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Chiara Gribaudo newsletter
speciale referendum 20-21 settembre
Care e cari, 
da troppi anni rinunciamo ad una seria e pacata discussione sulle riforme costituzionali, scevra da calcoli legati alla governabilità. Troppo spesso abbiamo rinunciato anche ad andare controcorrente rispetto al clima di antipolitica montante nel Paese, evitando di dire le cose come stanno. Ovvero che la democrazia per funzionare ha un costo. Perchè chi amministra e si impegna per la comunità svolge un lavoro che deve essere riconosciuto, così come lo svolgono i partiti ai quali è stato tolto il finanziamento pubblico, di cui all’epoca rifiutai di votare l’abolizione. 
Sì, la politica costa. E se saranno meno a poterla fare, anche in Parlamento, ci vorranno sempre più soldi per competere ed essere eletti. Che significa che saranno pochi a poterci provare. I territori più poveri e le minoranze saranno sacrificati. A dispetto di chi è entrato nelle istituzioni sbraitando di voler rappresentare tutti i cittadini, da cittadino qualunque.
Sento spesso rimpiangere i toni della Prima Repubblica. Purtroppo condivido questa nostalgia. Già oggi è difficilissimo mantenere un rapporto sano e costante fra eletti ed elettori. Io stessa faccio molta fatica, specie per la grave crisi che investe i corpi intermedi del Paese e rende più complicato lavorare nelle istituzioni rappresentative. Ma ho troppo rispetto del Parlamento e della Costituzione per non essere sincera con voi che mi leggete: i tempi tecnici per approvare le riforme che compensano questo taglio lineare, non ci sono. La volontà di modernizzare le istituzioni, non la vedo. Con questa riforma sarà impossibile far andare avanti il lavoro delle Commissioni, anzi temo che arriveremo alla loro paralisi se non saranno riformati i regolamenti parlamentari (e ad oggi l’iter per cambiarli non è iniziato e non viene nemmeno discusso). Il procedimento legislativo resta invariato. Il bicameralismo paritario resta invariato.
Io vorrei poter lavorare di più e meglio, magari con meno voti di fiducia e più lavoro in commissione, meno task force e più Parlamento, visto che il secondo è eletto e già lo paghiamo. Non è una riforma anti-casta, ma una riforma oligarchica: l’ha ideata e portata avanti chi afferma che i parlamenti non serviranno più tra qualche anno. Chi vorrebbe sostituire la democrazia parlamentare nata dalla Resistenza con la piattaforma poco trasparente della Casaleggio associati. 
Per me questa è una riforma che taglia la democrazia e che ci porrà in termini di rappresentanza fra gli ultimi in Europa. Ho troppo amore per la Storia di questo Paese, troppo rispetto per la Costituzione per decidere di adeguarmi, questa volta proprio non posso farlo. Per questo voto NO.
Chiara
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