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Febbraio, quale ascolto

Quanto abbiamo bisogno di sentire? 
In questo momento in cui non ci si vede ancora in presenza, almeno ci si sente, la voce riprende spazio e centralità. Sui mezzi di comunicazione e nei rapporti tra persone.

Ti ascolto

Durante un nostro incontro, ci siamo trovate a riflettere su quelle volte in cui ci diciamo di essere stati buoni ascoltatori, di aver capito al volo e magari aver brillantemente suggerito chiavi di lettura o addirittura soluzioni. E, contemporaneamente, di quanto, involontariamente e in buona fede, spesso questo manifesti cecità più che interesse, concentrazione su noi stessi più che su chi abbiamo davanti. Benedetta ne parla in un suo post.

Se sentire è un'atto naturale, ascoltare non è affatto facile e scontato. Prevede una decisione, ci pensi? Decido di ascoltare, di prestare attenzione, di concentrarmi su quello che mi dici.

Gli stessi termini che usiamo per parlarne - prestare, dare, offrire ascolto o attenzione - parlano di una relazione, di almeno due persone, di un porgersi accoglienti, di un donare sé per l'altro.

E, mentre ti ascolto, riconosco la tua verità, accolgo quel che mi dici come incontrovertibile. E, di conseguenza, riconosco te.

Ti ascolto

Questo, almeno quando si tratta di ascolto profondo e rispettoso. Quando, per esempio, ascoltiamo senza restare intrappolati nell’atto di giudicare.

Al contrario, può essere un vero pasticcio.
Quando in un gruppo o una collettività - di individui o istituzionale - tutti parlano e pochi ascoltano. O quando si ascolta al solo scopo di rispondere.

Nella frenesia del quotidiano, fa spesso da padrone l'ascolto distratto: siamo fisicamente presenti, ma la nostra mente dà la priorità ad altro rispetto a ciò che l’interlocutore ci sta comunicando.

Il sottotesto è sempre che non consideriamo importante quello che l'altra persona ci sta dicendo. E in un certo qual modo, questo disinteresse può riflettersi sulla persona in sé e sulla relazione tra noi.

Non è mai troppo

Oppure possiamo ascoltare allo scopo di capire

Ascoltare per capire significa aiutare l’altr* a esprimersi, manifestandogli vicinanza. E facendo, se serve, le domande che possono incoraggiarl* a chiarire il suo pensiero, a noi e anche a sé stess*. Lo racconta un articolo di Annamaria Testa, che puoi leggere qui.

Siamo sempre troppo qualcosa. Tutte le nostre energie vengono consumate nell'essere quel che non siamo. Non ci sono ricette e non ci sono modi buoni per tutti, abbiamo il diritto di cercare il nostro modo, le nostre risorse, tornare a sentirci bene per come siamo. 

Dall'ascolto, che offriamo a noi stess* o che qualcun* ci offre - può nascere anche il primo passo per capire meglio cosa vorremmo essere e come arrivare sempre più vicino ad essere questa persona.

È quello che succede, ad esempio, in un percorso di coaching, come ci spiega Benedetta, nel corso del quale veniamo ascoltati in modo profondo e attento da un* professionista che - per passione, sincero interesse e maestria - sa fare tabula rasa delle sue convinzioni pregresse, sa guardarci con occhi da bambino e da esploratore, consapevole di non sapere nulla, di non poter conoscere nulla se non quanto offerto dalla persona che ha davanti. 


A volte parlare con chi non ci conosce è più facile, perché saremo ascoltati senza pregiudizi, non ci saranno binari da seguire né da violare generando biasimo. 

E per questo, il coaching e quindi il group coaching, non possono che esser costruiti e portati avanti in modo sartoriale. Dall'ascolto profondo della persona, infatti, nasce la possibilità di individuare strumenti e percorsi adatti alla specifica situazione.

Ascolto e dialogo

Ascolto, dialogo, filosofia praticata. Come in un'esperienza che ci è tornata subito in mente quando abbiamo scelto di parlare di questi argomenti in questo momento presente (quale argomento migliore?)

La prima edizione di "Filosofare è partecipare", il primo incontro del progetto: era il 2010 e il titolo era “Arte di ascoltare e mondo possibili” preso in prestito dall’omonimo libro di Marianella Sclavi, con le sue “sette regole dell'arte di ascoltare”. L'intento del progetto era coinvolgere la nostra comunità di territorio nella riflessione e scoperta di sè e del contesto, come occasione di resistenza del pensiero all'individualismo, da parte di chi crede possibile un modo diverso di costruire esperienze e relazioni tra individui che vivono la comunità.
(C'eri? Qui Myriam lo racconta per bene).

L’ascolto aperto e generativo è un aspetto fondamentale del dialogo autentico - e quindi della filosofia messa in pratica, come piace a noi. 

In essi l’esercizio non è mai affermare le proprie tesi e farle prevalere come nei dibattiti televisivi, non è neanche puntare a trovare delle risposte. E' ascoltare con mente, cuore e volontà aperta e 'farsi portare' dal dialogo stesso nell'esplorazione di pensieri e territori nuovi o guardati con occhi nuovi.

Quanto bisogno c'é, allora, di ascoltare?

Al prossimo mese e, se hai bisogno, siamo qui.
Spazi dell’anima
Chi siamo
Spazi dell'anima è l'ambiente di Bottega Filosofica dedicato alle persone. Un luogo di 'resistenza del pensiero' per chi desidera prendersi cura di sé e di migliorarsi, per rendere migliore il Mondo.

È un laboratorio filosofico-sistemico di sviluppo personale e innovazione sociale: utilizziamo i metodi e gli strumenti della filosofia e del pensiero sistemico per aiutare le persone a scoprire e mettere in luce la propria essenza e apprendere e coltivare stili di vita più felici.

Crediamo che ognun* di noi abbia dentro di sé le risorse per affrontare anche le sfide più grandi. Per questo ci piace accompagnarl* mentre sviluppa la sua antifragilità, con il coaching individuale o con uno dei percorsi di gruppo di Blossom Academy.
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