Copy

Ciao!
Questa Newsletter si chiama Trame Disperse e io sono Emanuela.


PERCHÉ TRAME DISPERSE?

Mi pongo troppe domande e, spesso, non trovo risposte che mi soddisfino. Scrivere mi aiuta a vedere le cose con disatcco e a ragionare meglio.
Pertanto, in questa Newsletter troverai perlopiù pensieri sparsi legati al momento.
Trame che rimangono sospese e si disperdono così come sono arrivate.

 
Se sei curioso di sapere di cosa abbiamo parlato nelle trame precedenti, puoi leggerle qui

Se preferisci,puoi leggere questa mail nel browser
“Ci salvano gli altri, sempre. Gli altri, quelli a cui non pensiamo, quelli che non andiamo a cercare. Quando stiamo per perderci, per esaurire le forze, loro arrivano e ci riportano al mondo.”
- Carlo Petrini - Introduzione a "Ti ho vista che ridevi"

Ciao, <<Nome>>

Sono stata tentata di saltare il nostro appuntamento, questo mese, ma non perché non avessi nulla da scrivere, quanto perché nella mia testa nell’ultimo periodo si affollano pensieri legati ad emozioni contrastanti: passo velocemente dalla rabbia, alla rassegnazione, a slanci di fiducia fino a ripiombare nella confusione più totale.
 
Non è un periodo facile. Non lo è da due anni ormai, ma questa botta finale del precipitare degli eventi, con i nuovi contagi capillari e tutto ciò che ne è conseguito, è stato davvero un colpo basso per la nostra già provata psiche.
 
Non so se sia il caso di dire che il peggio sia passato, nonostante la narrazione stia cambiando giorno dopo giorno e qualche barlume di ottimismo sembra essersi affacciato, all’alba dei due anni esatti, sull’uscio delle nostre speranze. Quello che è certo è che, in un modo o nell’altro, qualcosa dovrà necessariamente diventare altro, ci dovrà essere per forza uno spiraglio che inizi ad illuminare la strada che guarda più in là.
E il buio, per me, non è solo il Covid in sé, ma il modo con cui questi due anni sono stati affrontati e tutto quello che ne è conseguito e che, ahimè, continua a conseguirne e che non sarà così facile da smaltire.
 
Il nuovo decreto, uscito in questi giorni e che di prettamente sanitario ormai non ha più nulla, si porta dietro una nuova consuetudine, che si sta facendo sempre più spazio e che ha a vedere esclusivamente con delle scelte politiche, meschine e discriminatorie, a mio avviso molto più pericolose di qualunque virus. Puntare adesso il tutto per tutto sui bambini, mettendo regole discriminatorie anche su di loro, all’alba della fine della pandemia – detto ormai a voci unificate -, lo trovo alquanto rivoltante.
Rivoltante e pericoloso.
 
Una prospettiva, questa, che di fiducia me ne fa avere poca, ma mi spinge a conservare la speranza che tutta questa storia possa portare alla fine di un’era politica, meschina, vuota, inutile e indifferente ai bisogni veri delle persone. E poi, la speranza che tolta finalmente la mascherina, non ci rimanga sul viso, e sull’anima, una maschera ben più grande pur se meno visibile: la maschera dell’odio, della titubanza verso l’altro, delle relazioni che guardano alle etichette prima che alle persone.

 
   «Odio gli indifferenti. (…) Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti (…).
L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti.
»  


Antonio Gramsci
Perché gli uomini smettono di essere buoni
Solo quando si sentono soli
Quando perdono di vista la luce
Che sta in tutte le cose

Nella pioggia e nel sole
Nella terra e nel fiore
E persino nel filo che unisce
Lo sguardo dell'uomo che uccide
E dell'uomo che muore...
 
COSE BELLE CHE HO VISTO/ LETTO/ SCRITTO/ ASCOLTATO NEL MESE DI GENNAIO.
Il mese di Gennaio per me è da sempre il mese delle letture dedicate al giorno della memoria. Quest’anno mi sentivo già abbastanza provata da tutta la situazione per affrontare nuove letture, ma non ho potuto fare a meno di prendere in mano alcune cose già lette perché la frase, "per non dimenticare", trita e ritrita, che molti si cuciono sulla bocca senza, evidentemente, capirne il senso, acquisisce sempre più importanza e sempre più significato.

Il giorno della memoria ha una funzione essenziale, importantissima, che ha a che fare con la necessità di ricordare, e quindi “non dimenticare”, quanto sia facile ricadere sempre nelle stesse fragilità dettate dalla mancanza di valori, di quella dimensione umana che ci permetta di fermarci senza andare oltre, che ci dia la possibilità di guardare all’altro senza rabbia, senza indifferenza.
HO LETTO:
Tra le cose che ho riletto, vale la pena ricordare La banalità del male, di Hannah Arendt, di cui ho scorso qualche pagina, alcune illuminanti in passi come questo:
 
 “È (…) mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie.
È una sfida al pensiero, come ho scritto, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s'interessa al male viene frustrato, perché non c'è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale.”

 
Vedere l’odio tra le persone, che dilaga e che si fa sempre più preponderante, è la cosa che più di ogni altra mi rende pessimista e mi offusca lo sguardo sul futuro. Un futuro di cui faccio fatica a vedere forma e dimensione, specie quella che sa andare in profondità e che, come dice Hannah Arendt, possa continuare ad essere radicale e non superficiale e banale.
 
E poi, Liliana Segre, La memoria rende liberi, di cui l'anno scorso avevo fotografato e salvato in una stories di Instagram questa pagina.



HO VISTO:


Su Sky arte, ho visto un documentario su Giorgio Strehler, uscito a Novembre per i 100 anni dalla nascita.

Di solito, in questi periodi di grande "pessimismo" provo sempre a cercarmi spazi in cui trovare un sospiro di sollievo: esempi presenti o passati che possano suggerire azioni o speranza.
 
Uno di questi è certamente l’esempio di Giorgio Streheler e del suo “Piccolo teatro”.
Oltre ad essere un esempio di impegno culturale, di quelli che oggi si fa fatica a trovarne, Streheler è stato un riferimento molto ambito per me, quando credevo ancora nei sogni e quello di studiare e fare teatro al Piccolo era uno dei miei più grandi.
 
Un impegno, il suo, che si può riassumere tutto in ciò che dice durante un'intervista in cui dice che la fondazione del Piccolo non è «solo un gesto teatrale», ma diventa un importante gesto politico fatto per indicare «agli altri e a noi un nuovo modo di concepire il rapporto tra gli uomini e affrontare insieme agli altri uomini la realtà».


HO ASCOLTATO:

Una bellissima puntata di Uomini e profeti, su Thich Nhat Hanh, dolcissimo maestro zen scomparso di recente, con un bellissimo intervento di Chandra Livia Candiani.


STO LEGGENDO:

Ti spiego il dato – di Donata Columbro

Non sono mai stata avvezza ai numeri o ai grafici, ma questo momento storico che abbiamo vissuto sulla nostra pelle ci ha raccontato, tra le altre cose, quanto i dati e le verità che questi possono raccontarci siano diventati ormai elementi imprescindibili.
 
A maggior ragione, per garantirci il diritto di avere una informazione corretta e non parziale,  o semplicemente veicolata da certi dati parziali, vale la pena iniziare a capirci qualcosa.
Sono partita da questo libro perché per iniziare è l’ideale: semplice, divulgativo, con molti esempi che possono aiutare ad entrare nel vasto, vastissimo, mondo dei dati.


HO SCRITTO:

Un articolo su Vincenzo Consolo sul mio blog.
Qui puoi trovare le motivazioni e il link all'articolo
Grazie per avermi letta fin qui.
Se questa mia breve riflessione è stata di ispirazione per te, puoi dirmi la tua rispondendo a questa e-mail.
Altrimenti, ci sentiamo tra un mese!

Un abbraccio
Manu 
Facebook
Link
Website
Email
LinkedIn
Copyright © 2022 Trame Disperse, All rights reserved.