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# 052 — 12/10/2020 • Vai alla versione web

Stai leggendo un numero di Dispenser.Design, una newsletter che parla di design, tipografia, web e dintorni.

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Nessuno realizza brutti prodotti di proposito. Nelle prime riunioni di qualsiasi nuovo progetto l’obiettivo è sempre quello di fare un prodotto eccellente, semplice e utile, ma poi qualcosa a un certo punto va storto.

Una delle cose più complicati all’inizio è capire a cosa somiglia l’eccellente di cui si parla nelle riunioni, che spesso può essere diverso per quanti sono i membri del team.

In questo numero si parla di idee e prodotti digitali, riprendendo qualche spunto dello scorso numero.


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Idee e prodotti digitali


Nello scorso numero abbiamo parlato degli aspetti legati alla progettazione di un prodotto digitale, soprattutto di quella che possiamo definire la fase zero. Fase in cui si prova a dare una struttura, a organizzare e a rendere più concreta un’idea vaga.

Nella “fase zero”, partire da un elenco puntato ha, tra gli altri, due vantaggi: (1) fare una lista delle cose importanti da considerare; (2) avviare un dialogo con gli altri membri del team.

Se avete progettato qualcosa (su commissione o meno) vi sarete accorti che l’idea di partenza, nelle varie fasi si trasforma, per diventare, in alcuni casi, tutt’altro. L’idea si evolve, si affina e diventa più intelligente. È come quando raccontate sempre la stessa storia, a persone diverse. Ogni volta che la raccontate migliora, aggiungendo dettagli che gli danno spessore, che la rendono più comprensibile e più interessante. Succede lo stesso con un progetto, più ne parlate, più si evolve.

Tutte le volte che raccontate e spiegate il progetto a qualcuno — prima con un elenco puntato, poi con dei post-it, poi con un wireframe, poi con elementi di interfaccia — aggiungente qualcosa che lo rende più chiaro, più comprensibile, con soluzioni sempre più eleganti.

L’idea è solo l’inizio, ed è il motivo per cui quando qualcuno vi dice che non può parlarvi della sua idea, perché ha paura che qualcuno gliela rubi, non potete far altro che sorridere.

Lo spiega bene Derek Sivers, in un breve post di anni fa. L’idea da sola vale poco, ed è solo un moltiplicatore dell’esecuzione. Un’idea brillante che non si concretizza in qualche modo, secondo Sivers, può valere al massimo 20 dollari. Sivers fa un vero e proprio listino:

Awful idea = -1
Weak idea = 1
So-so idea = 5
Good idea = 10
Great idea = 15
Brilliant idea = 20

——————

No execution = $1
Weak execution = $1000
So-so execution = $10.000
Good execution = $100.000
Great execution = $1.000.000
Brilliant execution = $10.000.000

Parlare di “esecuzione” è in ogni caso generico. Se guardiamo a un prodotto digitale possiamo individuare tre livelli di “esecuzione”, quello strettamente legato al Product Design, quello legato allo UX Design e quello legato al Visual Design. Non affrontiamo qui le dinamiche relative alla tecnologia, che richiedono un discorso a parte, ma la tecnologia è un altro livello dell’esecuzione. Realizzare qualcosa con React (faccio per dire) o con un più classico HTMl-CSS-JS/jQuery, come usare un database Mongo o MySql, può cambiare e influenzare la direzione e il risultato finale.

Posta elettronica, note e bookmarking

Nell’ultimo anno sono usciti tre servizi, in tre ambiti dove non mancano le alternative: i client di posta elettronica, le note, il bookmarking.

In ogni caso tutti e tre provano a ripensare davvero quel tipo prodotto, in quel determinato ambito, con una visione diversa e un focus sugli aspetti meno curati dagli altri. Per tutti e tre qualcosa forse si inceppa nello UX Design, qualcos’altro si inceppa poi nel Visual Design. Le idee di partenza sono comunque interessanti: migliorare i client di posta, rendere il salvataggio dei “preferiti” più immediato e funzionale, rendere la gestione delle note un'attività utile a mettere ordine nei propri pensieri.

I tre servizi di cui sto parlando: Hey, MyMind e Roam Research.

Se vi interessa il Product Design e i processi legati alla creazione di un nuovo prodotto sono sicuro che troverete elementi che stimoleranno la vostra curiosità (in positivo o in negativo). Se il vostro interesse maggiore è nello UX Design ci troverete forse degli errori, e alcune cose da sistemare e da rivedere, come troverete incoerenze e soluzioni affrettate, se vi occupate principalmente di Visual Design, ma spesso le cose non perfette hanno molte più cose da dire.


Sotto una breve descrizione dei tre servizi citati sopra.

HEY

Hey è il nuovo servizio email dei tipi di Basecamp. Molte idee potrebbero non incontrare il vostro gusto personale (come non incontrano il mio) nello gestire la posta elettronica, ma non si può dire che alcune idee non siano interessanti. Hanno davvero ripensato un client email, mettendosi dalla parte di chi le utilizza. Tra le cose da segnalare la gestione delle note, la possibilità di ricevere notifiche solo da alcuni contatti, la gestione delle risposte in un’area apposita.

MyMind

Come Hey, anche MyMind prova a ragionare in maniera diversa, mettendosi nei panni dell’utente che ha l’esigenza di salvare pagine web, articoli, immagini e tutto quello che incontra durante una giornata passata online. Questa attività potete svolgerla anche con Pinterest o Google Keep o Notion (per citarne un paio). La cosa interessante di MyMind e l’idea di cambiare la prospettiva. Di solito servizi del genere vi chiedono di creare cartelle per temi (Pinterest le chiamo board). MyMind vi fa prima salvare, poi attraverso un potente (ancora non troppo potente) motore di ricerca vi permette di organizzare quello che avete salvato per temi, colore, parole chiave, ecc. Una specie di mega cartella “download”, dove è possibile organizzare le centinaia di file che di solito ci finiscono dentro (pensando che un giorno li guarderemo). L’idea di prodotto è interessante, e anche se l’esecuzione lo è meno se ne intravedono gli intenti e le potenzialità.

Roam Research

Roam Research è un’app per le note che funziona nel browser. A primo impatto sembra non abbia niente di particolare, a parte poter scrivere degli elenchi puntanti. Forse è anche un po’ confusionaria. Non è molto curata dal punto di vista visuale (avendo un minimo di dimestichezza con i CSS è possibile personalizzare le schermate), ma ha uno strumento molto potente, il back link. È possibile collegare le note tra di loro con un semplice click, e quindi collegare pensieri. Attraverso un grafico è possibile vedere come un’idea si sviluppi e possa avere tante diramazioni. (L’idea del back link di recente è stata subito ripresa anche da Notion e Workflowy.)


Brillant execution

I tre livelli di esecuzioni, sono tre punti di vista: prodotto, esperienza e estetica. Va da sé che più le tre cose sono allineate, più il risultato finale sarà brillante, anche se non determinate per il successo dell’azienda. Non sono pochi i casi i cui un prodotto o servizio migliora, dal punto di vista estetico e funzionale, ma non dal punto di vista del business. Tutto è migliore, più organizzato, più facile da usare, ma l’azienda non vende più prodotti di prima, non aumentano le conversioni, non diminuiscono le chiamate al call center.

Per rendere tutto davvero brillante bisogna anche essere “allineati”, e avere ben chiari gli obiettivi di business dell’azienda.

Per riportare tutto a questioni più pratiche, chiudo con una citazione di Peter Thiel, dal suo libro Da zero a uno.

La causa più comune del fallimento sono le pessime vendite e non la qualità del prodotto.

(Sulla quale volendo si può anche discutere, perché non tutto è sempre o bianco o nero).

Un'immagine di Christine Soules che accompagna un articolo per il blog di Dribbble, scritto dallo studio Fortnight, dal titolo “4 factors that lead to more enjoyable product experiences”.

Fabbrica di Cinetype →

Fabbrica è un font progettato da Cinetype, lo studio del type designer italiano Michele Patanè, con base a Londra.

Il design del Fabbrica è ispirato al mondo della produzione industriale. È disponibile in otto pesi (senza corsivo), e in due versioni, con angoli leggermente arrotondati e angoli retti.

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Newsletter curata da Ciro Esposito — a Catania.


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