre di basket femminile che giocano nei campi di strada a Beirut, a Roma e a New York, sarà proiettato l’11 luglio alle 21.30 a Scalo playground 2021, uno spazio nel quartiere romano di San Lorenzo dedicato a musica, spettacolo, cultura, sport ed ecologia. Sulle giocatrici che aiutano gli abitanti del campo profughi di Shatila, in Libano, si può leggere un articolo pubblicato un anno fa sul sito di Internazionale.

Questa settimana su Internazionale

Sul sito sui venti di guerra per l’accesso alle acque del Nilo. Nelle notizie sulla pandemia raccolte ogni settimana da Giovanna Chioini si parla anche di Israele.

Sul settimanale Un articolo di L’Orient-Le Jour sulle migliaia di migranti africani intrappolati nello Yemen.

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