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Sarei ipocrita se dicessi che non l’ho mai festeggiata e ancor più se dicessi che non l’ho mai proposta sperando di vendere qualche cupcakes in più. Senza raccontarci tante favole, il mio bilancio familiare dipende da quei cupcakes in più, esattamente come per chi ha un negozio di fiori, di creme, di gioielli. 
Negli ultimi due anni la pandemia e il calendario mi erano venuti un po’ in aiuto e mi avevano tolta dall’imbarazzo, potevo rimanere in silenzio. Quest’anno invece stare in silenzio non mi basta più, e ho meno paura di dire cosa penso. 
É sicuramente stanchezza, frustrazione, senso di impotenza. Parte del mio lavoro è trovare un modo dolce per raccontare anche le situazioni un po’ meno felici, e questa newsletter potrebbe sorprenderti un po’, o anche infastidirti. 
Cercherò di mantenermi pacata, perché non diventi uno sfogo personale ma sia invece un momento di riflessione, e mi farà piacere se vorrai rispondermi e darmi il tuo punto di vista. 

 

Quando nel 2017 ho aperto Butter Days agli occhi di molti ero una ragazzina che giocava con il Dolce Forno. Avevo costantemente questa sensazione, e non mi ha del tutto abbandonata. Sono più forte, sono più credibile, in banca mi hanno concesso un finanziamento. Ma se faccio una domanda ad un tecnico, non sempre ottengo una risposta. Se devo andare dal meccanico a dire che ho notato in garage delle chiazze, che l’auto perde del liquido e lui mi chiede di che colore è e mio malgrado devo rispondere “rosa” (è una storia vera), la presenza del mio compagno aiuta ad essere presa sul serio. 
Ogni volta che devo dire “non posso arrivare alle 8, arrivo alle 9 perché prima devo portare i bambini a scuola” una parte di me si sente piccola e messa all’angolo. Mi sembra di dover lottare ogni giorno, contro i mulini a vento, per infinite cose che anche solo elencare mi sfinisce. 
Eppure sono una privilegiata, i talebani non hanno preso il controllo del mio paese costringendo le donne a smettere di fare qualunque attività, non sto scappando dai bombardamenti russi lasciandomi alle spalle tutto ciò che avevo costruito, non devo attraversare confini di nascosto per sopravvivere. 
La sensazione che le nostre vite stiano progressivamente peggiorando è universale e coinvolge uomini e donne. La vita di una donna però ha un modo tutto suo di poter peggiorare
 
La giornata internazionale della donna non è una festa. È una giornata che ha lo scopo di ricordarci quanta strada ancora c’è da fare, che molta strada è stata fatta ma non è sufficiente e non è stata fatta ovunque. 
Non si festeggia, si celebra. Magari un giorno si festeggerà, e allora ci saranno anche cupcakes da condividere, regalare. Promesso. Nel frattempo, io lotto. 


Ti voglio comunque salutare condividendo alcune iniziative per dare un senso a questa giornata
Quest’anno i musei statali sono gratuiti per tutte le donne martedì 8 marzo. Io credo nella bellezza, e credo che l’Arte educhi alla sensibilità. Tra tutte le iniziative di cui ho letto trovo che questa sia la più apprezzabile, trovi qualche informazione qui.
Le artiste esposte nei grandi musei sono poche perché sono una minoranza, ma non si tratta di essere femministe a tutti i costi. Si tratta in questo caso di apprezzare che viviamo in un Paese in cui possiamo uscire di casa da sole, guidare o prendere un mezzo pubblico, entrare in un museo e girovagare senza doverne rendere conto a nessuno

La seconda iniziativa che mi sento di proporti è la possibilità di aiutare concretamente altre donne.
Fondazione Pangea Onlus si occupa tra vari progetti anche di donne afgane. I loro racconti e le storie delle donne che stavano salvando dopo la presa di Kabul, in agosto mi hanno aiutata a non cadere nella disperazione. Ora gli occhi non sono più puntati sull’Afghanistan ma loro continuano ad aiutare, si può contribuire qui. Se al posto di questa newsletter avessi scelto di fare una vendita speciale di cupcakes (una formula che non condivido del tutto), sicuramente è loro che avrei scelto di aiutare. 
É vero anche che al momento i nostri occhi sono tristemente puntati sull’Ucraina, e ci sentiamo impotenti ma qualcosa si può fare, ti lascio una lista di suggerimenti qui
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