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1 dicembre 2020
Hai perso una lettera per strada? La ritrovi qui!
Il profumo del freddo che invade i polmoni quando esci di casa al mattino, l'aria che inizia a sapere di neve, il rumore lieve della pioggia sui tetti, le sfumature pastello del cielo la sera. Ma, anche, il sorriso di uno sconosciuto sotto la mascherina, le chiacchiere improvvisate al semaforo, le coincidenze e i ghirigori che danno forma alle giornate, rendendole speciali. Torno a parlarti, ancora una volta, delle piccole cose che abbiamo sotto il naso tutti i giorni, perché covo sempre più il sospetto che siano le uniche in grado di riconnetterci davvero a quella storia più grande di cui tutti facciamo parte... 

Due mesi fa ho fatto una cosa che desideravo da tanto, tantissimo tempo.

Ho puntato la sveglia prima dell'alba, ho caricato lo zaino in spalla e sono uscita di casa a piedi, diretta lontano.
    Mi sono rimessa in Cammino.
    Nulla di impegnativo: mi sono regalata tre giorni sulla via Francigena, che per una fortunata coincidenza passa poco lontano da qui.
    E la sognavo da tanto, questa cosa di partire solo con l'ausilio delle mie gambe.
    In tre giorni ho attraversato la Lombardia da parte a parte, da est a ovest, superando un passo dietro l'altro campagne silenziose, paesini addormentati e, anche, un fiume un po' arrabbiato.
    Ho incontrato persone e personaggi: l'alpinista in pensione in viaggio da Aosta con cui ho scambiato due chiacchiere nella luce lattiginosa del mattino; il pellegrino fuori dal tempo con barba selvaggia e scarpe consumate in arrivo da Francoforte e diretto a Roma; il premuroso proprietario della birreria in cui ho mangiato una zuppa "vegana" a base di prosciutto perché così "è più buona" e le eleganti signore del corso di uncinetto che si scambiavano segreti nel tavolo accanto.
     Frammenti di storie semplici, in cui però ho potuto sentire la vita scorrere piena come non mi accadeva da un po'.
    Il bello del cammino, secondo me, è questo qui: quando ti muovi lentamente, le sfaccettature riconquistano il loro posto di tramite per riconnetterti con la realtà.
    Parlo della realtà "vera", quella oltre i monitor, oltre i filtri dalle opinioni degli altri, oltre le posizioni per partito preso, oltre le scatole in cui ci chiudiamo per arrivare più in fretta più lontano ma che ci precludono di accorgerci della miriade di piccole cose che danno forma al mondo.
   Ho passato tre giorni senza subire l'informazione del numero dei contagi, della gravità della crisi economica o di tizio che ha ammazzato caio/a. 
    Ho vissuto tre giorni accogliendo tutto quello che ho incrociato -dalla piena del Ticino che ha allagato chilometri di sentiero al calore degli ospiti di una trattoria inattesa nel mezzo del nulla- preoccupandomi solo della prossimità di ciò che potevo raggiungere con le mie gambe.
    E mi sono domandata, al mio ritorno -quando le urgenze del mondo hanno ricominciato a reclamare attenzione- se la "bolla" sia stata quella in cui ho camminato per trentasei ore o quella in cui vivo di solito.
    L'impressione che ho io, per quello che vale la mia minuscola esperienza, è che siamo vittime semi-consenzienti di un miraggio: credere che la sorprendente varietà del mondo si capisca meglio assorbendo quante più opinioni, giudizi, resoconti e "verità" possibili restando passivi davanti a uno schermo.
    E se è vero che uno schermo si può spegnere, io davvero vorrei di più. 
    Dentro allo schermo, e dietro, vorrei trovare voci umili che sanno di non avere la verità chiusa in tasca, e cuori responsabili, che si preoccupino del proprio impatto sugli altri.
    Vorrei trovare, insomma, persone che raccontano storie non per spaventarmi o per tenermi "connessa", ma per farmi sentire parte di un tutto più grande.
   
Quel tutto che, per fortuna, riesco sempre a ritrovare facendo silenzio. O mettendomi in cammino.

Che bello ritrovarti qui!
Come stai?
Dicembre, da queste parti, è arrivato come un respiro di sollievo promettendo freddo e neve anche in pianura e io, dopo l'autunno intenso (ma bellissimo) che ho passato non potevo sperare in un regalo migliore.
Quest'anno ho deciso di fermarmi prima. Non parteciperò all'Avvento su Instagram con nuove illustrazioni o iniziative e me ne starò, invece, buona buonina al calduccio a prendermi cura dei progetti in corso, a disegnare per il gusto di farlo e a gioire per quanto ho raccolto finora.
Del resto, dopo tante corse cominciavo ad avvertire quel mormorio strano, appena sopra la fronte, provocato dai pensieri a cui non ho dato il tempo di prendere forma e che inevitabilmente, adesso, reclamano il loro spazio.
La lettera di oggi è uno di questi.

Per il resto, spero davvero che il Natale quest'anno possa essere un momento sereno in compagnia degli affetti più cari. 

Ti auguro con tutto il cuore che sia così.
Come sempre, ti saluto con un abbraccio; forse tornerò a farmi viva prima di Natale con una storia ma, nel frattempo, 
se ti va di condividere un pensiero, una riflessione o anche solo dirmi ciao, io sono qui e ti leggo (e rispondo) sempre volentieri ♥︎

A presto,
Clarissa


Note a piè di pagina
 

Mi chiamo Clarissa Cozzi ma il mio alias online è Segui le briciole.
Mi occupo di identità e comunicazione visiva e questo per me significa solo una cosa: raccontare storie che ispirino le persone a prenderne parte.

(Vuoi scoprire come lo faccio? Puoi iniziare da qui).

Storie che sto raccontando
 

La storia che più mi ha tenuta impegnata è quella di cui ti ho parlato nell'ultima newsletter: il Negozietto. Non sono riuscita a starci dietro come avrei voluto (nonostante i risultati abbiano decisamente superato le mie aspettative!) per cui questo mese me ne andrò ancora un po' "di là", per continuare a coltivare questo piccolo mondo.
Per il resto, ho consegnato a Laura Realbuto il suo nuovo logo e a Rita Bellati il concept per la sua prossima identità visiva.

Se vuoi essere la mia prossima storia, sto programmando i lavori in partenza da febbraio 2021. Parliamone!

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