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L'ONU, l'ambiente come diritto umano e le "zone sacrificate"


L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sul diritto ad un ambiente sano, pulito e sostenibile come diritto umano, a cura dei Relatori speciali David Boyd e Marcos Orellana, pubblicato lo scorso 15 febbraio è molto chiaro: in tutto il pianeta esistono delle “zone di sacrificio” lasciate all’inquinamento industriale e chimico. Una di esse è Taranto.

"La perdurante esistenza di “zone di sacrificio” è una macchia sulla coscienza collettiva dell'umanità. Spesso create dalla collusione di Governi e imprese, le zone sacrificate sono l'opposto diametrale dello sviluppo sostenibile, danneggiando gli interessi delle generazioni presenti e future. Le persone che abitano le zone di sacrificio sono sfruttate, traumatizzate e stigmatizzate. Sono trattate come usa e getta, le loro voci ignorate, la loro presenza esclusa dai processi decisionali e la loro dignità e diritti umani calpestati. Le zone di sacrificio esistono negli Stati ricchi e poveri, nel nord e nel sud”. (Rapporto ONU, 15 febbraio 2022)

C’è chi lo chiama capitalismo, chi ‘razzismo ambientale’ e chi, semplicemente, vergogna.

Le conclusioni a cui è arrivato il rapporto ONU sono le stesse che da anni vengono denunciate dalla popolazione, dagli ambientalisti e dagli stessi enti di controllo come Arpa, consapevoli di quanto lo Stato italiano non sia mai riuscito a preservare i propri cittadini dal forte inquinamento e dalle sostanze pericolose, nella città pugliese come in diversi siti contaminati. 

Non solo i governi che si sono succeduti si siano troppe volte prodigati nel tutelare l’Ilva, più che l’ambiente circostante:con il varo dei decreti Salva-Ilva, il mancato rispetto della sentenza CEDU e, successivamente, l’ingresso a suon di milioni di euro nella gestione dello stabilimento. La ricostruzione la trovate nel dettaglio sul nostro sito. 

E allora, ben venga sì la modifica all’articolo 9 della Costituzione, atto a “tutelare l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi nell’interesse delle future generazioni”. E quella dell’articolo 41 che ci ricorda come l’iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all'ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. 
Figuriamoci quella gestita dallo stesso Stato italiano. 


Rosy Battaglia
Nicola Petrilli
per Cittadini Reattivi APS
 

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