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29 settembre 2022

Africana

La newsletter sull’Africa a cura di Francesca Sibani

Scaffali vuoti in un supermercato di Ariana, vicino a Tunisi, 9 settembre 2022. (Chedly Ben Ibrahim, NurPhoto/Getty Images)

La crisi sociale s’intensifica in Tunisia Per i cittadini le condizioni di vita sono diventate “soffocanti”, scrive il quotidiano governativo La Presse. Nel paese c’è penuria di generi alimentari di uso quotidiano come lo zucchero, l’acqua imbottigliata e la farina. E con un’inflazione che ha raggiunto l’8,6 per cento, riporta il settimanale Réalités, le famiglie non riescono ad arrivare a fine mese. Tuttavia non sembra che il presidente Kais Saied, che dal luglio 2021 gode di ampissimi poteri, si renda conto della gravità della situazione (sui social network è stata pubblicata una nota spese del palazzo presidenziale di Cartagine che ha fatto indignare molti utenti). Nei quartieri periferici di Tunisi e nelle città del centro del paese vanno avanti da settimane le proteste notturne, i cui partecipanti rivendicano una maggiore giustizia sociale e brandiscono filoni di pane chiedendo: “Lavoro, libertà e dignità”. Il 24 settembre, a Mornag, nella periferia di Tunisi, un giovane di 25 anni si è suicidato dopo che la polizia municipale aveva confiscato la bilancia elettronica che usava per vendere la frutta, senza autorizzazione, vicino al mercato. La sua storia ricorda molto quella di Mohamed Bouazizi, che il 17 dicembre 2010 a Sidi Bouzid si diede fuoco in segno di protesta, accendendo la miccia della rivoluzione dei gelsomini.

Il diritto all’aborto in Marocco La morte di Meriem, una quattordicenne vittima di violenze sessuali, a causa di un aborto clandestino ha suscitato un’ondata d’indignazione nel paese. La ragazza è deceduta a Midelt, nel centro del paese, la notte tra il 6 e il 7 settembre. Il 20 settembre il collettivo femminista Hors-la-loi ha organizzato una giornata di lutto sui social network per rilanciare il dibattito sulla legalizzazione dell’interruzione di gravidanza (consentita solo in caso di pericolo per la salute della donna). Il 28 settembre sono state organizzate altre manifestazioni in occasione della giornata mondiale per l’aborto libero e sicuro.  Secondo il ginecologo marocchino Chafik Chraibi, fondatore dell’Associazione marocchina per la lotta contro l’aborto clandestino (Amlac), ogni giorno del paese si praticano tra le 600 e le 800 interruzioni di gravidanza non sicure.

  • Nel 2019 il dibattito sul diritto all’aborto era stato sollevato dal caso di Hajar Raissouni, una giornalista condannata a un anno di carcere per aver fatto sesso fuori dal matrimonio e per essere ricorsa illegalmente all’aborto. Raissouni è stata poi graziata dal re Mohammed VI. Nel 2016 il sovrano aveva annunciato una riforma per concedere diritti più ampi alle donne, ma a oggi è ancora ferma. 

La Guinea vuole la verità L’ex dittatore guineano Moussa Dadis Camara è tornato nel paese il 26 settembre ed è stato messo in detenzione provvisoria perché dovrà rispondere delle sue responsabilità nel massacro del 28 settembre 2009 in uno stadio di Conakry, in cui morirono 156 persone. Il processo, cominciato il 28 settembre e che vede imputate altre dieci persone, sarà “altamente simbolico”, scrive Boubacar Sanso Barry su Le Djely. Tredici anni fa i partiti e le organizzazioni della società civile – contrari all’idea che Camara, leader della giunta militare, si candidasse alle presidenziali – avevano organizzato una grande manifestazione di protesta allo stadio. Ma agenti in uniforme fecero irruzione e aprirono il fuoco contro i presenti. Presero anche delle donne, che violentarono sotto gli occhi di tutti. Per tutto il processo, conclude Sanso Barry, il paese rivivrà “un trauma collettivo, nella speranza che le vittime ottengano quella verità che reclamano da tempo”.

  • La Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cédéao) ha deciso di imporre sanzioni “graduali” contro alcuni esponenti della giunta militare guineana guidata da Mamadi Doumbouya. I golpisti guineani avevano promesso di collaborare con la Cédéao organizzando una transizione rapida verso la democrazia. Ma non hanno tenuto fede alla promessa e le elezioni sono previste fra almeno tre anni. 

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In breve:

  • Burkina Faso Almeno undici soldati sono morti in un attacco jihadista vicino a Gaskindé, contro un convoglio formato da 150 veicoli che trasportavano generi alimentari nel nord del paese. Cinquanta civili risultano dispersi.
  • Camerun Il movimento separatista che ha proclamato la nascita della “repubblica dell’Ambazonia” nelle regioni a maggioranza anglofona del paese ha scelto il 10 settembre un nuovo presidente: Chris Anu, a lungo portavoce dell’organizzazione.
  • Nigeria Il 28 settembre si è aperta ufficialmente la campagna elettorale per le elezioni presidenziali keniane, previste il 25 febbraio 2023. I candidati sono in tutto diciotto. I due sfidanti principali sono Atiku Abubakar, del Peoples democratic party (Pdp) e Bola Ahmed Tinubu, del partito al potere, All progressives congress (Apc). 
  • Senegal Il 26 settembre 2022 è stato il ventesimo anniversario del naufragio del Joola, uno dei peggiori disastri marittimi della storia. Nel 2002 un traghetto partito da Ziguinchor, il capoluogo della regione della Casamance (sud), si rovesciò al largo delle coste gambiane. Secondo il bilancio ufficiale annegarono in 1.836, ma le associazioni dei familiari delle vittime parlano di più di duemila morti. Si salvarono in 64. L’imbarcazione poteva accogliere 580 passeggeri.
  • Sport Il corridore keniano Eliud Kipchoge ha battuto il 25 settembre a Berlino il record del mondo nella maratona, di cui lui stesso era detentore. Il nuovo record è due ore, un minuto e nove secondi. 
  • Sport/2 Il 27 settembre ai mondiali femminili di pallavolo, in corso nei Paesi Bassi (organizzati insieme alla Polonia), la nazionale keniana ha ottenuto la prima vittoria del torneo, contro un’altra squadra africana: il Camerun.
  • Uganda Il 27 settembre il bilancio delle vittime dell’epidemia di ebola dichiarata il 20 settembre ha raggiunto i 23 morti, mentre i possibili contagi sono saliti a 36.

Focus

Una manifestazione a Bamako, in Mali, il 9 febbraio 2022. (Florent Vergnes, Afp)

Svelato il mistero della Wagner Parlare del gruppo Wagner in Mali non è facile, racconta l’umorista franco-burkinabé Damien Glez su Jeune Afrique. Finora la giunta al potere a Bamako, diretta dal colonnello Assimi Goita, si è  limitata a riconoscere la presenza di “istruttori” russi nel paese, non di mercenari. Semmai sono chiamati con il termine fluido di “ausiliari russi”. Anche se, ricorda Glez, lo scorso febbraio erano stati accolti al loro arrivo nel paese africano da manifestanti che brandivano cartelli con scritto “Grazie Wagner” (nella foto). Ora a svelare il mistero è stato Evgenij Prigožin, l’imprenditore russo vicino al presidente Vladimir Putin, a cui era attribuita la paternità dell’impresa, ma che finora aveva smentito ogni collegamento. Invece, in una dichiarazione pubblicata sul sito della sua azienda di catering, Prigožin racconta “di aver pulito vecchie armi, selezionato i giubbetti antiproiettile e contattato gli specialisti”, che l’avrebbero aiutato a mettere in piedi un battaglione da inviare a sostegno dei separatisti filorussi in Ucraina. La compagnia militare privata russa oggi è accusata di violazioni dei diritti umani in Ucraina, Libia, Siria, Repubblica Centrafricana, Sudan e Mozambico. L’ammissione è sorprendente, scrive il Guardian, perché Prigožin aveva fatto causa ad alcuni mezzi d’informazione russi e occidentali che avevano scritto dei suoi legami con la Wagner.

Segnalazioni

  • Gridiamolo forte! Questo fine settimana saremo a Ferrara per il festival internazionale di giornalismo organizzato dal nostro settimanale. Parleremo di Africa nell’incontro Gridalo forte, in programma il 1 ottobre alle 14 al cinema Apollo, dedicato agli autori e attivisti per i diritti lgbt+ che sfidano i tabù sul genere nelle società africane (organizzato in collaborazione con il Cospe). Vi ho già parlato di Stella Nyanzi e di Selly Thiam nelle ultime edizioni. A completare il parterre c’è Sam Ndlovu, un attivista trans nato a Bulawayo, nello Zimbabwe. Non solo è un poeta e un artista hip hop conosciuto in tutto il paese, è anche direttore esecutivo del Treat (Trans research education advocacy and training) e vicepresidente del Southern african trans forum, un’organizzazione che lotta contro le ingiustizie e le discriminazioni subite dalle persone trans e di genere non binario in vari paesi dell’Africa australe.

  • Per chi si trova a Roma, invece, segnalo la presentazione alla libreria Zalib, il 2 ottobre alle 18.30, dell’opera di Koleka Putuma, artista teatrale, scrittrice, poeta e attivista sudafricana. Il suo debutto, Collective Amnesia (2017), è diventato il primo best-seller in versi del Sudafrica, ed è lettura in programma nelle scuole secondarie e università. Putuma ha fondato Manyano Media, una compagnia creativa multidisciplinare dedicata alla promozione di voci e forme artistiche di donne queer nere, e di narrazioni alternative della storia e dell’attualità del Sudafrica. Putuma sarà introdotta dalle studiose Maria Paola Guarducci e Francesca Terrenato.

Su Internazionale

Questa settimana pubblichiamo un reportage dal sud della Tunisia, uscito sulla rivista statunitense Noema Magazine, che critica i progetti di rimboschimento nelle aree molto aride: spesso queste iniziative, pensate per “rinverdire il deserto”, hanno avuto effetti controproducenti o prosciugato molte risorse preziose. 

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