Copy
View this email in your browser

Still Alive, la realtà digitale


Aaaah, è arrivato settembre. L’estate è finita, gli articoli di giornale ricominciano a parlare di quanto lo smart working sia in realtà una vacanza pagata, e l’ultimo esame della sessione è appena passato tra un armonico connubio di attacchi di panico e cali di pressione. Tutto torna gradualmente a quel suo stato di lento e meccanico movimento, lontano dalla frenesia delle foto su Instagram scattate sulle coste emiliano-romagnole. È però un periodo in cui si sente sempre nell’aria uno strano bisogno di cambiamento, di  una novità che possa veramente dare una scossa e farci scoprire quel qualcosa che poi aggiungeremo alla lista dei pentimenti e dei rimpianti da abbandonare con l’anno nuovo. Ebbene, il mondo chiede e io rispondo!

Piacere a tutt*! Sono Ilarr, e in totale accordo con le libere e assolutamente non forzate volontà del buon Damians, d’ora in poi in questa newsletter troverete anche la mia voce (metaforicamente parlando. Ho una R moscia tremenda, quindi ritenetevi fortunati). Sorta dalle ceneri di un fenicottero in fiamme, scribacchio per I Love Videogames e studio Lettere moderne, cercando di specializzarmi in filologia. Vivo i videogiochi come una parte del mondo culturale che mi circonda, in continuo dialogo con la contemporaneità e con l’essere umano.

Le grafiche di Still Alive sono sempre di Camilla Fasola, una persona che è riduttivo definire stupenda! Seguitela su Instagram e datele tutto il vostro amore.
 
Chi diamine si ferma in Autogrill a settembre? Ovviamente voi! Perché è il luogo adatto per riposarsi e leggere Still Alive con un Camogli, giusto prima di affrontare il serpentone e interrogarsi se un cd con i migliori pezzi del Festivalbar dal 2000 al 2005 a 23 euro (scontato) sia o non sia l’affare della vita. Ma anche il tubo gigante di M&M’s a soli 49,99 euro è allettante. Peccato abbiate lasciato il d20 nell’altra giacca.
Argomenti caldi e a pochi chilometri da te
Abbiamo perso il conto di quante volte leggiamo commenti e articoli che lamentano la presenza di politica nei videogiochi, polemiche che si sollevano quando finalmente il medium videoludico rappresenta personaggi LGBTQ+, protagoniste tenaci ed indipendenti oppure personaggi neri.

Si tratta di polemiche sterili e per lo più provenienti da ambienti conservatori o di estrema destra. Ebbene saremo portatori di una novità che per noi è quasi lapalissiana: nel momento in cui si rappresenta qualsiasi cosa e si crea un’opera d’arte, la politica è imprescindibile. La politica è una visione del mondo e l’arte può essere un mezzo efficace attraverso il quale rappresentare questa visione del mondo. La politica, quindi, viene espressa anche tramite l’arte.

Scegliere di non mettere politica all’interno di un’opera d’arte, guarda caso, è una scelta politica.  Praticamente ogni azione che compiamo nella nostra quotidianità è una scelta politica: facciamo la raccolta differenziata? Prendiamo i mezzi pubblici o scegliamo la macchina?  Mangiamo tutti i giorni carne? Quali vestiti compriamo?

Qui di seguito portiamo alla vostra attenzione quanto il videogioco possa essere uno strumento divulgativo e politico, di quanto il mondo virtuale possa essere piazza di manifestazione politica e di quanto i videogiocator* di tutto il mondo dovrebbero prendere consapevolezza anche di ciò che c’è oltre a quella stupenda opera su pixel con la quale stanno spendendo il proprio tempo libero.

Vi auguriamo buona lettura!

Politica, arte, divulgazione e tanta voglia di cambiamento


Nell’ultimo periodo ha fatto tanto parlare di sé un nuovo evento all’interno del videogioco online più famoso al mondo. Fortnite, Battle Royale sviluppato da Epic Games, è diventato un hub virtuale di ritrovo ed una piazza per interessanti eventi culturali: dai concerti che hanno visto artisti illustri come Travis Scott e Ariana Grande, fino alla conferenza “We The People” sul razzismo sistemico e al March Through Time in memoria di Martin Luther King Jr..

Proprio quest’ultima iniziativa è stata creata in collaborazione con il Time e permette ai giocatori di esplorare una ricostruzione digitale del Lincoln Memorial a Washington D.C. e di visitare un museo virtuale dedicato alla storia dei movimenti dei diritti civili degli afroamericani, con la possibilità di fare attività, minigiochi e di ascoltare anche il celebre discorso “I Have a Dream”. Ma l’esperienza virtuale non finisce su Fortnite, bensì sul sito del Time. Il famosissimo settimanale americano ha creato un’esibizione virtuale che ripercorre gli eventi del 1963 e che permette di ascoltare la storia e le testimonianze degli attivisti che hanno partecipato alle marce e che hanno lottato, e che continuano a lottare, contro il razzismo sistemico.

E’ possibile, quindi, prendere visione di una serie di materiali audio e video, tra cui un documentario che mette in parallelo il Civil Rights Movement degli anni ’60 e le manifestazioni non-violente contemporanee per i diritti civili e per l’emergenza climatica. Ma a catturare l’attenzione è la possibilità di poter fare domande a chi ha aiutato ad organizzare la marcia su Washington: una versione virtuale interattiva di Joyce Ladner, attivista e sociologa, sarà disponibile a rispondere alle domande dei visitator*. Le domande possono essere digitate attraverso un apposito prompt oppure attraverso il microfono, simulando una conversazione.

Fortnite ha quindi preso coscienza della sua influenza comunicativa e della sua responsabilità educativa nei confronti degli utenti. Il videogioco prodotto da Epic ha dimostrato nuovamente come il medium  videoludico può essere uno strumento divulgativo ed educativo potente ed inclusivo, in grado di portare all’attenzione dei giocator* tematiche sociali importanti, di apprendere conoscenza o di visitare luoghi virtuali con esposizioni artistiche.

Moltissime software house stanno, infatti, sviluppando dei veri e proprio musei virtualI, nei quali i giocator* possono girovagare e soffermarsi per osservare i concept art e le copertine dei prodotti pubblicati dall’azienda. Il publisher Raw Fury, famoso per Call Of The Sea e West of  Dead, ha creato una sua breve esperienza museale che apre nuovamente alla riflessione sull’evoluzione delle gallerie d’arte e delle stesse convention di videogiochi.

Un limite sfumato


Parlare di limite tra reale e virtuale sembra effettivamente una tematica propria della fantascienza (o del cyberpunk; dipende da quanto siete pessimisti a riguardo), eppure c’era, era tracciabile, definibile. Ma così come l’avanzata tecnologica sta progredendo a una velocità difficile da seguire a occhio nudo, allo stesso modo questo limite sta lentamente sfumando, finendo per portarci davvero a chiederci se esista ancora. Siamo cert* che la nostra identità virtuale sia completamente staccata da noi? Che non esistano legami che ci tengano unit* ad essa? Che ciò che avviene nel virtuale sia, al massimo, un’esagerazione del reale, un’iperbole stereotipata che genera fantocci?

Il virtuale è progressivamente diventato uno spazio, un luogo in cui esistiamo e in cui le nostre azioni hanno conseguenze che permeano ogni aspetto della nostra vita. Non esistere nel virtuale significa oggi esistere a metà. “Tu non hai nemmeno Facebook, tu non esisti!”, tanto per citare Birdman. E per quanto sembri una constatazione catastrofica, non riesco a vederla come tale. Non è questione dell’essere pro-digitale o contro il digitale, perché non è più possibile ignorare questa nuova estensione della realtà.
 
Se nello spazio virtuale abbiamo noi stessi, allora il virtuale è pieno di esseri umani. E con gli esseri umani c’è pensiero, arte, filosofia, politica… Abbiamo preso questo nuovo luogo e lo abbiamo progressivamente riempito di noi, facendolo diventare uno spazio di aggregazione, un ambiente di condivisione. Certo, non sempre con ottimi fini o intenzioni ma, come ho detto, l’abbiamo riempito di esseri umani.
 
In tutto questo, il videogioco diviene protagonista di questi ambienti, e gli sviluppatori gli architetti di queste piazze. Ecco che un’espansione di GTA V Online diviene campo di scontri tra i manifestanti pro-democrazia di Hong-Kong e i sostenitori di Pechino, che il Team di Joe Biden decide di creare elementi di design condivisibili all’interno di Animal Crossing, e che i momenti più significativi della battaglia per i diritti dei neri di Marin Luther King Jr. vengono messi in mostra su Fortnite.

Spazi che diventano luoghi, e che non solo sono estensione della realtà, ma che contribuiscono a loro volta a far progredire eventi, promuovere cultura, combattere per i propri ideali.
Non sono veri amici se non ti consigliano Indie

Road 96: fuggire per sperare di vivere


Abbandonare tutto, portando con sé solo lo stretto necessario per tentare di oltrepassare un muro di confine e uscire da uno stato ormai in mano a un governo totalitario, rischiando la propria vita e affidandosi quasi esclusivamente alla bontà di chi incontriamo lungo la strada. Crediamo non ci sia bisogno di sottolineare quanto uno scenario di questo tipo sia perfettamente sovrapponibile a più di una realtà a noi contemporanea. Road 96 fa proprio questo, ti fa scappare in cerca di speranza, rincorrendo una vita in cui i diritti umani non vengono raggirati in onore di promesse vuote e altisonanti.

Fuggirete più e più volte, e ogni viaggio sarà diverso. Vivrete, morirete, potrete essere catturati, ma ogni vostra azione lascerà delle tracce nella realtà che vi sarete appena lasciati alle spalle, andando così a influire sulla storia e su coloro che avrete incontrato. Road 96 è sviluppato dalla software house Digixarted è disponibile  su Steam a € 19,96.
Leggi che ti fa bene

Why Gods aren’t Governments and Governments aren’t Gods, un saggio


La lettura di questo mese è il saggio Why Gods aren’t Governments and Governments aren’t Gods (Perchè gli dei non sono governi e i governi non sono dei) saggio pubblicato nel 2006 da Richard Bartle, accademico e studioso dei videogiochi MMO e di mondi virtuali. In questo saggio, presente unicamente in lingua inglese, articola un pensiero interessantissimo sui rapporti di forza tra i governi del mondo reale, gli sviluppatori del mondo virtuale e i giocator* che in questo mondo virtuale si ritrovano. Un rapporto di forza complesso analizzato da un punto di vista teorico e filosofico sul concetto di divinità e sulla dipendenza dei mondi virtuali dalle leggi del mondo reale.

Attraverso schemi e passaggi logici, il paper accademico cerca di spiegare come sia giusto considerare  gli sviluppatori di un gioco delle divinità che, attraverso gli strumenti e la fisica della propria realtà, aiutano a plasmare una nuova realtà, con una nuova fisica. Una ricerca breve pubblicata per la University of Essex e caldamente consigliata.
Colleghi fanno cose

Dalla piazza  al videogioco:  le  proteste di Hong Kong diventano digitali grazie a GTA


Durante i giorni delle proteste a Hong Kong è stato sorprendente apprendere come la lotta si fosse spostata anche nello spazio virtuale. A riguardo, non possiamo che consigliarvi questo articolo scritto da Andrea Sorichetti per I Love Videogames. L’idea che il mondo di gioco diventi scenario di guerre, proteste, attivismo sociale, è al tempo stesso sorprendente e preoccupante. Un luogo dove non avverrebbe spargimento di sangue, ma pur sempre un ambiente in mano a un privato. Potremmo rimanere qui per giorni e giorni a parlarne, e la lista dei pro e dei contro non farebbe che allungarsi sempre di più.
 
Di Andrea potremmo aprire un qualunque articolo a occhi chiusi, e saremo sicuri di non sbagliare nemmeno una volta. Tra tematiche politiche, sociali, ed etiche, ha la rara abilità di far mettere in discussione il lettore. Trovate tutti i suoi articoli sul sito di I Love Videogames.
Addio, addio, amici addio. Noi ci dobbiamo lasciare
E’ arrivato quel momento della newsletter in cui io e Ilaria facciamo come Baglioni, avete presente no? Il cantautore italiano quello che ad un certo punto di ogni serata prendeva le sue cose e sospirando un “SAH” si levava dai… avete capito. Vi ringraziamo immensamente per aver letto questa nuova versione di Still Alive e sono felicissimo di collaborare finalmente con Ilaria Celli (I Love Videogames) e di avere anche i suoi contenuti in questo format che, mese dopo mese, è migliorato anche grazie ai vostri continui messaggi di odio.

Saremo felici di ascoltare i vostri civilissimi feedback sul nostro lavoro e vi invitiamo a contattarci sui nostri profili Instagram e di non essere timidi, ogni consiglio su Still Alive, o su argomenti e articoli dei quali vorreste un approfondimento, è ben accetto!

Detto questo, vi volevo raccontare come ho conosciuto Ilaria. E’ una storia bellissima! In pratica eravamo, per caso, nello stesso Autogrill sull'A4. Io avevo ordinato quello spettacolo di panino noto alla cultura popolare con il nome di Camogli e lei ad un certo punto mi intercetta puntandomi il dito e dicendo di aver ottenuto il mio numero di telefono nel bagno di quell'Autogrill. Non mi sono chiesto il perché il mio numero fosse in quel bagno, ma lei mi ha tranquillizzato dicendo che il suo numero è invece ritrovabile in alcuni bagni pubblici nel mantovano.

Fu così che tra un Camogli e l’altro abbiamo cominciato a chiacchierare di videogiochi, vita, politica, panini e sottomarche di biscotti. Fu lì, proprio in quel  momento, che realizzammo di dover collaborare assieme. Beh… eccoci qui!
 
Raccolta fondi per CD di Festivalbar 2005
Arrivederci e grazie per tutti i pixel!
Twitter
MMO.it
Email
Instagram
Niente da Dire
Want to change how you receive these emails?
You can update your preferences or unsubscribe from this list.

Se stai ricevendo questa mail significa che, oltre ad essere una brava persona, mi hai gentilmente concesso il tuo indirizzo di posta elettronica tramite Instagram. Se ciò non ti risulta disiscriviti senza problemi, ma sappi che, anche solo per qualche minuto, piangerò.

 






This email was sent to <<Scommetto che hai una bella mail>>
why did I get this?    unsubscribe from this list    update subscription preferences
Damiano D'Agostino · Via Roma 1 Sciolze (To) · Torino, TO 10100 · Italy

Email Marketing Powered by Mailchimp