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31 maggio 2021

Frontiere

La newsletter sulle migrazioni di Annalisa Camilli

La morte di Musa Balde La morte di un ragazzo della Guinea di 23 anni all'interno del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di corso Brunelleschi a Torino è passata quasi inosservata, nonostante ponga più di un interrogativo sulle condizioni di vita all'interno dei centri di detenzione per il rimpatrio italiani. È la sesta morte avvenuta in un Cpr dal 2019 ed è particolarmente scandalosa perché Balde era stato vittima di un pestaggio efferato solo qualche settimana prima a Ventimiglia.

Il ragazzo era stato aggredito da tre italiani all'uscita di un supermercato con tubi di plastica e spranghe, accusato di aver rubato un telefonino. L'aggressione era stata ripresa da una passante con il telefonino. La donna gridava: "Lo ammazzano, lo stanno ammazzando". Il video ha permesso di identificare gli aggressori e incriminarli per lesioni. Balde invece è stato ricoverato all'ospedale di Bordighera e una volta dimesso, invece di essere curato, è stato trasferito nel Cpr di Torino e messo in isolamento.

Il ragazzo aveva infatti il permesso di soggiorno scaduto e un decreto di espulsione. Secondo la rete di attivisti No Cpr, al ragazzo non sarebbero state fornite cure adeguate. L'avvocato di Balde Gianluca Vitale ha raccontato che il ragazzo non capiva perché fosse finito in detenzione. "Non riesco più a stare rinchiuso qui dentro: quanto manca a farmi uscire? Perché sono stato rinchiuso?", diceva. Due giorni dopo si è tolto la vita annodandosi un lenzuolo al collo. 

Il volto e le parole di Musa Balde le ha restituite un video girato nel 2017 da Sanremonews in una delle strutture di accoglienza di Imperia che si erano occupate di lui dopo il suo arrivo in Italia dalla Libia nel 2016. Raccontava di essere scappato da una situazione difficile nel suo paese e diceva di voler studiare e di voler trovare un lavoro. Tifava per la Roma e aveva preso la licenza di terza media stando in Italia. 

Recentemente il garante nazionale per i diritti delle persone detenute o private della libertà personale Mauro Palma ha pubblicato un rapporto in cui rende note le condizioni dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in Italia dopo un anno di visite (2019-2020). Nel rapporto il garante ha evidenziato l'inutilità e l'inadeguatezza del sistema: innanzitutto meno del 50 per cento delle persone trattenute nei Cpr sono state effettivamente rimpatriate.

“La detenzione amministrativa assume nella prassi prevalentemente i tratti di un meccanismo di marginalità sociale, confino e sottrazione temporanea allo sguardo della collettività di persone che le autorità non intendono includere, ma che al tempo stesso non riescono nemmeno ad allontanare”, è scritto nel rapporto. Il garante ha evidenziato inoltre come i problemi strutturali che riguardavano le vecchie strutture, introdotte in Italia nel 1998, non siano stati risolti nel corso degli anni.

Tra giugno del 2019 e il dicembre del 2020, cinque migranti sono morti mentre scontavano una misura di detenzione amministrativa. Nei centri sono state riscontrate gravi carenze: la privacy dei migrati non è rispettata, i bagni per esempio non sono provvisti di porte, la polizia è presente durante le visite mediche, non è garantita la possibilità di ricevere materiale per scrivere, elementi di arredo, gli spazi dedicati dall’attività fisica o gli spazi condivisi sono chiusi o non funzionanti, le strutture sanitarie non funzionano o non sono in condizioni accettabili, il riscaldamento non funziona, i telefoni sono sequestrati. Durante la pandemia, le condizioni dei centri sono addirittura peggiorate, anche perché sono stati sospesi i voli di rimpatrio e dunque per chi era all'interno dei centri la detenzione è diventata ancora più insensata.

"Per proteggere la salute di migranti e comunità locali lo scorso maggio le Nazioni Unite hanno chiesto alla comunità internazionale di sospendere i rimpatri forzati. Ciò nonostante, le autorità italiane hanno continuato a chiudere cittadini stranieri in strutture simili a prigioni, pensate per trattenere e deportare i migranti in situazione di irregolarità. Isolati dalla società e in precarie condizioni fisiche e mentali, i cittadini stranieri che si trovano reclusi nei Cpr sono sprovvisti delle protezioni riservate ai detenuti del sistema carcerario. Rivolte, autolesionismo e aggressioni sono frequenti e la trasparenza dei privati che gestiscono le strutture è scarsa", è scritto nell'inchiesta sui Cpr italiani del sito d'informazione Frontierenews.

Ultime notizie

Sulla spiaggia di El Tarajal, a Ceuta, il 19 maggio del 2021. (Jon Nazca, Reuters/Contrasto)

Aperta un'inchiesta sui respingimenti di minori da Ceuta al Marocco Quasi tutte le ottomila persone che sono arrivate a Ceuta, l'enclave spagnola in Marocco, tra il 17 e il 18 maggio sono state rimandate indietro dalla Spagna in base a un accordo bilaterale con Rabat che permette i cosiddetti respingimenti "a caldo". Ma secondo alcune denunce, tra i respinti ci sono circa cento minorenni il cui respingimento è illegale: per questo la procura di Ceuta ha aperto un'indagine.

L'Unione europea respinge le accuse dell'Onu sui morti nel Mediterraneo La Commissione europea afferma che l'Unione non può essere ritenuta responsabile della morte di migliaia di persone in fuga dalla Libia attraverso il mar Mediterraneo. "L'Unione europea non è la causa di questa tragedia della migrazione irregolare e del fatto che le persone stanno perdendo la vita", ha detto il 28 maggio il portavoce della Commissione europea Peter Stano. Ma è una posizione contestata dall'Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, che la scorsa settimana ha sottolineato che le traversate sono diventate più pericolose a seguito di una serie di decisioni politiche dell'Unione. Oltre 11mila persone sono state intercettate e rimpatriate dalla guardia costiera libica. Intanto la nave di soccorso basca Aita Mari ha soccorso 50 persone al largo della Libia ed è in attesa da tre giorni dell'indicazione di un porto di sbarco. 

Gli haitiani non saranno deportati dagli Stati Uniti Il presidente americano Joe Biden ha deciso che non rimpatrierà circa 55mila rifugiati haitiani che vivono negli Stati Uniti. Il provvedimento è stato annunciato il 22 maggio e riguarda tutti gli haitiani che sono arrivati nel paese prima del 21 maggio, che potranno beneficiare di uno status di protezione temporanea, che gli permetterà di vivere e lavorare legalmente negli Stati Uniti per altri 18 mesi. 

Le violenze in Darfur causano migliaia di nuovi sfollati Nelle ultime violenze in Darfur sono morte almeno 130 persone. L'escalation ha anche costretto le Nazioni Unite a sospendere tutte le attività umanitarie a El Geneina, una decisione che ha interessato oltre 700mila sfollati. Secondo le Nazioni Unite, nei primi quattro mesi del 2021 circa 237mila persone sono state sfollate, quasi cinque volte di più di quelle che sono state costrette a fuggire nel 2020.

Il Regno Unito ha negato l'ingresso a più di tremila cittadini europei nel 2021 Londra ha negato l'ingresso ai cittadini dell'Unione europea con numeri molto più alti rispetto all'anno precedente, nonostante nel complesso ci siano stati meno viaggi a causa della pandemia. I funzionari di frontiera del Regno Unito hanno bloccato l'ingresso nel paese a 3.294 cittadini europei dall'inizio di gennaio, il 570 per cento in più rispetto ai 493 respinti nello stesso periodo dell'anno scorso.

Nel 2020 c'è stato un record di sfollati climatici Più di 55 milioni di persone sono state costrette a lasciare i loro paesi a causa di eventi climatici estremi. Il numero di persone costrette a spostarsi all'interno dei loro paesi a causa di disastri climatici è salito al livello più alto rispetto all'ultimo decennio, è più di tre volte quelle sfollate a causa di conflitti e violenze. Mentre le persone che sono sfollate all'interno del loro paese a causa del clima sono state 30,7 milioni, secondo un rapporto.

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Sgombero della comunità somala di Firenze Il 25 maggio il comune di Firenze ha sgomberato uno stabile in cui viveva la comunità somala della città, senza offrire soluzioni abitative alternative. La maggior parte delle persone sgomberate sono rifugiati o richiedenti asilo. "Nella giornata di oggi gli operatori della questura e dei servizi sociali del comune di Firenze hanno negato alla clinica mobile di Medici per i diritti umani (Medu) l’accesso alla comunità e alle persone che assiste da oltre dieci anni nonostante le stesse persone ne avessero fatto esplicita richiesta", ha denunciato Medu

La ministra dell'interno italiana incontra le ong Il 28 maggio Luciana Lamorgese ha incontrato i rappresentati delle ong che compiono soccorsi in mare al Viminale e ha chiesto loro di fare pressione sugli stati di bandiera perché si assumano delle responsabilità nell'indicazione di un porto di sbarco. Le organizzazioni umanitarie hanno denunciato il "clima all'ostile contro il soccorso civile" e hanno chiesto al ministero di revocare i fermi amministrativi che hanno bloccato molte navi di soccorso nei porti italiani.

Letture

Mario Desiati, Spatriati (Einaudi 2021) Un romanzo molto bello sull'appartenenza e l'accettazione di sé, sul desiderio e la necessità di lasciarsi alle spalle la propria casa, sulle amicizie tenaci, su una generazione che ha guardato lontano per trovarsi.

Africana: Raccontare il Continente al di là degli stereotipi (Feltrinelli 2021) Un'antologia a cura di Igiaba Scego e Chiara Paggio che raccoglie le migliori firme del continente: uno strumento contro tutte quelle visioni che vogliono ancora imporci l'idea di un continente arretrato e soprattutto ridotto a qualche consumato stereotipo. 

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