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the moony files #12

Buongiorno, bentornato nella fanzine digitale di Lunetta11.

The moony files è la newsletter dedicata alla nostra arte, ai nostri artisti e al nostro territorio.

 

People from Lunetta - Quando arte e musica tempestano in un corpo solo: da Solomostry a Basquiat

Solomostry, per Linecheck, stage design di Destination Future, Teatro Principe, Milano 2017.
Photo Credit Marilù Parisi

Chi segue il nostro progetto fin dagli inizi saprà sicuramente quanto questo sia sorretto da due anime che si alimentano a vicenda: arte e musica. Il nostro focus primario è ovviamente il mondo artistico contemporaneo ma senza quello musicale forse non saremmo Lunetta11 per come la conoscete. Questo rapporto stretto fra le due forme d’arte è inoltre un leitmotiv importantissimo per diversi artisti nel corso della storia dell’arte, un rapporto a volte simbiotico e indistinguibile, altre più sottile ma ugualmente importante. Basti pensare al nostro Solomostry, per il quale la musica e i locali sono stati il punto di partenza e la principale ispirazione. 

SAMO

Uno degli esempi più calzanti ed evidenti di questa tendenza è l’opera, l’influenza e la figura di Jean-Michel Basquiat. Artista emergente in una New York divisa culturalmente tra gli ultimi respiri riottosi del punk fattosi no wave e la prima grande ondata mainstream dell’hip-hop: Basquait in qualche modo, durante i primi anni ottanta, riuscì ad incarnare entrambe queste anime. Come ha scritto Simon Reynolds nel suo “Post Punk”, “Basquiat rappresentava un elemento di raccordo nella relazione intrecciatasi fra la scena post no wave, il mondo artistico di SoHo e la nascente cultura Hip-Hop del South Bronx.” In questo periodo il giovane Jean-Michel aveva iniziato ad attirare l’attenzione su di se ricoprendo la parte downtown della città con le sue scritte SAMO.

SAMO

Contemporaneamente era un cliente fisso del poliedrico Mudd Club, dove dj set punk e funk convivano assieme ad istallazioni artistiche e un copioso uso di alcol ed eccitanti vari. Nel mentre si dilettava con la musica e nello specifico con un duo chiamato Gray in cui suonava un piccolo sintetizzatore giocattolo tutto rotto assieme all’amico artista Michael Holman. Gruppo che diventò un piccolo culto locale ma di cui oggi ci è rimasta una sola registrazione, un lungo, ossessivo brano dalle atmosfere quasi horror chiamato “Drum Mode”

Gray - Drum Mode

Un pezzo abbastanza inclassificabile, “Basquiat sosteneva di ispirarsi a John Cage e all’idea di una «musica che non sia vera musica. Cercavamo di essere incompleti, abrasivi, di una bellezza stravagante»” ci dice ancora Reynolds. Ma il rapporto diretto con la musica per Basquiat non finisce qui: nel 1983 figura come produttore-arrangiatore in “Beat-Pop”, cult hip-hop d’avanguardia del rapper Rammelzee; oggi uno dei dischi più preziosi e ricercati dai collezionisti hip-hop, con prezzi stratosferici sul mercato. Questa unione di anime, no wave, punk, hip-hop, funk è poi sintetizzata nel video e brano dei Blondie, “Rapture”. Qui Debbie Harry si muove tra una festa artistoide e strade tempestate di graffiti, mentre passa da un melodioso cantato disco-funk a rappare in un modo che oggi ci fa sorridere, ma che per l’epoca era pura avanguardia. Basquait compare nel video come comparsa, nei panni di un dj intento a mettere su un vinile non meglio riconosciuto. Per altro il primo quadro mai venduto da Basquiat, “Cadillac Moon”, fu acquistato proprio quell’anno (il 1981) dalla stessa Debbie Harry.

Debbie Harry e Basquiat durante le riprese del video di "Rapture" dei Blondie
Jean-Michel Basquiat, Cadillac Moon, 1981
La prima opera venduta da Basquiat e acquistata da Debbie Harry per 200$

Al netto di queste connessioni pratiche ed evidenti tra mondo musicale e Basquiat, è impossibile non lasciarsi suggestionare nell’osservare i suoi lavori e sovrapporli ad un certo modo di intendere e ascoltare la musica, trovare una matrice comune, un modus operandi simile. Lo ha evidenziato lui stesso, affermando come “l'arte è il modo in cui decoriamo lo spazio, la musica è il modo in cui decoriamo il tempo” ponendo quindi direttamente le due cose nello stesso spazio fisico, come a comporre l’immagine di un’installazione. I suoi gusti spaziavano dal be-bop di Charlie Parker alle sonate di Beethoven, dal soul di Curtis Mayfield al post punk dei Public Image Ltd. e il suo tratto sembra ricalcare tutto ciò; ha l’imprevedibile sguardo selvaggio del be-bop, l’organizzazione formale della musica classica, la ruvidezza del punk, la dolcezza di un vocalizzo soul

Jean-Michel Basquiat, Self Portrait, 1983

Se ti va ascolta questa playlist del New York Times sul gusto eclettico musicale di Basquiat:

https://open.spotify.com/playlist/4wHN23EoeVFqw7goIEsmkR?si=a3ff56bc057e4b23


 

Local Tips - Letizia Cigliutti, fotografa dalle Langhe al mondo, e ritorno

Per la sezione Local Tips di oggi siamo andati a disturbare un’amica di Lunetta11, la fotografa freelance Letizia Cigliutti. Letizia si è spostata moltissimo negli anni, vivendo molto fuori dal territorio langarolo ma finendo per tornarci più o meno stabilmente. Il suo è quindi un occhio analitico, che sa riconoscere i punti di forza e di debolezza del nostre territorio senza diventare ipercritico ma anche senza lasciarsi traviare eccessivamente dal sentimentalismo. Lavora molto a contatto con l’industria enogastronomica ma anche con la musica, di cui è appassionato e con cui sta iniziando sempre più a comparire nelle pubblicazioni di tutta Italia e estere.

Nu Genea by Letizia Cigliutti 


Com’è stato crescere nelle Langhe e capire che quello che volevi fare era la fotografa?

Sono più stabile qui da quando c’è stato il lockdown, prima ho vissuto un po’ a Firenze, poi Londra, quasi due anni in Svezia, brevemente in Australia… Insomma il territorio in quella fase formativa non l’ho vissuto molto ma ora sto recuperando. 

 

Pensi comunque che soprattutto crescendoci più da piccola abbia modellato il tuo sguardo attraverso la macchinetta?

Sono nata in un posto molto bello ma in cui non c’è o meglio, non c’era, quasi niente, molto anziano. Qualcosa sta nascendo adesso e ora lo apprezzo molto di più, Lunetta11 ovviamente è l’esempio più calzante. Il territorio ha un grandissimo potenziale, è molto ricco, con prodotti importanti, persone di spicco, la vicinanza con Torino e Milano… questa fortuna talvolta ha forse finito per stimolare meno la creatività delle persone, di farle adagiare un po’. 

Piazza Duomo by Letizia Cigliutti

E oggi diresti che si respira un’aria diversa quindi?

Sicuramente sì. La mia è una generazione che ha imparato a vivere anche fuori e soprattutto che ha imparato e sta imparando a vivere attraverso lavori che non sono quelli tradizionali di qui. Quindi adesso siamo come in una fase di organizzazione per fare in modo che sia sostenibile, fattibile. L’importazione di modelli da fuori è fondamentale.

 

Nel periodo in cui sei stata fuori cos’era che ti mancava di più?

Forse banalmente, ma sicuramente la nostra cultura enogastronomica. Ma anche lo scenario paesaggistico che è molto bello. Quando vado in giro e mi capita di vedere altri paesaggi collinari alla fine finisco sempre per pensare che le nostre zone da questo punto di vista sono veramente su un altro livello.

 
Apparat by Letizia Cigliutti

Se dovessi consigliare ad un/a collega un itinerario del territorio per fotografare dove lo manderesti?

Barbaresco, Monforte d’Alba. Castelletto Molina che è poco conosciuto, più verso il Monferrato che è una parte vicina alle langhe ma un po’ più “Bronx” [ndr. ride]. Comunque parliamo principalmente sempre di paesaggi territoriali, perché alla fine i paesini sono piccoli e ti muovi in auto fra le colline. 

 

Hai mai pensato a progetti fotografici specifici da realizzare sul territorio?

Per un periodo ho portato avanti questo progetto su Italy Segreta. L’idea era di legare un artista al suo territorio di origine, e infatti abbiamo fatto una puntata con Francesco. Insomma fare uscire i musicisti esclusivamente dalle sale prove e riprendere invece negli scenari dei loro posti, un modo per conoscerli meglio. 

 
Masseria Moroseta by Letizia Cigliutti

Through the keyhole

I nostri consigli sul mondo dell'arte e non solo, visti dagli occhi di Lunetta11.
 

Consiglio: il podcast 

"Capire l'Arte Contempopranea" di Angela Vettese con Nicolas Ballario.
Il primo podcast del Giornale dell'Arte è una guida in 5 puntate sulla falsa riga del libro di Angela Vettese, per spiegare con facilità un mondo dall'apparenza complicato.

Qui.

 

Consiglio: la mostra

Inaugura stasera alle 17 da Benappi Arte Antica e Moderna la mostra Levia Gravia, in Via Andrea Doria 10 a Torino. 
In collettiva le opere di Paolo Grassino, Domenico Borrelli, Guendalina Urbani, Sacha Turchi, Gisella Chaudry. A cura di Francesca Canfora e Roberto Mastroianni.

Qui tutte le informazioni.

 
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