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Lucky girl syndrome

Ciao e benvenut* all'edizione numero 129 di Dylarama, l'appuntamento a cura di Siamomine, che ogni sabato raccoglie una selezione di link, storie e notizie su un tema che ha a che fare con tecnologia, scienza, comunicazione, lavoro creativo e culturale.
 
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Questa settimana parliamo di un nuovo trend di cui non sentivamo il bisogno: la lucky girl syndrome, ma anche di Città 30 e città più verdi, di smartphone e arte contemporanea

Il 2023 inizia subito con l'analisi di un trend nato su TikTok che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che internet non se la passa affatto bene. È stato rinominato "Lucky girl syndrome" ed è un'ondata di positività tossica che non farà affatto bene ai vostri neuroni. Ne ha parlato i-D Vice, tracciando una panoramica esaustiva del fenomeno:

«La sua ondata di popolarità è iniziata per la prima volta con l'influencer di TikTok Laura Galebe , che ha introdotto il mondo alla tecnica che consiste semplicemente nel dire a se stessi: “Sono così fortunato. Sono una delle persone più fortunate che conosca. Tutto funziona per me alla fine". Promette che semplicemente dicendoci questo e credendoci, si tradurrà in opportunità abbondanti e in una vita immediatamente migliore. La clip, vista quasi tre milioni di volte, è stata seguita da un altro video dell'utente, @skzzolno, che ha esaltato le virtù di LGS. Questo, pubblicato un giorno prima di Capodanno, era perfettamente programmato per farci credere ciecamente in un domani migliore»

Su L'Indiscreto, Fabrizio Ajello firma un lungo approfondimento sul ruolo degli smartphone nell'arte contemporanea, molto interessante:

«Questo sottile monolite, fidato compagno delle nostre vite o “minuscola stanza delle torture portatile” come è stato apostrofato dal filosofo Byung Chul-Han, non poteva esimersi dall’essere oggetto di studio/ispirazione al tramutarsi in vero e proprio strumento di produzione, fruizione e diffusione di contenuti (più o meno) culturali. Il vero potere di molti social network, d’altro canto, si basa sulla copertura smisurata che noi stessi assicuriamo a queste applicazioni, grazie alla simbioticità con i nostri devices.»

Avrete letto in giro le polemiche attorno alla proposta di rendere Milano una cosiddetta "città 30", ma che significa veramente e che cos'è nel concreto una "Città 30? Lo ha spiegato bene il Post:

«I progetti di città 30 che sono già stati avviati in molte città europee – tra cui Berlino, Barcellona, Edimburgo, Bruxelles, Parigi e altre ancora – hanno già dimostrato che istituire una città 30 non comporta un allungamento dei tempi di percorrenza per gli automobilisti: anzi, in tutti questi posti si è avuto un sostanziale decongestionamento del traffico.
Per città 30 si intende solo in senso stretto una città in cui quasi tutte le strade abbiano un limite di velocità di 30 chilometri orari: più in generale è un’iniziativa che punta a riequilibrare lo spazio pubblico, riducendo le aree della strada dedicate alle auto con l’inserimento di piste ciclabili e l’allargamento dei marciapiedi, in modo da creare spazi più vivibili per le persone.
Avere marciapiedi più larghi significa avere più spazio per panchine e alberi, solo per fare due esempi, con tutti i benefici che comporterebbe anche per l’ambiente.»


Per allacciarci a questo discorso, arriva una bella notizia: le città più popolose possono essere anche più green. Lo dice questo studio.

Per questa settimana è tutto, Dylarama torna sabato prossimo!

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