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“Questo cellulare maledetto ci divide 
ma ci fa anche avvicinare”
Carl Brave - Elodie (2020)

Due settimane fa, mezza Italia è tornata in zona rossa. Tutte le scuole di ogni ordine e grado sono state chiuse. Sette milioni di studenti nuovamente a casa in DAD, con la vita quotidiana da riorganizzare per tutte le loro famiglie. Il malcontento ha unito studenti e genitori: da nord a sud si sono dati appuntamento con campanelle, striscioni e slogan, al grido “Vogliamo la scuola in presenza”. Un appello non trascurato dal premier Draghi che, durante le comunicazioni al Senato, ha auspicato una riapertura delle scuole anche in zona rossa subito dopo Pasqua. Domenica scorsa il ministro dell’Istruzione Bianchi, intervistato da Fazio a “Che tempo che fa”, aveva motivato la chiusura con l’aumento del tasso di contagiosità tra i più giovani dovuto alla variante inglese.

Un fatto smentito da alcuni dati. Infatti, secondo uno studio dello IEO di Milano, la scuola in presenza non provocherebbe l’innalzamento della curva epidemica: “Il rischio zero non esiste – afferma Sara Gandini, epidemiologa e biostatistica dell’istituto milanese –, ma sulla base dei dati raccolti possiamo affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle possibilità di contagio”. Se questo fosse vero, non bisognerebbe necessariamente attendere l’aumento del numero dei vaccinati per poter riaprire le scuole in sicurezza. Basta guardare ai vicini francesi, come scrive il direttore Claudio Cerasa sui social: “In Francia si discute di come sia possibile lasciare le scuole aperte senza vaccinare gli insegnanti, in Italia non si discute di come sia possibile lasciare le scuole chiuse dopo aver vaccinato gli insegnanti”. Proprio oggi si attende l’ufficialità dei colori delle nuove regioni; voci di corridoio dicono che Lombardia e Valle d’Aosta rimarranno in rosso mentre Lazio e Toscana ritorneranno in arancione. Questo permetterà una breve ripresa prima delle vacanze pasquali in attesa di formalizzare un piano (tamponi settimanali agli studenti?) che permetta di tenere gli istituti aperti anche nelle zone rosse.
(Foto Ansa)
Molti affermano che dopo un anno non sia cambiato nulla, ma non è questo il tempo di discutere. È il tempo di fare. Per questo è interessante l’idea di destinare 150 milioni di euro del Decreto Sostegni alle attività di recupero delle competenze di base e della socialità previste nei mesi estivi, anche se resta da chiarire perché siano state dimenticate le paritarie.
(Foto Ansa)
Come funzioneranno le attività estive? Abbiamo chiesto qualche chiarimento ad Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP). “Tutte le iniziative che puntano a rinsaldare le competenze relazionali degli studenti sono ben accolte da tutto il mondo della scuola – dice Giannelli – bisogna però distinguere le attività scolastiche da quelle che si inseriscono nei cosiddetti ‘patti territoriali’. Il professor Bianchi si riferiva a queste ultime. Le attività si svolgerebbero nelle scuole ma non sarebbero affidate al personale scolastico, se non su base volontaria. La prestazione dei docenti termina alla fine delle lezioni. Chiunque volesse impegnarsi in questa attività dovrebbe essere remunerato a parte. Questa idea deve ancora trovare una definizione più precisa. Il ministro ha dato un indirizzo politico, ha fatto in modo di convogliare le risorse: ora bisognerà entrare nel merito di quello che si potrà fare e che al momento non è stato stabilito con precisione”.
La nostra scuola però necessita di una riforma che abbracci le strutture e i docenti. I fondi del Recovery Fund per la scuola dovrebbero “riqualificare gli istituti rendendoli luoghi adatti a una didattica moderna – continua Giannelli – dove poter ospitare in maniera adeguata gli studenti con una dotazione d’avanguardia che migliori la didattica”. Giannelli non dimentica in questo piano di rinascita la “capillare formazione dei docenti” e l’autonomia gestionale dei Dirigenti scolastici, che, in questo anno di pandemia, tutti hanno scoperto come decisiva: “È una questione di mezzo secolo fa. Eliminare certi vincoli permetterebbe ai Dirigenti di gestire meglio, e con più efficacia, le scuole”.
 
Dal mondo
  • Come il Covid ha cambiato l’istruzione secondo Dan Rosensweig, CEO di Chegg, società americana per i servizi all’educazione [Cnbc]
  • In Inghilterra, il rientro a scuola non ha prodotto un aumento significativo dei casi di Covid [Telegraph]
  • Il reportage sulle scuole di Odessa, che hanno provato a rimanere sempre in presenza [New York Times]
  • L’importanza della ventilazione in classe spiegata con le infografiche [The New York Times+]
  • L’università spagnola accantona la riforma del 3+2 [El Pais]
  • Aggredito un direttore di asilo in Francia: la città di Nogent-sur-Oise chiude per un giorno i servizi pubblici in segno di solidarietà [Le Parisien]
  • Una guida per lo slang dello schermo [1843]
 
Dall’Italia
  • Se la scuola chiude vuol dire che un Paese è malato [Domani]
  • Lo studio di Sara Gandini: i numeri dicono che si può tornare in classe [Sky Tg24]
  • Qualche dato sulle conseguenze della Dad: calo degli apprendimenti del 50% in matematica e del 20% in letteratura [Corriere]
  • David Lazzari, presidente Nazionale dell’Ordine degli psicologi: “Non banalizziamo il disagio dei ragazzi” [HuffPost]
  • Le buone maestre (dimenticate) che hanno fatto la storia della pedagogia [Internazionale]
  • Alessandro Baricco sulla rigidità della scuola: “Educhiamo i giovani a una situazione che poi, nella vita vera, quasi non si dà” [Il Post]

Dal Foglio

CONCORSO LETTERARIO “LA CLASSE NON È ACQUA” 2020-21
 
Ringraziamo tutti gli studenti e i docenti che hanno partecipato. Per la fase finale sono stati selezionati 38 temi giunti da tutta Italia. La prossima settimana contatteremo il vincitore e l’elaborato premiato sarà pubblicato nel prossimo numero della newsletter.
 
Gli adulti alla prova della creatività
(Foto Ansa)
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A cura di Mario Leone e Carlo Carù, hanno collaborato: Margherita Giambi e Giacomo Zecchino
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