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18 dicembre 2020

Sudamericana

La newsletter sull’America Latina a cura di Camilla Desideri

In fila a un seggio elettorale di Caracas, 6 dicembre 2020. (Cristian Hernandez, Afp)

Una vittoria annunciata in Venezuela La coalizione di partiti che sostengono il governo del presidente Nicolás Maduro ha vinto le elezioni legislative del 6 dicembre con il 67,7 per cento dei voti. L’opposizione ha boicottato il voto e il tasso di astensione è stato molto alto, del 69 per cento. Il controllo del parlamento, l’unica istituzione venezulena che dal 2015 era in mano all’opposizione, passa quindi alla maggioranza di governo. Il gruppo di Lima, un’alleanza creata nel 2017 da vari paesi latinoamericani e dal Canada per promuovere una via d’uscita alla crisi del Venezuela, non ha riconosciuto il risultato delle elezioni, che ha definito illegittime.

Le mosse dell’opposizione Juan Guaidó, uno dei leader principali dell’opposizione venezuelana che a gennaio del 2019 si era proclamato presidente ad interim ed era stato riconosciuto da più di cinquanta paesi, ha definito illegittime le elezioni del 6 dicembre. Il suo incarico di presidente del parlamento terminerà il prossimo 5 gennaio. L’8 dicembre Guaidó si è congratulato con le cittadine e i cittadini per la bassa affluenza alle urne, invitandoli a partecipare a una consultazione elettorale parallela online, per prolungare il mandato dell’attuale parlamento. Ma l’appello ha avuto poco successo.

Una testimonianza Ho chiesto alla giornalista venezuelana Luz Mely Reyes, che dirige il sito indipendente Efecto Cocuyo, come interpreta la vittoria della coalizione di governo alle elezioni legislative e come immagina il futuro prossimo del Venezuela. “Sicuramente il voto del 6 dicembre chiude un pagina e ne apre un’altra segnata da un forte controllo politico del madurismo, ma anche dalla ricerca di un modo per affrontare le precarie condizioni economiche in cui viviamo noi venezuelani”, mi ha detto. “L’opposizione è uscita dal voto a pezzi, ma di certo questa nuove fase obbligherà tutti a discutere e a superare le difficoltà interne. E magari assisteremo alla nascita di un terzo polo politico”. Più di cinque milioni di venezuelani hanno lasciato il paese negli ultimi anni per fuggire alla crisi economica e sociale e, secondo le Nazioni Unite, nel 2021 saranno più di otto milioni. Nel 2019 Luz Mely Reyes è stata ospite del festival di Internazionale a Ferrara e l’abbiamo intervistata. Qui potete ascoltare cosa ci ha raccontato.

In breve

Argentina Il senato argentino ha approvato il 4 dicembre la Ley de aporte solidario y extraordinario, una norma per tassare le oltre 12mila persone che hanno dichiarato patrimoni superiori a 200 milioni di pesos (due milioni di euro circa). L’obiettivo è finanziare gli aiuti di emergenza per gestire la crisi sanitaria e ridurre l’impatto della recessione economica. L’Argentina è uno dei paesi latinoamericani più colpiti dalla pandemia, con più di un milione e mezzo di casi e 41.204 vittime per il covid-19 (dati della Johns Hopkins university aggiornati al 16 dicembre).

Cuba In un messaggio trasmesso in tv, la sera del 10 dicembre il presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha annunciato che a partire dal 1 gennaio 2021 il paese comincerà il processo di riunificazione monetaria. Dal prossimo anno nell’isola circolerà solo il peso cubano, con un tasso di cambio di 24 pesos per un dollaro. Il cosiddetto peso convertibile o Cuc, introdotto negli anni novanta e usato soprattutto dai turisti, sparirà dalla circolazione. Secondo alcuni esperti, c’è il rischio di una forte svalutazione della moneta cubana e dell’aumento della domanda di dollari.

Brasile Due bambine di 7 e 4 anni sono state uccise da proiettili vaganti nel comune di Duque de Caixas, a Rio de Janeiro, la notte del 4 dicembre. Per la famiglia delle vittime i colpi sono stati sparati dalla polizia militare, che ha negato ogni responsabilità. “La morte delle bambine solleverà delle proteste, si scriveranno articoli indignati e magari si apriranno delle indagini”, scrive Chico Alves sul sito Uol. “Quando il solito copione di reazioni sarà finito, il dramma degli abitanti dei quartieri più poveri ternerà invisibile”. Secondo l’ong Rio do Paz, nell’ultimo decennio almeno 57 minori di 14 anni sono morti a causa delle violenze nella regione metropolitana di Rio de Janeiro.

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Giornalismo Quest’anno il riconoscimento all’eccellenza giornalistica attribuito dalla Fundación Gabo, creata nel 1994 dallo scrittore colombiano e premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez, è stato assegnato alla Radio Cooperativa de Chile “per il suo contributo rilevante alla storia della democrazia cilena, il suo lavoro rigoroso e un impegno chiaro e solido verso l’informazione pubblica”. Con questo riconoscimento al giornalismo radiofonico, la Fundación Gabo ha anche voluto sottolineare il ruolo avuto nel 2020 dalle piccole e grandi radio, dalle emittenti indigene e comunitarie a quelle universitarie e pubbliche, fino alle radio commerciali.

Uragani Già paralizzata dalla pandemia e dalla crisi economica, l’America Centrale è stata colpita da due uragani nel giro di poche settimane. La gravità dei danni comincia a vedersi solo ora, scrive in un reportage il New York Times, ma le ripercussioni si faranno sentire nei prossimi anni anche fuori dalla regione. Gli uragani Eta e Iota hanno provocato milioni di sfollati, tra cui molti bambini, che avranno una ragione in più per provare a cercare un futuro migliore negli Stati Uniti. La notte del 9 dicembre una carovana di centinaia di persone è partita da San Pedro Sula, in Honduras, ma è stata fermata dalle autorità.

Messico Secondo il Committee to protect journalists, dal 2000 a oggi in Messico sono stati uccisi cinquanta giornalisti per motivi legati al loro lavoro. Per quasi un anno giornalisti di più di venti mezzi d’informazione, coordinati dal consorzio di giornalisti d’inchiesta Forbidden stories, hanno lavorato sul campo per studiare le ramificazioni dei cartelli della droga messicani in Europa e nel resto del mondo, e denunciare le loro connessioni politiche. Il risultato dell’inchiesta, intitolata The cartel project, è stato pubblicato su vari giornali lo stesso giorno, il 6 dicembre.

Città

Lima, 15 novembre 2020. Un memoriale in onore di Jordan Inti Sotelo e Jack Bryan Pintado. (Luka Gonzales, Afp)

Piazza san Martín, nel centro storico di Lima, è stata l’epicentro delle mobilitazioni spontanee organizzate il 9 novembre dopo la destituzione del presidente Martín Vizcarra da parte del parlamento. Per giorni i manifestanti – in gran parte giovani, ma anche persone più grandi provenienti da tutte le zone della capitale del Perù – hanno protestato contro il nuovo presidente Manuel Merino (rimasto in carica meno di una settimana) e contro la corruzione della classe politica. La notte del 14 novembre la morte di due giovani manifestanti, Jordan Inti Sotelo e Jack Bryan Pintado, e la denuncia di decine di persone scomparse hanno accelerato la crisi di governo, aumentando l’indignazione della piazza per le gravi violenze della polizia. In vari quartieri della città sono stati dipinti murales in memoria dei due ragazzi uccisi e un altare è stato eretto davanti alla corte superiore di giustizia, in centro. Per giorni, mi ha raccontato la giornalista e politologa Inés Collantes, si sono celebrate veglie in onore dei due giovani. Nel suo quartiere, Residencial San Felipe, per una settimana sono state appese foto, accese candele e deposte lettere a Sotelo e Pintado. Alla fine di novembre l’altare è stato distrutto e il murale è stato cancellato da un militante del partito Fuerza popular (fujimorista). Per non disperdere i manifesti, i graffiti, le maschere e gli slogan che sono stati il filo conduttore della protesta peruviana, il museo della memoria di Lima (Lum) ospiterà il memoriale che prima si trovava nel quartiere di Miraflores e una selezione di foto delle mobilitazioni.

Da leggere

  • “Chi non si è tuffato in un amore abissale pur sapendo che non avrebbe avuto futuro, aggrappato a una speranza fragile come un filo d’erba?”. Con una scrittura delicata e coinvolgente, nel libro La figlia unica (pubblicato dalla Nuova Frontiera) la messicana Guadalupe Nettel racconta modi diversi di vivere e affrontare la maternità – o di non farlo – attraverso le storie di tre donne: Laura, orgogliosa della sua autonomia e decisa a non avere figli; Alina, a cui viene annunciato che il feto soffre di una grave malformazione e non sopravviverà alla nascita, e Doris, vicina di casa di Laura, sopraffatta dai doveri dall’accudimento. Si legge d’un fiato e si versa anche qualche lacrima.
 
  • Sulle carovane di migranti salvadoregni, honduregni, nicaraguensi e guatemaltechi, che tra il 2018 e il 2019 sono fuggiti dalla violenza e dalla povertà dei loro paesi per raggiungere gli Stati Uniti, si possono leggere Caravana (Debate 2019) del giornalista Alberto Pradilla e Centroamérica en fuga, una serie di cronache, reportage, commenti del giornale salvadoregno El Faro, che ha seguito bene la migrazione centroamericana.
 
  • Cosa significa umanità? Intorno a quali valori si definisce una comunità che fatica a difendere il suo patrimonio più importante, cioè la natura? È la domanda basilare che Ailton Krenak, leader indigeno brasiliano, ambientalista, 67 anni, si pone nell’agile e per nulla pedante pamphlet intitolato Idee per rimandare la fine del mondo, pubblicato in Italia da Aboca (con la traduzione di Sara Cavarero). Krenak è nato in Minas Gerais, lo stato duramente colpito negli ultimi anni da disastri provocati dalla produzione mineraria, come quello che ha distrutto gran parte del rio Doce. Le sue riflessioni mostrano quanto dovremmo imparare dal punto di vista delle popolazioni native e cosa siamo destinati a perdere. È il consiglio di lettura di Alberto Riva, giornalista e scrittore esperto di Brasile.

Da ascoltare

  • Il 1 dicembre l’isola di Puerto Rico si è svegliata con una notizia che ha colpito i suoi abitanti e tutta la comunità scientifica internazionale: il radiotelescopio dell’osservatorio di Arecibo, costruito nel 1963 e diventato famoso negli anni novanta anche grazie al film Contact di Robert Zemeckis, è collassato. Nei mesi passati il radiotelescopio aveva già subìto dei danni strutturali gravi ed era stato chiuso in via precauzionale. Per capire come si è arrivati a questo punto El Hilo (un podcast che segue l’attualità latinoamericana) ha parlato con Dánica Coto, corrispondente dell’Associated Press per Puerto Rico e la regione dei Caraibi, e con la scienziata Luisa Fernanda Zambrano Marín, che lavorava ad Arecibo dal 2013. Dalle loro testimonianze capiamo che il radiotelescopio è stato uno strumento fondamentale per la scienza e l’astronomia, ma anche un’icona culturale per Puerto Rico e per chiunque lo abbia visitato.
     
  • Come ogni fine dell’anno che si rispetti, è tempo di bilanci e consigli. In questo breve podcast il Washington Post ha chiesto a cinque scrittrici e scrittori tre libri imprescindibili usciti nel 2020. Attraverso le voci del venezuelano Alberto Barrera Tyszka, dell’ecuadoriana Gabriela Alemán, della colombiana Pilar Quintana, dello spagnolo Jorge Carrión e del messicano Jorge Hernández riceviamo un affresco di libri latinoamericani che spaziano dal romanzo alla poesia, dal saggio filosofico alla cronaca giornalistica fino alla fotografia. Ognuno troverà il libro che fa al caso suo.

Da vedere

  • Camilla Sosa Villada è una scrittrice e attrice argentina trans. Ha da poco vinto il premio per la letteratura assegnato dalla fiera del libro di Guadalajara, in Messico, per Las malas, il romanzo in parte autobiografico sulla sua esperienza di prostituta a Córdoba, negli anni in cui studiava all’università. In attesa di leggerla in italiano – il libro sarà pubblicato nel 2021 dalla casa editrice Sur con la traduzione di Giulia Zavagna – consiglio di guardare la sua Tedx, Profunda humanidad. Il racconto diretto e appassionato di Camila Sosa Villada continua a risuonarmi nella testa.

Questa settimana su Internazionale

Sul sito In Guatemala il dipartimento di Alta Verapaz è stato il più colpito dagli uragani Eta e Iota. Interi villaggi sono stati sommersi dall’acqua, i raccolti sono andati distrutti e gli abitanti aspettano gli aiuti. Il reportage di Al Jazeera.

Sul settimanale Ridotti in miseria dalle recenti catastrofi naturali, molti abitanti dell’Honduras cercheranno di raggiungere gli Stati Uniti. Il presidente eletto Joe Biden avrà l’occasione di dimostrare che le politiche xenofobe del suo predecessore sono acqua passata. Un’analisi uscita sul Washington Post.

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