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29 marzo 2021

Frontiere

La newsletter sulle migrazioni di Annalisa Camilli

I bambini migranti detenuti negli Stati Uniti A due mesi dal suo insediamento, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha tenuto la sua prima conferenza stampa e uno dei punti su cui è stato più sollecitato dai giornalisti è stata la situazione migratoria al confine tra Messico e Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda i minorenni. Infatti un numero crescente di migranti irregolari, compresi molti minori non accompagnati, sono detenuti dalla polizia statunitense al confine in condizioni inumane, in contrasto con quanto promesso dal nuovo presidente.

Biden ha detto che l'aumento degli arrivi al confine avviene ogni anno in questa stagione e che la maggior parte delle persone è rimandata indietro in Messico in base al titolo 42, la legge che permette espulsioni immediate per via della pandemia di covid-19. Mentre i minori sono lasciati entrare, secondo le nuove regole, anche se non ci sono abbastanza posti nel sistema di accoglienza, che il presidente si è impegnato ad allargare. 

Il 22 marzo un parlamentare texano, il democratico Henry Cuellar, ha pubblicato le prime foto dell'era Biden dei campi di detenzione per minori. Le immagini, scattate in un centro di detenzione di Donna, in Texas, in cui sono rinchiuse mille persone mostra i minori che dormono su dei materassi per terra, in una condizione di sovraffollamento e senza distanziamento sociale. Secondo attivisti e avvocati, la situazione nei centri sta peggiorando per via dell'aumento dei migranti che stanno arrivando nel paese. Secondo il New York Times, è triplicato il numero dei minori detenuti nelle ultime due settimane al confine con il Messico. 

Ai giornalisti non è concesso accedere alle strutture detentive, nonostante Biden abbia promesso il contrario al momento del suo insediamento. Al 21 marzo almeno cinquemila bambini sono stati trattenuti per più di 72 ore nei centri di detenzione, il limite legale dopo il quale avrebbero dovuto essere trasferiti dalle prigioni ai centri di accoglienza. Ma secondo le autorità a causa delle restrizioni per la pandemia i centri di accoglienza hanno raggiunto il limite di posti disponibili.

C'è un picco di arrivi di migrati negli Stati Uniti, ma la maggior parte di loro sono adulti e famiglie che sono rimandati indietro in Messico appena sono individuati dalla polizia di frontiera, invece i minori non accompagnati sono presi in custodia dalla polizia e portati nei centri di detenzione. Quando è diventato presidente Biden ha deciso infatti di espellere in base al titolo 42 solo agli adulti e non i minori.

Leggi anche: Il viaggio dei migranti finisce in Messico su Internazionale di questa settimana. 

Ultime notizie

Dopo l'incendio nel campo profughi di Balukhali, a Cox's Bazar, in Bangladesh, il 25 marzo 2021. (K M Asad, LightRocket via Getty Images)

Un incendio devasta un campo profughi in Bangladesh 

Il 22 marzo c’è stato un incendio nel campo profughi dei rohingya di Balukhali, vicino a Cox’s Bazar, nel sudest del Bangladesh. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), ha detto che nell’incendio sono morte almeno quindici persone e più di quattrocento risultano disperse, mentre i feriti sarebbero 550. Circa 45mila persone sono rimaste senza alloggio, diecimila tende sono state distrutte dall'incendio. Le cause non sono ancora chiare. I rohingya rifugiati in Bangladesh dalla Birmania sono quasi un milione e vivono in condizioni precarie nei trentaquattro campi nel distretto di Cox's Bazar, la maggior parte di loro sono arrivati nel paese nel 2017 per sfuggire alle persecuzioni nello stato del Rakhine, in Birmania. Negli ultimi mesi ci sono stati diversi incendi nei campi, perché le abitazioni di fortuna sono sovraffollate e costruite con plastica e bambù, materiali facilmente infiammabili. Le ong hanno inoltre denunciato la presenza di recinzioni che avrebbero impedito ai rifugiati di scappare e di mettersi in salvo. "La situazione nei campi sta peggiorando: l’accesso ai servizi di base è scarso e la violenza è in aumento", scrive Medici senza frontiere in un comunicato. 

Il Regno Unito annuncia una riforma dell'asilo La ministra dell'interno britannica Priti Patel ha definito il pacchetto di riforme su immigrazione e asilo "la più grande revisione del sistema di asilo nel Regno Unito da decenni". Le nuove leggi prevedono che chi arriva nel paese in maniera irregolare non può più aspirare a ottenere una forma di protezione internazionale, anche se ne avrebbe diritto. Può al massimo avere un permesso temporaneo, che può essere revocato in qualsiasi momento. La riforma prevede inoltre che le domande di asilo siano valutate in strutture offshore. La proposta è stata criticata dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni che si occupano di diritti umani nel paese. In un editoriale il Guardian ha definito la riforma "inapplicabile e inumana". Nel 2020 hanno fatto richiesta d'asilo nel paese 29.456 persone, meno della metà di quelle che ne hanno fatto richiesta nell'anno in cui è stato registrato il picco di domande, il 2002.

Proteste dei migranti senza dimora a Parigi Circa cinquecento persone hanno ricevuto un alloggio dopo che avevano occupato con delle tende Place de la République a Parigi in segno di protesta il 25 marzo. La manifestazione, organizzata da diverse organizzazioni francesi che si occupano di assistenza ai migranti, voleva attirare l'attenzione sulla situazione dei senza dimora in Francia. Molti di loro sono richiedenti asilo, persone a cui è stato negato l'asilo o dublinati, cioè richiedenti asilo in attesa di essere rimandati indietro nel primo paese di ingresso in Europa in base a quanto stabilito dal Regolamento di Dublino, la legge comune europea sull'asilo. 

L'Unione europea pronta a finanziare nuovi campi sulle isole greche La commissaria europea Ylva Johansson visiterà Lesbo e Samos il 29 marzo insieme al ministro greco dell'immigrazione Notis Mitarachi. Prima del viaggio, la commissaria ha annunciato che Bruxelles verserà 250 milioni di euro per la costruzione di nuovi campi profughi sulle isole greche, che rispetteranno gli standard di qualità e non saranno chiusi. Tuttavia le organizzazioni non governative sostengono che l'investimento non migliorerà le condizioni inumane delle migliaia di persone bloccate sulle isole dell'Egeo. Intanto sulla terraferma la chiusura di un programma di accoglienza da parte del governo greco ha fatto precipitare la già drammatica situazione dei rifugiati nel paese, molti sono stati allontanati dagli alberghi in cui erano accolti – da Corinto ad Atene – e sono finiti per strada.

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Il Kenya minaccia di chiudere il campo profughi di Dadaab Il governo keniota ha detto che "non c'è spazio per ulteriori negoziati" e ha concesso due settimane all'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per elaborare un piano per chiudere non solo Dadaab ma anche Kakuma, che ospitano in totale quasi mezzo milione di rifugiati. Non è la prima volta che Nairobi fa dichiarazioni di questo tipo, già nel 2016 aveva provato a chiudere il campo denunciando pericoli per la sicurezza nazionale, ma la corte suprema aveva bloccato la decisione, definendola incostituzionale. La maggior parte dei rifugiati dei due campi profughi sono somali e sudanesi, in molti casi nati nel campo in Kenya e uno dei motivi della minaccia da parte delle autorità keniote sarebbe il peggioramento delle relazioni diplomatiche con la Somalia per una disputa sui confini marittimi. Mogadiscio ha interrotto le relazioni diplomatiche con Nairobi nel dicembre del 2020. Ma molti critici sostengono che l'annuncio sia anche una mossa elettorale, in vista delle elezioni del prossimo anno nel paese. 

A Oulx sgomberata la casa cantoniera rifugio per i migranti Il 23 marzo la polizia ha sgomberato la casa cantoniera di Oulx, in Val di Susa, che era stata occupata dalla rete Briser les Frontières e serviva da rifugio ai migranti in transito sulla rotta alpina che collega l'Italia alla Francia, attraverso il passo del Colle della scala o del Monginevro. Secondo le associazioni che operano in valle, dall'inizio di marzo sono passate almeno 400 persone dalla rotta. Molte di loro arrivano dalla rotta balcanica e sono dirette in Francia e in altri paesi del Nordeuropa.

Cinquecento persone respinte in Libia in 24 ore Secondo la portavoce dell'Onu Safa Msehli, in un giorno sono state intercettate in mare e riportate indietro nei centri di detenzione in Libia cinquecento persone. Intanto la nave Open Arms il 27 marzo ha soccorso un'imbarcazione di legno a 36 miglia da Lampedusa con 38 persone tra cui sette donne e 15 minori. Intanto il Consiglio europeo ha esteso l'operazione militare Irini nel Mediterraneo centrale per altri due anni, fino al 31 marzo del 2023.
 

Da gennaio l'Algeria ha respinto più di tremila persone in Niger Dall'inizio dell'anno Algeri ha rimandato nel deserto del Niger 3.779 persone impedendo loro di richiedere l'asilo nel paese. La maggior parte di loro sono originari del Niger, della Guinea Conakry e del Mali. Nel 2020 i respingimenti di questo tipo sono stati  22.631. 

Letture

Alessandro Leogrande, Le male vite (Feltrinelli 2021)

Torna in libreria Le male vite di Alessandro Leogrande, il libro in cui lo scrittore e giornalista tarantino scomparso prematuramente nel 2017 indaga sul contrabbando di sigarette nell'Adriatico tra gli anni novanta e i primi anni duemila. Per Leogrande il contrabbando di sigarette è stato un laboratorio per la criminalità organizzata che è stata capace di legare attività legali e attività illegali, rendendole indistinguibili. Come spiega Gianfranco Bettin nella sua prefazione, "non è, questo, un libro di sociologia criminale, né un'inchiesta giornalistica (ancorché di questa abbia la leggibilità e la tempestività, e della prima abbia la capacità classificatoria e analitica). È, piuttosto, un convincente affresco storico e antropologico".

Storie

Uiguri in Italia. (Matteo Bastianelli, Amnesty international)

Le famiglie spezzate di uiguri in Italia Mihriban Kader e suo marito Ablikim Memtinin, originari di Kashgar, sono fuggiti in esilio in Italia dalla Cina nel 2016 dopo essere stati ripetutamente minacciati dalla polizia cinese per il fatto di essere uiguri. Subito dopo la loro partenza, la polizia ha cominciato a minacciare anche i genitori di Mihriban, che si prendevano cura dei loro quattro figli, rimasti nello Xinjiang. La madre di Mihriban è stata portata in un campo e il padre è stato incarcerato, interrogato e portato in ospedale in seguito agli interrogatori.

Nel 2019 Mihriban e Ablikim hanno ricevuto dal governo italiano il permesso di portare i loro quattro figli in Italia. Ma quando i ragazzi sono arrivati a Shangai nel giugno del 2020 il consolato italiano ha rifiutato loro il visto per arrivare in Italia, dicendo che solo l'ambasciata di Pechino avrebbe potuto rilasciarlo. Il 24 giugno del 2020 la polizia ha prelevato i quattro ragazzi uiguri nel loro hotel di Shangai e li ha portati in un orfanotrofio di Kashgar. Dopo questa vicenda, Mihriban e Ablikim temono di aver perso i loro figli per sempre. Un rapporto di Amnesty international Cuori e vite spezzate: l'incubo delle famiglie uigure separate dalla repressione denuncia la condizione di diverse famiglie di uiguri residenti in Italia, Turchia, Australia, Canada e Paesi Bassi, separate per anni dai loro figli a causa della repressione di Pechino nei loro confronti. 

"Per decenni molti uiguri hanno subito una sistematica discriminazione etnica e religiosa nello Xinjiang", denuncia il rapporto. Dal 2014 è aumentata la presenza della polizia nello Xinjiang, ma le misure di sorveglianza sono aumentate nel 2016 e nel 2017 per uiguri, kazachi e altri popoli prevalentemente musulmani nella regione. "Da quel momento, si stima che un milione di persone siano state arbitrariamente detenute in campi di rieducazione nello Xinjiang, dove sono state sottoposte a varie forme di tortura e maltrattamenti". A chi era emigrato all'estero è stato impedito di tornare nel paese e di accedere al ricongiungimento familiare per portare con sé i suoi figli. 

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