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Still Alive

 
Siamo arrivat* al quarto appuntamento, evviva. Questo mese è molto importante per diversi motivi. Prima di tutto è il Pride Month e come sapete questo è uno spazio sicuro per tutt*. Vi ho parlato tante volte di diritti civili e per il Pride Month non potevo esimermi dal consigliarvi un bel gioco indipendente che tratta queste tematiche con dolcezza e sensibilità. Siate orgogliosi di voi stessi e combattete per i diritti di tutt*! Se potete, scendete in piazza a manifestare e andate ai Pride della vostra città. In secondo luogo questo è il mese dell'E3, per cui nella prossima newsletter parleremo sicuramente degli annunci, aspettiamoci il meglio.

Questo mese troverete due brevi scritti su due prodotti che sto consumando recentemente, il primo è Mythic Quest, una serie televisiva sui videogiochi che non dovete perdervi, il secondo è Knockout City, un titolo multiplayer dedicato al dodgeball. La cover della newsletter, come sempre, è dell'irreprensibile Camilla Fasola.

Benvenut* su Still Alive, non sporcate che poi per pulire devo sguinzagliare il robot roomba e lui, a differenza dei suoi simili, non rispetta le tre leggi della robotica. Grazie!
Old But Gold

Una demo per ghermirli

Ho scritto questo mese un articolo per gli amici di Nerd30, ho provato a parlare dell'utilità della demo e sul perché dovrebbero essere prese maggiormente in considerazione da un'azienda.

Call of the Sea, to Lovecraft with love

Ho giocato il puzzle game di Out of the Blue e me ne sono innamorato, pur riconoscendone i difetti. In amore, in fin dei conti, funziona così.

Tre PNG, un podcast non giocante

E' successo che ci siamo trovati con i miei colleghi e amici Sonja e Daniel e abbiamo fatto un podcast In questa prima puntata parliamo di Resident Evil Code Veronica.
Pigia qui per tutti gli altri articoli belli. Spero. Non lo so, dimmi tu
Argomenti caldi e a pochi chilometri da te

Mythic Quest, fare un videogioco è un'impresa epica


Mi era stato detto quanto Mythic Quest fosse una bella serie, ma non immaginavo fino a questo punto. Sin dalla prima puntata è possibile percepire la sensazione di novità, di originalità del prodotto. Ma non è soltanto questa patina nuova di zecca a renderla un gioiello di sit-com, la serie porta finalmente sul piccolo schermo un team di sviluppatori alle prese con il proprio gioco, tra le pressioni dei produttori, i rapporti con i giocatori e le problematiche dell’industria.

Non negherò di aver riso sguaiatamente alla fine della prima puntata, felice che si parlasse di un settore produttivo affermatissimo. E che, nel farlo, non venisse sminuito, ma valorizzato non soltanto per una mera importanza commerciale, ma soprattutto per un fattore umano. Nelle puntate si parla di crunch, di disparità di genere e misoginia, microtransazioni e razzismo. Si parla, inoltre, di videogiochi come forma di romanticismo, di amore, di innovazione e cambiamento interiore. E’, senza dubbio alcuno, una serie che parla di videogiochi in modo completo, cercando di abbattere tutti gli stereotipi preesistenti e che hanno negativamente influenzato persino gli stessi giocatori.

La serie potete guardarla  su Apple Tv+ e vede nel team di scrittura Megan Ganz, sceneggiatrice che ha lavorato ad altre famose sit-com come Community e Modern Family. L’impronta di questi due famosissimi prodotti televisivi è facilmente riscontrabile ed è, chiaramente, uno spettacolo imperdibile. Ma ancora più importante, la serie è prodotta da Lionsgate e Ubisoft. Si possono vedere negli intermezzi frammenti di videogiochi prodotti dalla software house francese (For Honor, Hyper Scape, ecc.) e riferimenti continui a "Montreal", ovvero alla divisione canadese dell'azienda.

Knockout City, a pallonate in faccia


In questo mese ho provato Knockout City, titolo multigiocatore sviluppato da Velan Studios e pubblicato da EA. Si tratta di un titolo always online in cui i giocator* si scontrano in partite 3v3 lanciandosi palloni ed eliminando gli avversar*. Per  descrivere le meccaniche in poche parole: semplicemente dodgeball. I giocator* si sfidano a suon di pallonate in diverse mappe di pregevole fattura, che permettono uno sviluppo dello scontro sia in orizzontale che in verticale.

Le meccaniche di gioco sono poche, ma molto profonde e con una natura arcade lapalissiana. Apprendere il gameplay di Knockout City è semplice, ma padroneggiarlo per vincere ogni tipologia di scontro non è facile ed è necessaria una grande collaborazione con i propri alleati, ma soprattutto dei riflessi fulminei per parare e schivare i palloni avversari e gli ostacoli delle mappe.

Per quanto sia un gioco multigiocatore ben sviluppato e con un focus preciso, sono molto dubbioso sul  supporto sul lungo termine. Secondo quanto dichiarato dalla stessa EA, Knockout City ha superato i 5 milioni di giocatori ed è quindi un successo commerciale su tutti i fronti. E’ disponibile una prova gratuita fino al livello 25 ed è incluso con Xbox Game Pass. Quello che mi perplime è: quanto durerà questo meritato successo?

Nell’ultimo anno abbiamo visto l’ascesa e la caduta di tanti altri titoli online. Ora sta tutto nell’abilità degli sviluppatori newyorkesi di Velan Studios: il supporto sul lungo periodo di Knockout City sarà interessante da seguire, speriamo anche da giocare.

Battlefield 2042, il punto di non ritorno


Il 9 giugno è stato finalmente rilasciato il primo trailer ufficiale del nuovo capitolo di Battlefield, inutile dire che il trailer è una spettacolo per gli occhi e che nuovamente c'è da fare un plauso all'intero comparto artistico per lo stile "glitch" che negli anni hanno forgiato e che è diventato il tratto distintivo dell'arte di Battlefield. Oltre alle parole già ampiamente spese sull'esasperazione dei tratti tipici della serie in questo trailer, volevo soffermarmi su un suo elemento importante: l'anno di ambientazione.

Giustamente ci si può chiedere il perchè di quel numero: perché 2042?

Provo a rispondere in queste poche righe, cercando anche di argomentare utilizzando i pochi dettagli che si consocono sul gioco fino ad adesso. Secondo me ci sono due vie percorribili, di cui una non esclude l'altra sia ben chiaro. Prima tra tutte la distanza temporale di 100 anni dal primo Battlefield, appunto Battlefield 1942: ambientato nella secondo conflitto mondiale. La seconda motivazione credo sia un po' più sottile e riguarda la tematica del Climate Change.

Secondo quanto riportato da diversi studi in merito al riscaldamento globale, la soglia di non ritorno è fissata tra il 2027 e il 2042. Appunto ritorna questa data, oltre la quale gli effetti e i danni delle emissioni antropiche potrebbero essere irreversibili. All'interno di Battlefield 2042, infatti, sono stati introdotti degli eventi climatici di proporzioni colossali, tornadi, tempeste di sabbia ecc. Come si vede dal trailer questi eventi possono cambiare l'assetto strategico e vedere i soldati portare equipaggiamenti, consci soprattutto di queste eventualità climatiche.

Ecco qui, secondo me, il perché del titolo e, in cuor mio, spero vivamente che l'ambientazione e la storia citino in modo esplicito questa crisi globale, che mina il futuro delle prossime generazioni e che deve essere più spesso al centro del dibattito pubblico. Per sollevare anche l'attenzione sul tema e anche sull'inquinamento in generale.

Vi consiglio la lettura di questo bellissimo pezzo di opinione pubblicato sul The Guardian, in cui Rebecca Solnit (editorialista) parla delle vittime dell'inquinamento e di come queste siano normalizzate dai media e dal discorso politico.
Non sono veri amici se non ti consigliano Indie

A Normal Lost Phone, i fatti degli altri


A Normal Lost Phone è un titolo sviluppato dalla software house indipendente Accidental Queens. Si tratta di un titolo semplice ma profondo a livello di narrativa, capace di trascinare il giocator* nella psicologia del personaggio protagonista. Ritroviamo, infatti, un telefono appartenuto ad un giovane di nome Sam e, al posto di riconsegnarlo alle autorità, cominciamo a farci gli affari suoi, sbloccando man mano nuove aree del telefono, ascoltando la sua musica e leggendo le sue chat. Attraverso questo sistema, ovvero di fornire un'interfaccia tipica di uno smartphone, il coinvolgimento è nettamente superiore e riesce a comunicare in modo più viscerale tematiche come la discriminazione, l'omofobia e il bullismo. Il gioco possiede quindi tematiche LGBTQ+ e ne parla con grande dolcezza e sensibilità, facendo anche ottima divulgazione.

A Normal Lost Phone è disponibile all'acquisto su Steam a €0,98 fino al 24 giugno, e su PlayStore al prezzo di €2,99. Personalmente l'ho giocato su PC e credo di essermi perso sicuramente molto dell'atmosfera, lo rigiocherò con molta probabilità anche su smartphone.
Leggi che ti fa bene

Blood, Sweat and Pixels


Questo è il primo libro pubblicato da Jason Schreier, ex news editor di Kotaku e ora giornalista per Bloomberg. In questa prima opera, Jason porta le testimonianze di tanti sviluppatori e lavoratori dell'industria videoludica per parlare dei problemi intercorsi durante la creazione di alcuni dei più grandi giochi dell'ultimo decennio: da Pillars of Eternity a Diablo III, da Dragon Age: Inquisition fino a Destiny.

Consiglio la lettura di questo libro, come anche del secondo che è uscito recentemente, ovvero Press Reset. Sfortunatamente non esiste una versione tradotta di questo bestseller e spesso lo si trova sold-out su Amazon, per cui se siete interessati tenetelo d'occhio. Inoltre vi consiglio di leggere gli articoli di Jason su Boomberg e di seguirlo su twitter.
Colleghi fanno cose
Questo mese vi propongo la lettura di questo articolo scritto da Sonja Mannone su MMO.it, nel quale fa una sintesi di un'inchiesta redatta per IGN da Kat Bailey. L'articolo in questione analizza nel dettaglio la situazione attuale a Blizzard, l'aria che si respira tra licenziamenti di massa (di cui abbiamo parlato molto) e nuovi progetti in arrivo nei prossimi anni. Tra disparità salariali e stipendi stellari dei dirigenti, al momento Blizzard non sta navigando in buone acque e qualcosa deve sicuramente cambiare.

Sonja Mannone riesce a sintetizzare egregiamente un lunghissimo articolo e coglie i punti fondamentali dell'inchiesta di Kat Bailey. La domanda che in molti continuano a porsi è: perché gli sviluppatori continuano a lasciare Blizzard?

Invito tutti quanti a seguire Sonja su Instagram, a leggere gli altri suoi articoli su MMO.it e anche su Gamesource. Ricordo inoltre di leggere MMO.it, sito per il quale scrivo da quando ho iniziato effettivamente a lavorare nel settore dell'informazione.
Addio, addio, amici addio. Noi ci dobbiamo lasciare
Beh che dire, grazie a tutt* per aver letto questa quarta newsletter. Prima di lasciarci, però, è tempo di fare un po' di annunci. In primo luogo aspetto i vostri feedback che per me sono preziosissimi e ho recentemente scoperto che la mia dieta si basa su quello. Alterno le proteine di origine animale con feedback e, solo a volte, un tocco di maionese che non fa mai male. Dalla regia mi intimano di mettere anche un tocco di senape, che anche lei vale la pena. Fidatevi di un'attivista della senape come me. Quindi ogni vostra opinione vale, per cui non esistate a contattarmi su Instagram.

In seconda battuta, vi ricordate che ho un profilo Ko-Fi, solitamente non mi sento a mio agio nel chiedere soldi, amo questo lavoro e lo svolgo con passione. Alcun* di voi, però, insistono, avendo anche ragione. Per cui se volete sostenere e supportare il mio lavoro potete pigiare fortissimo sul bottone in basso e offrirmi un caffé o un cappucino, oppure un Camogli come nei migliori Autogrill sull'A4. Insomma fate vobis!

Se volete inoltre supportare ancora di più il mio lavoro e quello dei miei colleghi a Niente da Dire, potete acquistare il nostro Annuario 2020: la rivista con tutti i migliori articoli dello scorso anno. Lo trovate in preordine sul sito di Dice Lair.

E' quando smettiamo di giocare che cessiamo di essere umani.
Offrimi un Camogli! Non sai cos'è? Mah si dai il panino, con la focaccina e il prosciuttino
Arrivederci e grazie per tutti i pixel!
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