“Believe me when I say to you
I hope the Russians love their children too” Sting (2022)
La guerra sta colpendo anche la scuola italiana. Le notizie e le drammatiche immagini che popolano quotidianamente i canali d’informazione ci raccontano un mondo che da un momento all’altro potrebbe drasticamente cambiare. O forse è già cambiato. I volti delle donne e dei bambini del popolo ucraino, le file ai treni, le notti nelle metropolitane e i morti distesi sulle strade scandiscono le nostre giornate e minano le nostre illusorie certezze. Il tema della guerra è molto presente durante le ore di lezione. I ragazzi chiedono ai docenti ragione di un conflitto che sentono ingiusto e che segue una pandemia non ancora superata. Perché? È la domanda più ricorrente. La stessa domanda che abbiamo noi docenti. I momenti di silenzio, la lettura ad alta voce dell’articolo 11 della Costituzione, le raccolte di farmaci e indumenti, sono piccoli gesti in un universo di bisogni. Anche il ministro Bianchi si sta muovendo per accogliere i tanti profughi in età scolare. “La scuola italiana è pronta ad accogliere bambini e ragazzi ucraini – dice il ministro Bianchi – stiamo predisponendo indicazioni e risorse per sostenere le comunità scolastiche in questo impegno. Ogni bambino e ragazzo in fuga dalla guerra dovrà essere accolto con il sostegno necessario e proseguire il proprio percorso educativo e formativo”.
(Foto Ansa)
La classe non è acqua vuole raccontare il conflitto in Ucraina facendolo attraverso gli studenti delle scuole italiane. La guerra raccontata dai nostri studenti non è un concorso ma un momento di riflessione e condivisione. Chiunque voglia può inviarci a questo indirizzo disegni, temi, testi poetici o elaborati di qualsiasi tipo che descrivano i sentimenti, le domande, le paure dei nostri bambini e ragazzi. Li raccoglieremo tutti dandone spazio il più possibile sulla nostra newsletter.
(Foto LaPresse)
Dal mondo
La storia degli studenti che dall’Africa e dall’India hanno scelto le Università Ucraine [BBC]
Gli studenti ucraini a Parigi e il dramma di vedere (a distanza) la loro terra in guerra [Le Figaro]
È necessario spiegare in maniera adeguata la guerra ai bambini. Censurare non serve a nulla [Le Monde]
I professori francesi provano a rispondere alle domande degli alunni sulla guerra [Libération]
La Arlington Public School ha sospeso un supplente che di fronte ai suoi alunni si è dichiarato favorevole all’invasione Russa dell’Ucraina [The Washington Post]
I rifugiati ucraini potrebbero avere difficoltà a trovare posto nelle scuole inglesi [The Guardian]
Molti studenti ucraini che stanno scappando dal loro Paese non vorranno mai più rientrare [Aljazeera]
Dall’Italia
Un’intervista a due professori dell’Università di Leopoli [Vita]
Gli studenti ucraini in Erasmus che per ora restano in Italia [Il Sole 24 ore]
Gli studenti ucraini in Erasmus che tornano a combattere [QN]
Nei Bunker di Kiev i bambini cantano “Let it Go” [Corriere+]
A Zaporizhjia le scuole sono diventate dei bunker [La Stampa+]
Un padre tenta di spiegare la guerra alla figlia [Il Post]
A Palermo la catena degli aiuti è partita dalla scuola [Repubblica]
Il sindaco di Crevalcore (BO) è andato a prendere i figli di una concittadina con il pulmino a Kiev [Repubblica]
Dal Foglio
Paolo Nori approva la scelta di Babel di rendere gratuito lo studio del russo sull’App
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