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8 ottobre 2021

Sudamericana

La newsletter sull’America Latina a cura di Camilla Desideri

Violenza nelle carceri Dalle otto di mattina del 28 settembre le persone vicine al carcere del Litoral, a Guayaquil, una città costiera nell’ovest dell’Ecuador, hanno cominciato a denunciare sui social network che dal penitenziario arrivavano rumori di spari ed esplosioni. Ma è stato solo dopo le dieci che la polizia nazionale ha confermato in un tweet che all’interno del carcere era in corso un ammutinamento e che alcune unità delle forze dell’ordine erano entrate “per ristabilire l’ordine e riportare la calma”. Nel corso della mattinata la polizia ha reso noto di aver mandato altri agenti all’esterno dell’istituto in soccorso dei colleghi che stavano provando a sedare la rivolta. Dopo alcune la polizia e il governatore del dipartimento di Guayas, Pablo Arosemena, hanno annunciato che lo scontro tra bande rivali era sotto controllo. Non era vero. Con il passare del tempo il numero delle vittime aumentava e solo il giorno dopo, il 29 settembre, il presidente Guillermo Lasso (centrodestra) ha parlato alla nazione per informare che negli scontri erano morte 118 persone, il peggior massacro carcerario nella storia del paese.

Stato d’emergenza Lasso ha anche dichiarato lo stato d’emergenza in tutte le 37 carceri dell’Ecuador e nei centri penitenziari per minori. La misura, che resterà in vigore per sessanta giorni, prevede che le forze armate si dedichino a ristabilire l’ordine. Inoltre, lo stato d’eccezione sospende il diritto delle persone detenute di ricevere lettere o comunicazioni di qualsiasi tipo e di mandare informazioni all’esterno. D’altro canto aumenta il controllo sull’uso della custodia cautelare in carcere come misura a cui ricorrere solo se strettamente necessario. Il presidente ha poi aggiunto che considera “deplorevole” il fatto che le bande rivali trasformino le prigioni in territori per la conquista del potere. Purtroppo gli eventi del 28 settembre non sono un fatto isolato. Finora il 2021 è stato un anno terribile: secondo il Servicio nacional de atención integral a personas adultas privadas de libertad y adolescentes Infractores (Snai), da gennaio sono morte 234 persone detenute.

Disputa per il potere Nelle carceri del paese sono attive varie gang che si disputano il potere e il controllo del traffico di droga, e sono in parte legate ai cartelli messicani. In particolare i Choneros, i Lobos e i Largartos operano in maniera frammentata, agendo per conto di organizzazioni criminali straniere. L’aumento della violenza, come si legge in un’analisi uscita su InsightCrime – un portale specializzato in narcotraffico e criminalità in America Latina – che pubblichiamo questa settimana su Internazionale, è anche una conseguenza del fatto che l’Ecuador negli ultimi anni è diventato il principale corridoio per il traffico di cocaina verso l’Europa e gli Stati Uniti. In ogni caso la guerra tra bande rivali da sola non basta a spiegare l’escalation di omicidi e scontri nelle carceri ecuadoriane, che si trascinano da tempo una serie di problemi strutturali: sovraffollamento, corruzione all’interno degli istituti, carenza di personale e di fondi, per citarne solo alcuni. Se il governo non si decide comincia lavorare a sul serio a una riforma del sistema carcerario, la crisi che vive l’Ecuador non si risolverà facilmente.

Una parente di un detenuto davanti al carcere Litoral di Guayaquil, in Ecuador, 29 settembre 2021 (Angel DeJesus, Ap/Lapresse). 

Attualità

Finanza Il 3 ottobre una nuova inchiesta del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij), chiamata Pandora papers, ha svelato l’opacità delle operazioni condotte da aziende con sede nei paradisi fiscali per centinaia di personalità in tutto il mondo. Più di seicento giornalisti di 117 paesi hanno analizzato dodici milioni di documenti, numeri che restituiscono l’enorme lavoro d’indagine che c’è alle spalle di queste rivelazioni. Tra i latinoamericani, i presidenti Luis Abinader della Repubblica Dominicana, Sebastián Piñera del Cile e Guillermo Lasso dell’Ecuador hanno usato società offshore in paesi come Panamá, Bahamas e Isole Vergini. Ma ci sono anche figure come Mario Vargas Llosa, Shakira e Julio Iglesias. Sul sito di Connectas ci sono approfondimenti e analisi sulle implicazioni che l’inchiesta ha per la regione. Ne parliamo anche nelle pagine di economia di Internazionale questa settimana.

Haiti Le elezioni generali programmate per il 7 novembre sono state rimandate a data da destinarsi dopo che il 27 settembre il primo ministro Ariel Henry ha sciolto il consiglio elettorale nazionale, l’organo incaricato di organizzare lo scrutinio e di assicurare che il voto si svolga senza irregolarità. Henry, che era stato nominato dall’ex presidente Jovenel Moïse due giorni prima di essere ucciso lo scorso 7 luglio a Port-au-Prince, ha detto che “il procedimento per nominare i nuovi rappresentanti del consiglio elettorale comincerà nei prossimi mesi dopo una revisione costituzionale”. Il quotidiano Le Nouvelliste fa notare che Henry – su cui pesa l’accusa di essere coinvolto nell’omicidio di Moïse – è un leader assente: “Da quando è al governo non ha mai tenuto una vera conferenza stampa e non si è mai rivolto alla popolazione. Parla sporadicamente in occasioni specifiche, naviga di giorno in giorno tra intese, insidie e disaccordi”

Diritti In Cile la camera dei deputati ha approvato il 28 settembre un progetto di legge che autorizza l’aborto entro la quattordicesima settimana di gravidanza. Ora la norma dovrà essere votata in senato. Oggi nel paese sudamericano l’aborto è ammesso solo in tre casi: malformazione grave del feto, rischio di vita per la donna e se la gravidanza è il risultato di uno stupro. Negli altri casi l’interruzione di gravidanza è punita con una pena fino a cinque anni di carcere. Sempre il 28 settembre, giornata internazionale dell’aborto sicuro, le donne sono scese in piazza nelle principali città dell’America Latina. A Città del Messico le manifestanti hanno chiesto al governo di autorizzare l’interruzione di gravidanza in tutto il paese, che è legale solo nella capitale e negli stati di Hidalgo, Oaxaca e Veracruz. Nel Salvador, che ha una delle leggi più severe della regione sull’aborto, i collettivi femministi hanno marciato fino al parlamento, a San Salvador, per presentare una proposta di legge che depenalizzi l’interruzione di gravidanza. L’iniziativa porta il nome di Beatriz, una ragazza di 22 anni a cui nel 2013 fu rifiutato un aborto terapeutico nonostante la sua vita fosse in pericolo. Pochi giorni prima della manifestazione, il presidente Bukele aveva ribadito che il suo governo non approverà l’interruzione di gravidanza, il matrimonio tra persone dello stesso sesso né l’eutanasia.

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Brasile Da mesi ormai nel paese si alternano manifestazioni a favore e contro il presidente Jair Bolsonaro. In risposta alla protesta convocata dal leader di estrema destra il 7 settembre, giornata dell’indipendenza del Brasile, il 2 ottobre in molte città del paese ci sono stati cortei contro il governo: i manifestanti chiedevano l’inizio del procedimento di messa in stato d’accusa di Bolsonaro, gridavano slogan a favore della democrazia e pretendevano azioni urgenti per affrontare la pandemia e fermare l’aumento dei prezzi del gas e dei generi alimentari. Alle manifestazioni c’erano vari esponenti della sinistra brasiliana e non solo: in vista delle elezioni presidenziali in programma nell’ottobre del 2022 Lula da Silva, in testa a tutti sondaggi, sta tessendo alleanze, perché il Partito dei lavoratori non è più forte come in passato.
 

  • Di Bolsonaro, della sua politica negazionista e dell’attacco all’informazione portato avanti dal suo governo parla Sieged: the press vs denialism, il documentario di Caio Cavechini presentato al festival di Internazionale a Ferrara nell’ambito della rassegna Mondovisioni, curata da CineAgenzia. Qui il calendario delle proiezioni in alcune città italiane.

Cile Migliaia di persone il 25 settembre hanno protestato nella città costiera di Iquique, nel nord del Cile, contro la presenza di migranti venezuelani. Nella manifestazione si sono ascoltati canti xenofobi e razzisti contro “l’immigrazione illegale” e l’inno nazionale del Cile. Sono stati dati alle fiamme i pochi oggetti personali dei migranti e le tende dove dormivano. Il giorno prima la polizia aveva sgomberato un accampamento in una piazza della città, dove da più di un anno abitavano centinaia di famiglie che sopravvivevano con lavori saltuari e senza la possibilità di raggiungere la capitale Santiago, lontana quasi duemila chilometri. La procura cilena ha ordinato un’indagine per far luce sulle violenze dei manifestanti e vari organismi internazionali, come l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), hanno parlato di “umiliazione inammissibile ai danni di persone migranti particolarmente vulnerabili”. Sono più di cinque milioni i migranti venezuelani nel mondo, secondo i dati dell’Unhcr, in fuga dalla violenza e dalla crisi sociale ed economica che vivono nel loro paese. Ma secondo un rapporto dell’Organizzazione degli stati americani, se la situazione politica del Venezuela non cambia, il numero di rifugiati e migranti venezuelani potrebbe arrivare a 7 milioni alla fine del 2021. Come spiega bene l’episodio del podcast El hilo pubblicato il 1 ottobre, gli eventi di Iquique sono il risultato degli errori del governo cileno nella gestione della crisi migratoria. Le conseguenze di questa crisi si sono viste anche al confine tra Messico e Stati Uniti: infatti la maggior parte degli haitiani accampati a Del Rio, in Texas, venivano dal Cile, dove non ci sono più le condizioni per vivere.

La manifestazione contro i migranti a Iquique, 25 settembre 2021 (Martin Bernetti, Afp).

Letteratura Lo scrittore colombiano Juan Gabriel Vásquez, nato a Bogotá nel 1973, ha vinto il 26 settembre la quarta edizione della Bienal novela Mario Vargas Llosa con Volver la vista atrás (Alfaguara 2020). Il premio è stato assegnato nell’ambito della Fiera del libro di Guadalajara, in Messico. Annunciando il vincitore la presidente della giuria, l’argentina Leila Guerriero, ha spiegato il motivo per cui la decisione è stata presa all’unanimità: “Affrontando la complicata relazione tra padri e figli sullo sfondo delle battaglie politiche e del fanatismo”, ha detto, “il romanzo di Vásquez è costruito con un ammirevole lavoro d’inchiesta. E il risultato è una tela attraverso cui s’intersecano i grandi conflitti del nostro tempo”. Il libro racconta, romanzandola, la vita della famiglia del regista colombiano Sergio Cabrera e l’esperienza totalizzante nei movimenti armati negli anni sessanta. “Questo libro”, ha spiegato l’autore, “è stato scritto con la stessa ossessione di quelli precedenti, cioè con la voglia di raccontare lo spazio in cui la vita intima delle persone si scontra con la forza della storia e della politica”. L’ultimo romanzo pubblicato da Vásquez in Italia è La forma delle rovine (Feltrinelli 2016).

Persone

Daniel Alarcón (John D. e Catherine T., MacArthur Foundation)

Di Daniel Alarcón è capitato di parlare spesso in questa newsletter, citando gli articoli che scrive per il settimanale statunitense The New Yorker – il reportage sull’osservatorio di Arecibo è uscito nel numero dei viaggi di Internazionale – o gli episodi di Radio ambulante, un progetto di giornalismo narrativo in spagnolo per raccontare le storie dell’America Latina da lui ideato e di cui è presentatore e produttore esecutivo. Realizzare un ritratto sonoro della regione partendo dal presupposto che “le barriere culturali e lingustiche sono del tutto fluide”, con storie originali, temi che spaziano dalla salute mentale alla cultura e all’attualità, e narrazioni sempre ben costruite, è stata un’idea di successo: oggi gli episodi sono distribuiti da Npr, la radio pubblica degli Stati Uniti. In poco tempo Radio ambulante è diventata un punto di riferimento di qualità per chiunque s’interessi di questa parte di mondo. Alarcón è peruviano, ma ha costruito tutta la sua vita professionale negli Stati Uniti. “Lavorare in spagnolo negli Stati Uniti equivale a essere invisibile, per questo da tempo avevo rinunciato alla possibilità di ricevere qualsiasi riconoscimento”, ha detto al País. Invece è di qualche giorno fa la notizia che Alarcón è stato selezionato come fellow dalla MacArthur foundation, uno dei riconoscimenti più prestigiosi negli Stati Uniti. Più che un premio, è un investimento sul potenziale della persona. “Il fatto che questo riconoscimento sia assegnato a me, che lavoro in spagnolo negli Stati Uniti, nel momento politico attuale, è doppiamente sorprendente”, continua Alarcón. “È un motivo di orgoglio come latino in questo paese, come figlio di un immigrato che è cresciuto parlando spagnolo in casa”. Qui i suoi libri pubblicati in Italia, entrambi da Einaudi.

Consigli

  • Una storia a fumetti pubblicata sul sito colombiano Voragine e illustrata da Angie Pik. Nel 2019, in un quartiere di Medellín, è nata la prima orchestra filarmonica indigena della Colombia, un progetto culturale che è andato avanti nonostante la pandemia e l’indifferenza delle autorità locali. E che ha cambiato in meglio la vita di cinquanta ragazzi e ragazze. Ma la storia, in realtà, era cominciata negli anni novanta, quando Medellín era la città più violenta della Colombia.
 
  • Cresciuto a Parigi da genitori sudamericani – la madre era venezuelana e il padre cileno – lo scrittore Miguel Bonnefoy, classe 1986, racconta una bella storia di espatriati dalla Francia al Cile alla fine dell’ottocento. Con un seme di vite portato in tasca, i Lansonier cominciano una fruttuosa coltivazione di vino cileno. Il figlio maggiore, Lazare, però torna in Europa a combattere la Prima guerra mondiale e la figlia Margot la sorvola come aviatrice durante la Seconda. Il figlio di lei, Ilario Da, entra nella lotta clandestina contro la dittatura di Augusto Pinochet. Eredità, pubblicato in Italia da 66thA2nd con la traduzione di Francesca Bonomi, è un romanzo attraversato da una piacevole atmosfera d’altri tempi, anche se racconta una storia a tratti tenebrosa sui legami tra Europa e Sudamerica, sui misteri ancora irrisolti della storia cilena, sulla ricerca delle radici e sull’impossibilità di trovarle. È il consiglio di lettura di Alberto Riva, giornalista e scrittore.

Questa settimana su Internazionale

Sul settimanale Un reportage uscito sulla rivista messicana Gatopardo racconta i progetti audiovisivi curati dalle comunità native in Colombia. Negli ultimi anni sono nate scuole e università per combattere l’immagine stereotipata e spesso folcloristica con cui i mezzi d’informazione tradizionali raccontano la vita e la cultura delle popolazioni indigene. E un articolo di InsightCrime ragiona sulla situazione delle carceri in Ecuador e sulle cause comuni ad altri paesi latinoamericani che hanno provocato l’aumento della violenza.

Sul sito Mentre in tutto il mondo milioni di persone vivevano in isolamento durante la prima ondata della pandemia, una comunità indigena ha scelto di spostarsi più in profondità nella foresta amazzonica dell’Ecuador per evitare di essere contagiata dal covid-19. Il video del Guardian. E poi un reportage di Ojo Público su un gruppo di infermieri e volontari che ha camminato per quindici ore su sentieri impervi trasportando un congelatore e i vaccini contro il covid-19. In alcune zone del Perù lo stato è completamente assente.

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