Pubblicità
10 settembre 2021

Sudamericana

La newsletter sull’America Latina a cura di Camilla Desideri

Chiamata a raccolta per Bolsonaro Il 7 settembre centinaia di migliaia di sostenitori di Jair Bolsonaro sono scesi in piazza, soprattutto nella capitale economia São Paulo e a Brasília, per mostrare il loro sostegno e appoggio incondizionato al presidente brasiliano di estrema destra. Nei giorni precedenti era stato lo stesso Bolsonaro, politicamente sempre più debole e al centro di varie inchieste per corruzione e per la gestione della pandemia, a chiamare a raccolta i suoi simpatizzanti. La scelta di una data simbolica come il 7 settembre, quando il Brasile celebra l’indipendenza dall’impero portoghese avvenuta nel 1822, era stata giudicata da molti analisti e commentatori come una provocazione autoritaria e pericolosamente antidemocratica. In molti temevano che le manifestazioni a favore del governo si sarebbero trasformate in una versione brasiliana dell’attacco al congresso avvenuto negli Stati Uniti lo scorso 6 gennaio. Questo per fortuna non è successo: il corteo ha provato varie volte a sfondare le barriere della polizia ma non ci sono stati episodi gravi di violenza.


Una risposta urgente Le conseguenze politiche, però, sono profonde e lasceranno un segno. Nel suo discorso Bolsonaro, che teme di perdere le elezioni presidenziali in programma per il 2022, ha attaccato la corte suprema e il tribunale elettorale, definendo una farsa l’attuale sistema di voto elettronico che c’è nel paese. Il solo fatto di aver convocato centinaia di migliaia di persone in piazza e di aver attaccato le istituzioni democratiche del paese, scrive la giornalista Eliane Brum in un commento pubblicato sull’edizione brasiliana del País, significa che il golpe avanza e che i prossimi giorni saranno fondamentali per mettere un limite alla strategia di Bolsonaro. In realtà è già tardi, perché finora il saldo del suo governo è terribile: 600mila persone morte a causa del covid-19, l’inflazione in aumento, più di quattordici milioni di brasiliani senza lavoro e sempre più bambini e adulti che soffrono la fame. Bolsonaro, continua Brum, sa solo minacciare, dividere e corrompere. Ora la democrazia deve alzare la testa e affrontare un presidente che annuncia pubblicamente che non rispetterà le decisioni della giustizia.

  • Per approfondire gli eventi del 7 settembre e l’attuale contesto politico del Brasile si può ascoltare questa puntata del podcast Primeiro café.

Sostenitori di Jair Bolsonaro a São Paulo, 7 settembre 2021 ( Andre Penner, Ap/Lapresse). 

Attualità

El Salvador Il 3 settembre la corte costituzionale ha approvato la possibilità per un presidente di candidarsi per un secondo mandato consecutivo, aprendo la strada alla rielezione nel 2024 del leader populista Nayib Bukele. L’unico vincolo che avrà il presidente salvadoregno per potersi ricandidare sarà quello di dimettersi cinque mesi prima del voto. I magistrati che hanno dato il via libera alla rielezione presidenziale, sottolinea El Faro, sono gli stessi nominati a maggio dal parlamento controllato dalla maggioranza favorevole a Bukele.
 

  • Il 7 settembre il Salvador è diventato il primo paese al mondo ad adottare il bitcoin come valuta nazionale, ignorando le critiche del Fondo monetario internazionale e i dubbi della maggioranza della popolazione. Secondo il presidente Bukele, la criptovaluta attirerà gli investitori stranieri e permetterà agli emigrati salvadoregni di spedire soldi a casa più velocemente e a costi più bassi. Il bitcoin si aggiunge al dollaro statunitense, che da circa vent’anni è la valuta ufficiale del paese. Della questione ha parlato più approfonditamente il mio collega Alessandro Lubello nella sua newsletter Economica.

Panamá Il 30 agosto il parlamento panamense ha approvato con 44 voti a favore e nessun voto contrario un progetto di legge che legalizza l’uso della cannabis per uso terapeutico, scientifico e veterinario. In base alla norma, i pazienti dovranno usare questa sostanza sotto stretta sorveglianza sanitaria. Se la legge sarà ratificata dal presidente Laurentino Cortizo (centrosinistra) Panamá potrebbe diventare il primo paese centroamericano a regolare l’uso di questa sostanza.

Nicaragua A pochi mesi dalle elezioni presidenziali del 7 novembre il governo di Daniel Ortega continua ad attaccare la stampa nicaraguense. “Il 13 agosto il presidente sandinista ha ordinato alla polizia di fare irruzione negli uffici del quotidiano La Prensa, di proprietà della famiglia Chamorro. La sera stessa, senza presentare nessuna prova ufficiale, Ortega ha accusato la proprietà del giornale di riciclaggio di denaro e frode doganale”, scrive El Confidencial. La perquisizione è avvenuta poco dopo che il quotidiano aveva annunciato la sospensione dell’edizione cartacea a causa del blocco all’importazione di carta imposto da Managua. “Il governo sta completando la distruzione di tutta l’opposizione”, scrive il Washington Post in un editoriale. Il 1 settembre alcuni familiari e avvocati dei trentaquattro oppositori politici arrestati a giugno hanno denunciato le torture psicologiche subite durante la detenzione. Il 9 settembre la procura del Nicaragua, controllata da Ortega, ha accusato di incitamento all’odio e alla violenza e di riciclaggio di denaro la figura internazionale più nota del paese, lo scrittore Sérgio Ramírez, che si trova in esilio. Nella sua toccante dichiarazione Ramírez, ex guerrigliero sandinista, si dice “uno scrittore libero da sempre impegnato per la democrazia”.

Messico La statua di bronzo del navigatore italiano Cristoforo Colombo, che era stata ritirata nell’ottobre del 2020 dal suo enorme piedistallo lungo il Paseo de la Reforma a Città del Messico, non tornerà al suo posto. Lo ha annunciato la sindaca della capitale messicana Claudia Sheinbaum (centrosinistra) il 5 settembre, durante la cerimonia per la giornata internazionale dedicata alle donne indigene. Al posto del monumento a Colombo, costruito nell’ottocento dallo sculture francese Charles Cordier, sarà posta una statua di una donna olmeca, una civiltà precolombiana fiorita tra il 1200 e il 400 aC nella zona del Golfo del Messico. All’opera sta lavorando l’artista messicano Pedro Reyes. Quest’anno il Messico celebra i duecento anni dall’indipendenza, ma anche i cinquecento anni dalla conquista spagnola guidata da Hernán Cortés. La sindaca ha sottolineato l’importanza di rimettere la donna, e le popolazioni native, al centro della storia messicana. La statua di Colombo, ha reso noto l’amministrazione della capitale, sarà trasferita in collaborazione con l’Istituto nazionale di antropologia e storia nel parque América. Durante le proteste sociali che hanno scosso l’America Latina sono state abbattute varie statue di Colombo, da molti considerato simbolo di colonialismo e oppressione. “Non era certo un santo”, scrive il colombiano Héctor Abad Faciolince, “ma molto prima di essere un conquistatore, era stato un navigatore e avventuriero, un Don Chisciotte del mare”.

Il piedistallo su cui era posta la statua di Cristoforo Colombo a Città del Messico, 7 settembre 2021 (Hector Vivas, Getty Images).

Perù Il 27 agosto il governo del nuovo presidente Pedro Castillo (Perú Libre, sinistra) ha ottenuto il voto di fiducia del parlamento peruviano. Diversamente dalle aspettative iniziali, presentando il piano dell’esecutivo il primo ministro Guido Bellido non ha parlato della creazione di un’assemblea costituente per scrivere una nuova costituzione, ma si è concentrato sul rafforzamento della campagna vaccinale e sulla ripresa dell’economia, duramente colpita dagli effetti della crisi sanitaria. Bellido ha anche rivolto un appello all’unità a tutti i partiti politici, ma ha ricordato che il governo ha promesso ai suoi elettori, soprattutto i cittadini più poveri e i discendenti dei popoli originari, di realizzare cambiamenti profondi che aspettano da anni”.
 

  • Pedro Castillo è stato eletto sconfiggendo l’estrema destra di Keiko Fujimori. Oggi una parte del suo governo e dei suoi sostenitori vogliono prendere le distanze dal medico e politico Vladimir Cerrón, leader e fondatore del partito Perú Libre, che sui social network fa continuamente pressioni sul presidente invitandolo a prendere posizioni radicali su molti temi. Ojo Público ha analizzato il suo discorso, che definisce “intrappolato in uno scenario da guerra fredda”: si dichiara vicino ai governi di Cuba, Venezuela e Nicaragua, attacca i mezzi d’informazione, le organizzazioni della società civile e gli enti sovranazionali dell’America Latina.

Ambiente Alla fine di agosto in Colombia una notizia positiva e importante è passata quasi sotto silenzio. Dopo anni di lavoro e sforzi da parte delle organizzazioni della società civile, il senato ha approvato la creazione di una Comisión accidental del agua y biodiversidad, uno spazio per affrontare con urgenza temi legati alle risorse idriche del paese, risolvere in maniera pacifica e democratica i conflitti socioambientali e garantire a tutti il diritto all’acqua. Anche se la Colombia è un paese ricco d’acqua, El Espectador spiega che 391 municipi rischiano di restare senza nella stagione secca e che, secondo l’inchiesta sulla qualità della vita realizzata nel 2019 dal Dane (l’ufficio statistico del governo), più di due milioni di abitazioni non hanno accesso all’acqua perché non hanno un acquedotto a cui allacciarsi.

Diritti La corte suprema del Messico l’8 settembre ha stabilito all’unanimità che la criminalizzazione dell’aborto è anticostituzionale e che una donna non può essere punita con il carcere per aver interrotto una gravidanza. La sentenza è valida solo per lo stato settentrionale di Coahuila, ma apre la strada per ottenere in tutto il paese una legge che depenalizzi l’aborto, che oggi si può praticare solo in quattro stati su 32. Ed è una vittoria importante per il movimento femminista, perché riconosce il diritto delle donne a decidere in maniera libera e volontaria sul loro corpo, stabilisce che l’interruzione di gravidanza è una questione di salute pubblica e che la maternità non può essere imposta dallo stato.

Ritorno in classe

Dopo quasi diciassette mesi di chiusura, il 30 agosto in Messico le scuole primarie e secondarie hanno riaperto per 25 milioni di studenti. Il governo del presidente Andrés Manuel López Obrador, che nel marzo del 2020 aveva decretato la chiusura delle scuole per arginare la diffusione del virus sars-cov-2, ha preso questa decisione nonostante l’opposizione del sindacato degli insegnanti e di molte famiglie. Secondo alcuni analisti, è il momento peggiore per riattivare la didattica in presenza, perché a causa della variante delta del virus il paese è nel pieno della terza ondata della pandemia. I dirigenti sindacali denunciano che gli edifici scolastici, dove spesso manca l’acqua corrente, non sono pronti a garantire le necessarie misure di sicurezza contro i contagi. Molti stati hanno scelto quindi di alternare le lezioni in presenza alla didattica a distanza, con classi a numero ridotto e lezioni di 45 minuti per permettere l’aerazione delle aule. In Perù la situazione è difficile e la ripresa sarà una sfida immensa, scrive Ojo Público. Secondo il ministero dell’istruzione, il 31 agosto poco più seimila scuole si erano attrezzate per fare lezioni in presenza, cioè il 5,3 per cento delle scuole del paese e solo il 2,9 per cento degli studenti immatricolati. Per metà settembre è stato annunciato un progetto pilota per la riapertura di sedici scuole (solo una pubblica) a Lima: gli studenti frequenteranno in presenza due giorni a settimana per quattro ore. A Cuba a partire dal 15 settembre i bambini e i ragazzi tra i 2 e gli 11 anni saranno vaccinati contro il covid-19, una condizione che il governo comunista dell’isola ritiene necessaria alla riaperture delle scuole, chiuse dal marzo del 2020 e riaperte per un brevissimo periodo alla fine dello scorso anno. Secondo l’Unicef (il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia e l’adolescenza) durante la pandemia in Ecuador solo sei famiglie su dieci con bambini minori di 5 anni hanno avuto accesso ai servizi della prima infanzia, compresa l’istruzione primaria. Il ritorno a scuola è fondamentale per provare a recuperare il tempo e le competenze perse, ma sta avvenendo con molta lentezza. Le prospettive sono lunghe anche per il Venezuela, dove il governo del presidente Nicolás Maduro ha fissato per ottobre la data per il ritorno in aula, compatibilmente con l’andamento della vaccinazione. La situazione negli altri paesi latinoamericani, una delle regioni del mondo dove le scuole sono rimaste chiuse più a lungo a causa della pandemia, è raccontata bene in quest’articolo del País.

Clima

Il secondo fiume più lungo del Sudamerica, il rio Paraná, sta rimanendo senz’acqua a causa di una siccità prolungata. Ne parlano molti giornali e agenzie questa settimana, perché da questo corso d’acqua che percorre per quasi cinquemila chilometri il Brasile, il Paraguay e l’Argentina dipendono ecosistemi, commerci, la vita di intere comunità e l’accesso all’acqua potabile di più di 40 milioni di persone. Nella regione i fiumi sono indispensabili per generare energia elettrica e trasportare i prodotti agricoli, quindi la riduzione del livello dell’acqua del Paraná, che non era mai stato così basso dal 1944, causa un aumento dei costi del trasporto marittimo e terrestre, e della produzione di elettricità. A luglio il presidente argentino Alberto Fernández aveva dichiarato lo stato di emergenza idrica per 180 giorni in sette province del paese, compresa Buenos Aires. Più di recente il vicepresidente Hamilton Mourão ha sottolineato che la prolungata siccità potrebbe provocare un razionamento dell’energia in Brasile. Attualmente la centrale idroelettrica di Yacyretá, tra Argentina e Paraguay, sta funzionando al 50 per cento. Secondo scienziati e ambientalisti, la deforestazione, le coltivazioni intensive e la crisi climatica sono tra le cause di questa gravissima siccità, che potrebbe peggiorare prima dell’inizio della stagione delle piogge a novembre.

Un affluente quasi a secco del fiume Paraná vicino a Rosario, in Argentina, agosto 2021 (Sebastian Lopez Brach, Bloomberg/Getty Images).

Consigli

  • Viaggiatore instancabile, scrittore arguto e polemico, l’argentino Martín Caparrós racconta che si era stancato di ripetere sempre le stesse cose quando nei dibattiti e nelle conferenze gli chiedevano di spiegare cosa fosse l’America Latina. Così nel 2018 ha deciso che valeva la pena cercare altre risposte, per andare al di là dei miti e dei luoghi comuni spesso associati alla regione. Il risultato della sua ricerca è Ñamérica (Literatura Random House, 2021), nelle librerie dal 9 settembre. Un viaggio per le città dell’America Latina, una regione unita da un fenomeno straordinario: diciannove paesi che parlano la stessa lingua. Molti reportage del libro sono stati pubblicati dal País Semanal (su Internazionale è uscito l’articolo dedicato a Città del Messico). Come ha detto lo stesso Caparrós, l’ultimo grande affresco della regione è stato Le vene aperte dell’America Latina di Eduardo Galeano, uno sguardo di un’altra epoca su un territorio completamente cambiato. Martín Caparrós sarà al Festival di Internazionale a Ferrara, in programma dal 1 al 3 ottobre, per presentare La fine dell’era del fuoco con Lucia Magi.
 
  • Annullata nel 2020 a causa della pandemia di covid-19, quest’anno la Fiera del libro di Madrid si tiene dal 10 al 26 settembre nel parco del Retiro. Alla Colombia, presente all’evento culturale con scrittori e scrittrici e con la conferenza inaugurale del poeta Darío Jaramillo, è dedicato Babelia, il supplemento culturale del quotidiano El País. Un percorso attraverso la nuova letteratura colombiana, “un enorme arcipelago di autori tra cui muoversi, saltando da uno all’altro”. Oscurata a lungo dalla figura di Gabriel García Márquez, oggi la narrativa colombiana vive un momento d’oro anche grazie alla diversità geografica, etnica e linguistica del paese che racconta.

Questa settimana su Internazionale

Sul sito Da The Conversation un articolo sulla variante mu del coronavirus, rilevata per la prima volta in Colombia nel 2021. L’Economist sostiene che l’America Centrale sta diventando una regione sempre più autoritaria.
Sul settimanale Un articolo dell’Economist ragiona sui negoziati cominciati il 3 settembre in Messico tra il governo di Nicolás Maduro e l’opposizione venezuelana. Nonostante la sfiducia della popolazione, da alcuni segnali sembra che le parti siano disposte a raggiungere un accordo. Un editoriale dell’Espectador commenta l’adozione dei bitcoin come moneta legale nel Salvador. 

Compra questo numero o abbonati
per ricevere Internazionale
ogni settimana a casa tua.


Per suggerimenti e segnalazioni scrivi a sudamericana@internazionale.it

Qui ci sono le altre newsletter di Internazionale.

Sostieni Internazionale. Aiutaci a tenere questa newsletter e il sito di Internazionale liberi e accessibili a tutti, garantendo un’informazione di qualità.

Visita lo shop di Internazionale.