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20 gennaio 2022

Africana

La newsletter sull’Africa a cura di Francesca Sibani

Una manifestazione a Nairobi contro la discriminazione e le violenze della polizia sui poveri. (Patrick Meinhardt, Afp)

Ricchi sempre più ricchi Il rapporto di Oxfam Inequality kills, pubblicato questa settimana, non lascia scampo. La pandemia ha confermato una tendenza in corso da tempo: i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Come scrive il direttore Giovanni De Mauro nel nuovo numero di Internazionale “in due anni i dieci uomini più ricchi del pianeta hanno più che raddoppiato la loro ricchezza (da 700 a oltre 1.500 miliardi di dollari) e se di colpo perdessero il 99,999 per cento delle loro fortune resterebbero comunque più ricchi del 99 per cento di tutte le persone del pianeta. Nello stesso tempo altri 163 milioni di persone sono finite sotto la soglia di povertà: entro il 2030 le persone che vivono con meno di 5,50 dollari al giorno saranno 3,3 miliardi”. 

La situazione è particolarmente dura per l’Africa, dove si concentra la maggior parte dei poveri del mondo. Lo raccontava anche il filosofo Kwame Anthony Appiah nel numero 1443 di Internazionale, in un articolo sulla “pandemia ombra” o l’“altra pandemia” del sud del mondo, nel quale rifletteva sugli effetti economici e sociali delle misure prese per arginare la diffusione del covid-19. Lockdown, coprifuoco e chiusure varie hanno spinto milioni di persone nella povertà estrema, cioè a vivere con un reddito inferiore a 1,9 dollari al giorno.

Nonostante le difficoltà, anche in Africa c’è chi si è arricchito lo stesso. Come scrive Jeune Afrique, “i miliardari africani non hanno vissuto la crisi. Mentre le economie mondiali sono state gravemente colpite dalla pandemia, le fortune accumulate dai primi dieci miliardari africani sono cresciute, raggiungendo i 60,7 miliardi di dollari. Nel 2019 erano 51,9 miliardi”. In testa a tutti c’è Aliko Dangote, l’imprenditore nigeriano del cemento. Lui e altri due connazionali hanno visto i loro capitali aumentare di 6,9 miliardi di dollari nel periodo della pandemia, mentre la maggioranza dei nigeriani si è impoverita. Nel paese, scrive il Daily Trust, non c’è una tassazione progressiva del reddito. Ai primi posti della classifica africana di Forbes ci sono anche il miliardario egiziano Nassef Sawiris e due sudafricani bianchi: Nicky Oppenheimer (dei diamanti De Beers) e Johann Rupert, della Richemont (gioielli, prodotti di lusso). Mentre in Kenya, fa notare il quotidiano locale The Standard, due persone – Sameer Naushad Merali e Bhimji Depar Shah – controllano una ricchezza pari a quella di 16,5 milioni di keniani.

La piazza resiste in Sudan Dalla fine di ottobre la repressione violenta delle proteste contro il golpe dello scorso 25 ottobre ha causato almeno 71 morti. Sette persone sono state uccise dalle forze di sicurezza il 17 gennaio mentre partecipavano a una manifestazione a Khartoum. Il giorno dopo i negozianti della capitale hanno chiuso i negozi in una campagna di disobbedienza civile. Dopo il fallimento dell’accordo con l’ex premier Abdallah Hamdok, che all’inizio di gennaio ha rinunciato a guidare il governo, i generali non sembrano avere degli obiettivi chiari, scrivono i giornalisti del collettivo sudanese Ayin su The Continent. Per compensare la sospensione degli aiuti internazionali (il paese ha perso circa quattro miliardi di dollari), la giunta ha aumentato il prezzo dell’elettricità, facendo salire il costo della produzione industriale di una percentuale compresa tra il 30 e il 50 per cento.

Informazione sotto attacco Venerdì scorso, 14 gennaio, a Tunisi le manifestazioni erano vietate, ufficialmente per la crisi sanitaria. Tuttavia centinaia di persone sono riuscite a convergere sull’avenue Bourguiba nell’anniversario della rivoluzione dei gelsomini per protestare contro il presidente Kais Saied. Le forze dell’ordine hanno disperso i manifestanti con la violenza. Alcuni giornalisti sono stati picchiati duramente. Tra loro c’era anche Mathieu Galtier, corrispondente del quotidiano francese Libération, di Radio France International e di Jeune Afrique.

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E poi:

  • Somalia Almeno quattro persone sono rimaste uccise e altre dieci ferite il 18 gennaio a Mogadiscio in un attentato suicida in un locale pubblico nei pressi di una base militare. L’attacco è stato rivendicato da Al Shabaab. In un precedente attentato, il 16 gennaio, era rimasto ferito un portavoce del governo.
  • Mali Il 16 gennaio è morto l’ex presidente maliano Ibrahim Boubacar Keita, noto come Ibk. Aveva 76 anni. Ha guidato il paese dal 2013 al 2020, quando è stato rovesciato da un colpo di stato condotto dal colonnello Assimi Goita. L’anno dopo Goita ha organizzato un colpo di stato anche contro il successore di Ibk, Bah N’Daw.
  • Madagascar Il 18 gennaio almeno dieci persone sono morte nelle alluvioni causate dalle forti piogge che hanno colpito la capitale Antananarivo. Più di cinquecento persone sono rimaste senza casa.
  • Repubblica Democratica del Congo Quindici persone sono state uccise il 16 gennaio in due attacchi attribuiti alla milizia Codeco nella provincia dell’Ituri (est). Il 19 gennaio la polizia congolese ha arrestato sei persone sospettate di aver ucciso, nel febbraio scorso a Goma, l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo. Secondo gli inquirenti congolesi i sei farebbero parte di una banda, il cui capo è latitante, che  voleva rapire l’ambasciatore per chiedere un forte riscatto.
  • Algeria Il governo ha deciso il 20 gennaio di chiudere le scuole per 10 giorni di fronte a un aumento dei contagi da covid-19 dovuti alla variante omicron.
  • Sudafrica L’imprenditore Patrick Soon-Shiong ha inaugurato il 19 gennaio un impianto di produzione di vaccini a Città del Capo. La fabbrica dovrebbe arrivare entro il 2025 a produrre un miliardo di dosi all’anno, a cominciare dai preparati anticovid. In un recente numero di Internazionale avevamo parlato di un laboratorio in Sudafrica dove si studiano i vaccini a mRna come quello della Pfizer e si cerca di replicarli. Questi sforzi non servirebbero se si sospendessero i brevetti.

Focus

Un leone del parco Kruger, Sudafrica, 2019. (Wolfgang Kaehler, LightRocket/Getty Images)

Il covid dei grandi felini Di solito si parla e ci s’interroga su come il virus Sars-cov-2 sia passato dagli animali agli esseri umani. Meno frequentemente si indaga sul percorso inverso, cioè dalle persone agli animali. Bloomberg ha dato notizia di un recente studio dell’università di Pretoria lanciato dopo la scoperta nel 2021 che tre leoni di uno zoo privato in Sudafrica erano risultati positivi al covid-19. Avevano i tradizionali sintomi della malattia: difficoltà respiratorie, naso che cola, tosse e, in un caso, polmonite. Dai test effettuati i grandi felini erano rimasti positivi fino a sette settimane dopo il contagio – probabilmente causato da lavoratori del parco asintomatici –, un dato che suggerisce che gli animali potrebbero contrarre una forma più grave della malattia. L’anno prima anche due puma si erano ammalati e presentavano diarrea, secrezioni nasali e inappetenza. Il timore degli scienziati è che il virus, se trasmesso dagli umani agli animali, possa mutare e tornare a infettare le persone.

Consigli

  • Avevamo già parlato dell’opera in sette volumi Sub-saharan architecture. Il giornalista del Guardian, Oliver Wainwright, la usa come guida per andare a scoprire alcuni gioielli nascosti di Dakar, la capitale senegalese. Il primo è la Fiera internazionale, progettata nel 1974 dagli architetti francesi Jean Francois Lamoureux e Jean-Louis Marin, e caratterizzata da una moltitudine di edifici e strutture di forma triangolare. Il progetto, spiega Wainwright, rispondeva ai dettami del “parallelismo asimmetrico” – che si esplicitava come “la ripetizione diversificata di un ritmo nel tempo e nello spazio” – secondo la concezione enunciata dall’allora presidente Léopold Sédar Senghor, che voleva una nuova estetica per il Senegal indipendente. 

  • Bookrising è un podcast del collettivo letterario Radical books collective, che unisce siti specializzati, librerie, case editrici e scrittori per promuovere “letture radicali”. Nell’ultimo episodio del podcast, l’autrice zimbabweana Tsitsi Dangaremgba conversa con la studiosa Bhakti Shringarpure sui rapporti tra politica e letteratura, mentre in quello precedente la scrittrice sudanese Leila Aboulela parla di come si scrive della vita dei musulmani.

  • Dallo scorso 26 dicembre su Netflix è disponibile La ragazza dalla felpa gialla, del regista ugandese Loukman Ali. È un thriller poliziesco, con tanto di rapimenti e serial killer. Nonostante la scarsità di fondi e mezzi a disposizione del regista, è un film che a suo modo funziona. The Continent racconta le tante difficoltà incontrate da Ali: dal crowdfunding che gli ha permesso di racimolare i primi ottomila dollari, ai commenti sprezzanti del ministro di turno, all’arrivo del lockdown proprio al momento dell’uscita in sala. Oggi il film è riuscito ad arrivare su Netflix, e per un giovane regista ugandese non è un risultato da poco.

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