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lunedì 2 agosto 2021 - n°56
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Inoltra Inoltra

EDITORIALE

ARRESTI ARBITRARI E PROCESSI FARSA:
I TANTI CASI SIMILI A QUELLO DI PATRICK ZAKI

La newsletter di questa settimana, l’ultima prima della pausa estiva, si apre su un caso emblematico di arresto arbitrario e di processo farsa compiuti in Arabia Saudita ai danni di un cittadino sudanese “colpevole” di twittare critiche contro il regime sempre più repressivo del principe Mohammed Bin Sultan. 
È ormai un fatto assodato che al giorno d’oggi in tanti e tanti paesi si possa finire in gattabuia per un messaggio in una chat, per un tweet, appunto, per un intervento in zoom. Strumenti nati per favorire la più ampia partecipazione alla vita pubblica si trasformano così in formidabili terminali per un controllo totale dei propri “sudditi” come nessuna dittatura del ‘900 avrebbe mai osato immaginare. Il “Grande Fratello” di orwelliana memoria è così in grado di scrutare il grado di “affidabilità” di ogni individuo in modalità che fanno impallidire il mussoliniano slogan “Taci, il nemico ti ascolta”.
Ed è ancora più paradossale che fatti di questo genere non figurino come misure volte a reprimere il dissenso, e quindi di natura squisitamente politica, ma come “reati” istruiti e giudicati come tali dalla giustizia dei vari paesi, quasi che si trattasse di delitti da poter essere trattati alla stregua di quelli commessi in regime di “rule of law”, retti cioè dalle regole dello stato di diritto.
Accade così che anche Patrick Zaki sia in galera dal 7 febbraio 2020 sostanzialmente per post e altri messaggi critici del regime del general al-Sisi e che la sua detenzione preventiva, perfettamente “legale” secondo il codice penale egiziano, sia continuamente rinnovata di 45 giorni in 45 giorni da un tribunale compiacente. Il suo arresto e ciò che ne è seguito è del resto descritto in wikipedia, probabilmente senza malizia, come una serie di pronunce della magistratura e non come un atto arbitrario del governo. 
La “Rule by law” si sostituisce così alla “Rule of law”, dando una risibile patina di legalità alle peggiori nefandezze e consentendo persino ad autocrati notori, basti pensare al caso Naval’nyj, di poter impunemente affermare che la questione è nelle mani della giustizia e non è affar suo.   
Contro l’impostura della rule by law Non c’è Pace Senza Giustizia intende condurre battaglia, denunciando nelle sedi opportune il suo continuo proliferare: per un caso Zaki che scuote le coscienze, se non altro in Italia, tanti altri sono nella sua stessa condizione senza che per loro si siano quantomeno accesi i riflettori. Occorre mettere fine il più possibile ad arresti arbitrari e a processi farsa che stravolgono l’idea stessa di giustizia, di terzietà dal potere politico, di imparzialità eccetera. 
I “tribunali speciali” dovrebbero essere un ricordo del passato: sembrano invece essere, e sempre di più, una tragica e diffusa realtà di oggi. 

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CONTRO I MATRIMONI MINORILI

ARRESTI ARBITRARI E PROCESSI FARSA: ECCO IL VERO VOLTO DELL’ARABIA SAUDITA

È stato reso noto che l’8 giugno scorso un tribunale saudita ha condannato Ahmad Ali Abdelkader, trentunenne giornalista sudanese, a ben quattro anni di prigione per "aver insultato le istituzioni e i simboli dello stato" e per aver "parlato negativamente delle politiche del regno". In particolare, nel processo farsa sono stati sottolineati diversi tweet critici verso le azioni saudite in Sudan e Yemen nonché di scambi di e-mail che Ahmad Ali Abdelkader ha avuto con organizzazioni internazionali per i diritti umani (informazioni sull'adesione, sottoscrizione di newsletter, ecc.).
Abdelkader ha vissuto e lavorato in Arabia Saudita per cinque anni, tra il 2015 e il 2020, a dicembre ha lasciato il paese con un visto “di uscita finale” richiesto per lasciare definitivamente l'Arabia Saudita. Ad aprile, è tornato nel regno con un visto lavorativo e le autorità saudite lo hanno immediatamente arrestato. Abdelkader è stato detenuto prima in una stazione di polizia di Gedda per 20 giorni e poi è stato trasferito al centro di detenzione al-Shumaisi vicino alla Mecca. Ad Ahmad, come di uso comune al regime, è stato negato sia l'accesso a un avvocato che la rappresentanza legale nel momento del processo.
Constatata una volta di più l’inaffidabilità del regno saudita, che promette da tempo riforme nella direzione dei diritti umani senza mai attuarle nella realtà, è di primaria importanza per Non c’è Pace Senza Giustizia che il Parlamento europeo - nel contesto di una dura risoluzione  che condanna le azioni del regno nei confronti di Mustafa Hashemal-Darwish e Abdullah al-Howaiti, due giovani uomini accusati quando erano ancora minorenni - con prove molto deboli e in seguito a confessioni estorte forzatamente - d’aver partecipato a proteste contro il regime – abbia espresso preoccupazione per la pratica delle udienze segrete e abbia insistito sul fatto che durante le missioni diplomatiche (forse anche ricordando la ventilata visita di Charles Michel a Riyadh prontamente cancellata a seguito della protesta di numerose organizzazioni per la difesa dei diritti umani) le istituzioni dell'UE siano accompagnate da ONG internazionali e che siano autorizzate ad assistere alle udienze per accertarsi che siano garantite procedure processuali corrette ed eque nonché sia permesso di visitare le prigioni saudite.

L’AMAZZONIA NON RESPIRA

Secondo uno studio della prestigiosa rivista scientifica Nature, incendi, deforestazione e l’aumento della temperatura della parte orientale dell’Amazzonia hanno compromesso drammaticamente, se non invertito, il fondamentale processo di assorbimento di diossido di carbonio da parte di quello che – è il caso di dire – era considerato il polmone verde del mondo.
L’Amazzonia ospita una delle più grandi foreste pluviali del mondo in cui risiede un numero eccezionale di specie viventi, comprese le popolazioni autoctone e di ecosistemi, un patrimonio inestimabile in termine di biodiversità.
La foresta amazzonica contribuisce al funzionamento dei cicli dell’acqua e del carbonio dell’intero pianeta, un sistema delicatissimo ma essenziale per la salvaguardia dell’ambiente naturale nel tuo complesso. In maniera però inesorabile, dagli incendi dolosi, all’inquinamento dei fiumi passando per la deforestazione selvaggia, tutte queste attività antropiche hanno compromesso l’attività della foresta. 
Dal 2019 NPSG ha attivato una campagna contro la deforestazione in Amazzonia, per la tutela dei diritti delle sue popolazioni indigene e contro l’impunità dei crimini climatici. NPSG è in prima linea nella difesa della foresta amazzonica e, con il sostegno della Fondazione Peretti, ed in particolare della sua fondatrice, Elsa Peretti, e di partner locali, uno degli obiettivi principali del progetto è quello di aumentare la consapevolezza riguardo gli effetti della deforestazione, dell’inquinamento delle acque e in generale dei crimini climatici. A tal proposito, nel febbraio scorso, il team di NPSG Amazzonia ha partecipato ad una consultazione internazionale con lo scopo di contribuire allo sviluppo della definizione giuridica per il crimine di ecocidio che è di fondamentale importanza per punire chi si macchia di crimini come lo scarico di rifiuti tossici nelle acque o la deforestazione indiscriminata.
NPSG ha l’obiettivo di dare voce e sostenere le popolazioni indigene e di rendere accountable sia chi in prima persona si macchia di gravissimi e reiterati crimini ambientali sia chi li permette e li avalla.

LA CONVENZIONE DI GINEVRA SULLO STATUS DEI RIFUGIATI COMPIE 70 ANNI

La Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, sottoscritta il 28 luglio 1951, è considerata il documento internazionale fondamentale che regola tutt’ora l’approccio degli Stati nei confronti di chi cerca accoglienza lontano dal suo paese di origine a causa di guerre persecuzioni e catastrofi naturali. Da 70 anni la Convenzione firmata a Ginevra da 144 Stati definisce il termine di “rifugiato” e specifica i diritti dei migranti e gli obblighi legali di protezione da parte degli Stati ospitanti.
Non c’è Pace Senza Giustizia sottolinea come la realtà attuale sia fatta di conflitti locali persecuzioni e altre emergenze uno scenario diverso da quello post - bellico da cui provenivano i firmatari della convenzione ma che nonostante le inevitabili differenze la convenzione è tutt’ora uno strumento utile per la difesa dei diritti dei rifugiati e delle rifugiate, tema su cui NPSG ha concentrato una larga parte del suo operato.
Il 25 marzo scorso ad esempio, NPSG ha organizzato in collaborazione con l’ONG siriana Equity and Empowerment e con l’associazione Syrian Humanitarian Women Network nell'ambito del progetto finanziato da UNWOMEN "Rafforzare gli operatori di prima linea e dare potere alle donne e alle ragazze rifugiate in Turchia per combattere e superare le SGBV" un incontro online dedicato proprio alle rifugiate. 
“Empowering Syrian Refugee Women and Girls” ha avuto come obiettivo quello ricordare le conseguenze brutali del conflitto sulle donne siriane e soprattutto di mettere in luce come le rifugiate anche una volta fuggite dalla guerra troppo spesso continuano ad essere vittime di violenza sessuale e di genere (SGBV) anche nei campi profughi (definita dall’UNHCR come “violenza fisica, emotiva o psicologica e sessuale”. Proprio sulla SGBV si concentra la ricerca di NPSG che nell’ultimo anno ha continuato a lavorare sugli effetti della guerra in Siria concentrando il suo impegno analizzando l’impatto della SGBV sulla comunità di rifugiati siriani che vivono in Turchia. 
Nel 2020, anche grazie al coinvolgimento di partner siriani, NPSG ha organizzato una vasta ricerca sul campo in cinque distretti e sotto-distretti turchi (Istanbul, Gaziantep, Nizip, Antakya e Kilis), che ha coinvolto centinaia di donne, uomini, adolescenti e anziani siriani. La ricerca ha permesso di elaborare una serie di raccomandazioni che sono state alla base dell’incontro a cui hanno partecipato l’On. Alessandra Moretti, l’On.Brando Benifei e l’On.Eva Kaili, Maryam Shamdin, (White Hats Organisation), Hiba Alhaji (UNDP e Equity and Empowerment) il Presidente di NPSG Gianfranco Dell’Alba e il Segretario Generale di NPSG Niccolò Figà-Talamanca.
 
Rivedi qui l’incontro

 

RESTIAMO IN CONTATTO!

Comunicati stampa

20 luglio 2021 Committee on the Rights of the Child: Joint NGOs LOIPR submission

Continua

17 luglio 2021 Dichiarazione di NPSG sulla Giornata della Giustizia Internazionale

Continua

16 luglio 2021 Indagine sui Matrimoni Minorili in Italia

Continua

Radio Radicale

NPSG conduce una rubrica settimanale di approfondimento su Radio Radicale ogni mercoledì alle 23.30 e in replica il venerdì alle 06.00 per fornire notizie e informazioni sulle nostre attività. Nel consueto appuntamento settimanale, dopo le principali notizie della settimana presentate da Eleonora Pastorino, la puntata ad uno speciale sulla problematica della violenza di genere, illustrandola attraverso varie iniziative condotte e promosse da NPSG per affrontarle attraverso strategie sia di tutela dei diritti delle donne e delle bambine che di «empowerment» femminile, ossia politiche che concepiscono le donne non solo come vittime di pratiche che le discriminano e che violano persino in modo brutale i loro diritti ma anche e soprattutto come agenti o attrici di cambiamento, capaci di determinare loro stesse il loro destino sfidando pregiudizi e norme sociali a cui si vorrebbe sottoporle negando il loro diritto all’autonomia e integrità personali. Illustreremo questa lotta che ci vede coinvolti in quanto NPSG da ormai più di vent’anni, parlando di iniziative in corso che si svolgono in Italia e che mirano a valutare nonché migliorare le politiche di contrasto a pratiche tradizionali come le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni minorili, ovvero precoci e forzati. Per fornire dettagli su queste varie iniziative, Nicola Giovannini intervista Giulia Schiavoni, coordinatrice della campagna di NPSG contro le violenze di genere e la difesa dei diritti delle donne, Paola Magni referente per i programmi di contrasto alle MGF di AMREF Health Africa / Italia, nonché Francesca Basso, collaboratrice di NPSG coinvolta nella nostra campagna attuale per rafforzare la risposta da parte delle istituzioni pubbliche italiane nei confronti dei matrimoni minorili.

Eventi
Eventi

Poiché la pandemia non ha arrestato la necessità di tenere alta l'attenzione anche sui diritti umani e la democrazia, come alcune vicende internazionali purtroppo dimostrano, NPSG si è impegnata ad organizzare degli approfondimenti, conferenze e webinar che possono essere seguiti tramite i nostri social network. Per riascoltare i nostri eventi passati clicca qui.

Aperta la campagna iscrizioni 2021 a Non c'é Pace Senza Giustizia

Se condividi gli obiettivi e le campagne di Non c'é Pace Senza Giustizia, se hai a cuore la difesa e la promozione dei diritti umani e della democrazia ovunque nel mondo, se ritieni giusto sostenere e rafforzare gli strumenti di giustizia penale internazionale esistenti, se pensi anche tu che chi distrugge la foresta amazzonica debba finire sotto processo, iscriviti a non c'é Pace Senza Giustizia, sostieni e fai tue le sue iniziative.

Per iscriversi è necessario versare la quota di iscrizione, che è di minimo 50 euro, a mezzo bonifico bancario IBAN: IT24E0832703221000000002472, BIC: ROMAITRR oppure attraverso Paypal dal sito www.npwj.org e fornire i propri dati anagrafici completi di recapiti.

Diventando Iscritto, riceverai un bollettino periodico delle attività e parteciperai all'Assemblea degli associati, che elegge gli organi e contribuisce a determinare annualmente la politica di Non c'è Pace Senza Giustizia.

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Non C'è  Pace Senza Giustizia è una associazione internazionale senza fini di lucro, fondata da Emma Bonino e nata nel 1993 da una campagna del Partito Radicale Transnazionale che lavora per la protezione e la promozione dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia internazionale. Si articola attraverso i seguenti programmi tematici principali: il programma sulla giustizia penale internazionale; il programma su genere e diritti umani, con particolare riferimento alla messa al bando delle Mutilazioni Genitali Femminili; il programma per la democrazia nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa; il Programma contro  l'impunità per la devastazione ambientale e umana in Amazzonia
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