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  Newsletter n.37 del 30/04/2021

Dalla delega ad una nuova alleanza fra cittadini e professionisti
 
(di Walther Orsi)



Per cercare di comprendere le disfunzioni di determinati servizi che la pandemia ha reso ancora più evidenti (dai servizi socio-sanitari alla scuola, dall’università all’orientamento professionale, dalle infrastrutture alla tutela dell’ambiente, dalla giustizia alla tutela dei diritti), ma anche per affrontare gli effetti perversi di una crescente delega ai professionisti e alle istituzioni, credo sia necessario scoprire il senso del crescente impegno dei cittadini nella tutela dei diritti, nella gestione diretta di servizi condivisi. Molteplici sono le esperienze che sono orientate in tal senso, attraverso un crescente coinvolgimento del volontariato, dell’associazionismo e delle buone pratiche sociali di cittadinanza attiva.

Pur avendo consapevolezza dei limiti di tali esperienze, spesso isolate e diffuse solo in determinati contesti sociali e territoriali, credo che esse svolgano importanti funzioni. Sono in grado infatti di individuare precocemente alcuni bisogni latenti, ridurre le barriere di accesso (fisiche, informative ed informatiche, burocratiche, culturali), fornire risposte personalizzate, in alternativa a servizi troppo standardizzati, integrare e migliorare la qualità dei servizi istituzionali, promuovere una maggiore equità delle prestazioni, ridare un’identità sociale a bisogni che il mercato trasforma in beni e servizi individuali.

Le buone pratiche sociali di cittadinanza attiva tendono anche  a sperimentare risposte a domande inevase che richiedono nuove attività imprenditoriali e di lavoro, nuove collaborazioni fra i cittadini, i professionisti, le organizzazioni ed i servizi competenti.

Alla luce di queste esperienze di servizi autogestiti dai cittadini, la via d’uscita non può essere quella di un ritiro della delega alle istituzioni, alle imprese e ai professionisti competenti. Semmai è necessario rielaborare e verificare continuamente questa delega, attraverso una nuova alleanza fra istituzioni, servizi, professionisti e cittadinanza attiva.

In questa prospettiva credo possa essere interessante aprire un dibattito su quali possono essere le modalità e gli strumenti, per rinnovare continuamente il senso della delega dei cittadini agli addetti ai lavori, per una migliore qualità e condivisione dei servizi. Per stimolare  tale dibattito mi limito ad alcune esemplificazioni di possibili percorsi culturali ed operativi.

Si possono ipotizzare, ad esempio:
  • una verifica periodica dei ruoli dei principali attori sociali del territorio (istituzioni, imprese, cooperazione sociale, organizzazioni sindacali e professionali, associazionismo, volontariato, organizzazioni di rappresentanza dei cittadini), al fine di aggiornare sistematicamente le funzioni specifiche di ciascuno, nell’ambito di patti territoriali tesi a migliorare la condivisione dei servizi, lo sviluppo e la qualità della vita della comunità;
  • modalità e strumenti di consultazione sistematica delle associazioni di rappresentanza dei cittadini, da parte delle istituzioni, delle associazioni economiche di categoria, dei sindacati, delle organizzazioni professionali, in merito all’efficacia, efficienza e qualità delle risposte ai bisogni sociali;
  • coordinamento, da parte delle istituzioni (con la collaborazione delle associazioni economiche di categoria, dei sindacati, delle organizzazioni professionali e delle associazioni di rappresentanza dei cittadini), di percorsi di miglioramento delle risposte ai bisogni sociali della comunità e del territorio;
  • laboratori attivati dalle imprese, con il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza dei cittadini, per progettare nuove attività produttive e lavorative tese a rispondere a domande inevase e bisogni sociali emergenti;
  • laboratori attivati dai Forum del terzo settore, in collaborazione con istituzioni, associazioni imprenditoriali, sindacati, associazioni di rappresentanza dei cittadini, per progettare e condividere risposte sociali innovative a bisogni  considerati, in modo improprio, come puramente individuali;
  • fondi di comunità, coordinati dalle istituzioni locali, tesi a mettere in rete ed investire le risorse individuali e sociali disponibili nel territorio (tempo, conoscenze, competenze, esperienze, tecnologie, strutture), per la realizzazione di specifici e condivisi progetti-obiettivo.
In questo periodo di emergenza, penso siano nate molteplici iniziative, ma anche ulteriori riflessioni su come migliorare i servizi, attraverso una nuova alleanza fra istituzioni, imprese, associazioni, organizzazioni di volontariato, professionisti e cittadini.
Proprio per questo Cittadinanzattiva Emilia Romagna è molto interessata a ricevere il Vostro prezioso contributo di esperienze, idee e proposte, che potete inviarci attraverso:
Per conoscere le buone pratiche sociali di cittadinanza attiva:

https://buonepratichesociali.cittadinanzattiva-er.it/
Guarda i video dei seminari sulle buone pratiche sociali dei cittadini a Bologna sul nostro canale Youtube:

https://www.youtube.com/channel/UCz18I362U8en5jOjNipI-pg
 
#buonepratichesociali di Cittadinanzattiva Emilia Romagna
un progetto di Walther Orsi

con la collaborazione di
Irene Amendola, Anna Baldini, Francesca Capoccia, Salvatore Condorelli, Paola Cuzzani, Claudia D'Eramo, Corinna Garuffi, Angelica Leoni, Francesco Scotece, Lorenzo Patera, Anastasiia Vitiuk
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