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Notizie sulla mia attività politica e istituzionale
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Cesare Damiano

Anno IV, numero 130, sabato 8 agosto 2020

Al di là della crisi.

Questi durissimi mesi sono stati, ormai, commentati in tutti i modi possibili. Tutti ne abbiamo conosciuto il logorio emotivo, sociale, economico. Tutti abbiamo attraversato - e percorriamo ogni giorno - le difficoltà esistenziali e pratiche di questa stagione che ci ha mostrato quanto siano vulnerabili le nostre esistenze, come individui e come collettività. Perfino come specie. Su questo non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
In questa strana estate dell’anno più imprevedibile della nostra storia, voglio, perciò, provare a guardare oltre.
 
Ciò che abbiamo imparato, senz’altro, nonostante tale nozione ci fosse già nota per molte ragioni, è la dimensione inevitabilmente sovranazionale della nostra esistenza. La globalizzazione è un dato acquisito, ormai, da moltissimo tempo. Essa ha creato sconcerto e scatenato la reazione “sovranista”, fomentata da chi vi ha visto un semplice meccanismo di conquista del consenso e abbracciata da chi, nel deteriorarsi della propria condizione sociale, vi ha visto la “trincea” in cui difendere gli scampoli di una prosperità e di una tranquillità del futuro, ormai, perduta.
Certo, la globalizzazione ha scatenato fenomeni come la migrazione delle produzioni, il dumping salariale e fiscale e via enumerando. Ma ciò che tutti i Paesi europei hanno imparato in questi mesi è che di fronte al deflagrare di una crisi globale - e la crisi del Covid-19 è la maggiore di tale natura che abbiamo mai visto - l’unica risposta possibile è quella comune.
C’è un merito del Governo italiano se l’Unione ha imboccato una strada solidale. Ma, giustamente e ovviamente, si deve dire che il merito appartiene a molti. Alla Commissione europea, alla sua presidente von der Leyen e al commissario all’Economia, il nostro, Paolo Gentiloni, per esempio. Il piano Next Generation EU e le linee di finanziamento del Recovery Fund, che prevedono, per la prima volta nella storia, programmi di riforme e investimenti fondati sull’emissione di titoli debito europei, in quell’ambito sono nati, seppur la trattativa su tali strumenti sia stata sottratta all’ambito della Commissione e spostata in seno al Consiglio dei capi di Stato e di Governo della Ue. Lì, l’Esecutivo italiano ha trovato una sponda senz’altro decisiva nella determinazione della cancelliera Merkel - presidente di turno del semestre appena avviato -, con sostegni come quello del presidente francese, Macron, che ha condotto l’Unione alla soluzione migliore possibile. L’implementazione di tutto quanto previsto torna ora nel seno della Commissione e lì dovremo presentarci al meglio nel tempo più breve. Con dei piani di riforma per i vari ambiti di finanziamento del Recovery Fund coerenti e precisi che aprano la strada al rinnovamento necessario a tante attività del Paese. Ma, in conclusione, da questa dolorosa stagione emerge quella che può essere davvero la nuova Europa. Un’Unione capace di progettare e realizzare quel futuro comune, il sogno nato a Ventotene, che abbiamo l’occasione di poter tradurre in realtà, e che finora era andato deluso.
Le strade della ripresa sono dunque praticabili. A partire dal fatto che la produzione sta riprendendo. L’indagine a campione del Centro Studi di Confindustria valuta, nel suo dato anticipatore, che la produzione industriale viaggia a luglio un +7,5% su giugno (la crescita in quel mese è stata del 2,3%). Gli ordini segnano il +5,4% a giugno e +7,5 in luglio. E, spiega Dario Di Vico sul Corriere della Sera, “i motivi di questo movimento si possono facilmente riassumere” in base a tre elementi. “1) la partecipazione delle imprese italiane alle grandi catene internazionali del valore non si è affatto interrotta e di conseguenza l’integrazione non ha subito dietrofront; 2) la motivazione imprenditoriale è rimasta alta; 3) l’apparato tecnico e delle conoscenze manifatturiere si è riconfermato ai suoi livelli standard. Tutto ciò vale per la fascia medio-alta delle imprese, meno si sa delle Pmi indipendenti non inserite in catene di fornitura”. Insomma, ci sono segnali confortanti e cautele da mantenere. Perché è indubbio che le Pmi e i servizi e il commercio soffrano. È certo che una porzione non trascurabile delle imprese italiane non ce la farà. Perciò è anche doveroso mantenere alta la guardia e tenere la diga delle tutele, seppur temporanee ben puntellata.
Di questo ci avvertono i sindacati con le parole dei leader nazionali. Che annunciano la possibilità di ricorrere allo sciopero generale. Perché, da una parte, Confindustria si impunta in modo inaccettabile di fronte a una stagione di rinnovo dei contratti. Dall’altra, deve essere ben chiaro che, in un momento come questo, la Cassa Integrazione (generalizzata seppur da rimodulare correttamente) e il blocco dei licenziamenti sono garanzie necessarie per evitare una catastrofe sociale nel nostro Paese che diventerebbe, diversamente, incontrollabile e irrimediabile. Fanno bene i sindacati a sostenere tale punto e il Governo a non modificare il proprio orientamento in questo senso.
 
Su questo versante, sono molto lieto di constatare il valore e i risultati del contributo di conoscenza prodotto dalla nostra Associazione Lavoro&Welfare con i Rapporti sulla Cassa Integrazione Guadagni elaborati dal Centro Studi Mercato del Lavoro e contrattazione. In questi mesi abbiamo elaborato i dati dell’Inps, dell’Istat e del Ministero del Lavoro. Le quali elabotazioni, sono divenute materiale di lavoro più che apprezzato da decine di testate di informazione nazionale e locale. In questi mesi, dai nostri Rapporti, sono scaturiti oltre trenta articoli nei media di tutta Italia. Settore per settore, Regione per Regione, abbiamo reso leggibile quanto accaduto sul fronte di questo ammortizzatore sociale - determinante in questa stagione - nel Paese e nei territori, fino al livello provinciale. Il riscontro informativo che ne è scaturito ha dato il senso dell’utilità di tale sforzo.
 
C’è un’altra forma di contributo democratico che mi preme di mettere in evidenza, con sincera gratitudine per tante donne e uomini dell’area dei LaburistiDem, che nei giorni durissimi del lockdown hanno partecipato alle nostre iniziative online.
Voglio ricordare la partecipatissima “Assemblea Nazionale” dell’Area, svolta il 23 aprile con oltre trecento partecipanti. Per tre ore, da ogni angolo del Paese, queste compagne e questi compagni hanno dato i loro contributi e le loro idee in un confronto serratissimo. Senza alcun dubbio, la base del Pd è un unicum in questo Paese - il più grande patrimonio di questo Partito - che merita di essere valorizzato per davvero.
E ancora, mi sono cari i due eventi online che abbiamo svolto il 19 e il 26 di maggio in occasione del cinquentesimo anniversario dello Statuto dei Lavoratori con la partecipazione dei professori Maria Giovannone, Donata Gottardi, Fausta Guarriello, Adalberto Perulli,Valerio Speziale e Lorenzo Zoppoli. Credo di poter dire semplicemente che la nostra cultura politica, in particolare nell’area del Lavoro, ha le basi più solide.
 
Spero che tutte e tutti voi abbiate occasione di godere di un po’ di riposo nelle prossime settimane. I mesi a venire ci chiameranno ancora a tante prove impegnative, a partire dalle tornate elettorali di settembre. Il senso di responsabilità dei decisori politici sarà determinante e dobbiamo augurarci che tutti ne siano ben consapevoli. Ma se tutti noi sapremo affrontare tali prove in uno spirito di autentica solidarietà, con volontà e ambizione costruttiva, potremo disegnare insieme una strada per andare al di là di questa crisi.
 
Una buona estate a tutte e tutti

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