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DISSPACCIO  #17

Bruno Vespa, l'eminenza grigia di Giorgia Meloni 

Già decenni fa Alberto Moravia definiva Roma lo “spettacolo sconcertante di una capitale il cui fine principale anzi unico sia quello di vivere alla giornata o meglio di sopravvivere”. Si ha la sensazione che il PNRR, il fiume di quattrini che dovrebbe passare anche per il nostro paese, possa servire a svegliare l’urbe dal suo torpore. Una responsabilità enorme per Roberto Gualtieri e la sua giunta, così come per il governo, perché pur sempre della capitale stiamo parlando. Oggi non è più possibile sopravvivere e basta. Bisogna guardare avanti, essere smart, attrarre capitali privati. Le grandi città del mondo così fanno, mentre Roma continua a vedere il suo presente nel passato: il trend globale è invece quello di vivere il futuro nel presente. Per diventare global city non mancano le carte in tavola, sia come mezzi che come capitali. Il problema sta nella forma mentis del romano e della romanità, così difficile da staccare da quelle rovine e quei templi millenari, su cui il potere di oggi ha costruito la propria legittimità, le proprie narrative. Perché è là che continua a trovarsi, e non negli ultimi progetti milionari di archi-star e accoliti.


FUTUROLOGIA DELL'URBE

Il PNRR per Roma è un’occasione da non perdere.

Palazzo Colonna, Roma. Pupo canta in una festa privata, una di quelle che sembrano uscite da un film di Sorrentino; Mara Venier riprende divertita inquadrando di volta in volta i presenti, alcuni ballano, altri esausti crollano su poltrone di pelle marrone. Dietro la pianola a un certo punto compare Bruno Vespa in versione inedita: dopo aver poggiato il suo cocktail da aperitivo sul tavolino, si mette ad accompagnare Pupo nell’esecuzione di “Sarà perché ti amo”. È la vecchia guardia (cioè i vecchi guardiani) della pubblica informazione, della musica leggerissima, del mondo dello spettacolo che va in onda la domenica pomeriggio. La Vecchia Guardia, invincibile, canta e balla, perché ne ha passate tantissime, troppe, eppure si regge ancora in piedi. Vedi Bruno Vespa, 78 anni, instancabile, il Presidente della Terza Camera, capace di un trasformismo che solo un uomo da Prima Repubblica come lui poteva essere in grado di mostrare. Perché, come ripetuto sovente in uno di quei programmi televisivi che vengono lasciati a fare da sottofondo a disimpegnati pomeriggi casalinghi, la gioventù è una condizione dello spirito, non un fatto anagrafico. 

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Spesso ci si chiede cosa guidi lo Spirito di uno Stato. La prima risposta, quella per i bambini, è che sono gli eletti a decidere per tutti. La seconda, quella che matura con l’età, vuole che sia la personalità nell’ombra a tirare le fila del discorso. Non è sbagliato credere ciò, ma a complemento serve sottolineare il ruolo dei personaggi che stanno costantemente sotto la luce dei riflettori, il cui lavoro viene spesso ignorato, proprio perché troppo facile da notare. Sono passate oltre due settimane da quando Bruno Vespa si è recato a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky. Fa strano vedere il conduttore di Porta a Porta passeggiare davanti al Palazzo Presidenziale ucraino, incontrare Zelensky quasi per sbaglio, attaccando a chiacchierare di guerra saltando i convenevoli.


IL MIO REGNO PER UN CARRO ARMATO

Si chiude la querelle atlantica sui corazzati: Berlino cede i suoi Leopard, mentre gli Stati Uniti sono pronti ad inviare gli Abrams. Ma ci sono forti dubbi che i mezzi NATO riusciranno a salvare l’Ucraina.

Sono tanto dirette quanto surreali le domande di Vespa, ma proprio per questo accendono la curiosità di chi guarda. La vecchia volpe pronta a mangiarsi il novizio. Si collega da Kiev, appunto, in una domenica pomeriggio come le altre, e improvvisamente compare su Domenica In, e annuncia in anteprima mondiale che il capo di Stato ucraino pronuncerà un discorso a Sanremo. E poi qualche giorno dopo torna a Roma con la stessa aria soddisfatta del diplomatico tornato da una missione all’estero. 

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Pensavamo che l’eminenza grigia di Giorgia Meloni fosse Giovanbattista Fazzolari, attuale sottosegretario a Palazzo Chigi, e invece scopriamo che Giorgia Meloni, dopo essersi emancipata dalla sezione di Colle Oppio, con la “rottura” con Fabio Rampelli” sulla candidatura nel Lazio, la leader di Fratelli D’Italia, anziché appoggiarsi sul network ”dell’eminenza azzurra”  Gianni Letta ha deciso di incaricare un cavallo di razza come Bruno Vespa. Finisce l’era in cui la “Repubblica Romana” - quel sottobosco trasversale di consiglieri di Stato e uscieri, vertici Rai e giornalisti, Cardinali e piccoli parroci di città, banchieri e impiegati - veniva gestita per conto del centro destra da “Zio Gianni” e ne inizia una nuova. Non a caso Gianni Letta è stato uno dei più strenui sostenitori del morente governo Draghi. Lo ha ricordato anche l’ex direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, intervista da Francesco Subiaco sulle nostre colonne digitali. 


«Nei giorni di maggiore crisi del governo Draghi una mia fonte interna al centrodestra, molto autorevole, mi aveva chiamato per dirmi che si erano riuniti i massimi esponenti della futura coalizione di governo. Tutti tranne Gianni Letta»

- Roberto Napoletano

L’uomo che da decenni, con la stessa sigla e lo stesso studio si è costruito una roccaforte in seconda serata e ora potrebbe persino accaparrarsi la striscia serale su Rai1, dopo il telegiornale. Giornalista, scrittore, storico, conduttore televisivo, moderatore e conferenziere, ambasciatore di pace e di guerra, autore televisivo, uomo di spettacolo, Bruno Vespa è il volto eterno con una voce che ti culla, l’uomo perfetto per portare alla Meloni il consenso della “Repubblica Romana”, ma anche del pubblico della domenica pomeriggio di Domenica In e non di Pomeriggio Cinque (quello era già stato conquistato con il tormentone “Io sono Giorgia”). 

La biografia di Padre Giuseppe, segreto collaboratore e ispiratore del Cardinale Richelieu. Nella Francia di Luigi XIII immortalata da Dumas nei Tre moschettieri, la vicenda di un umile frate francescano che diventa uno degli uomini più potenti d'Europa. Una storia vera di sconcerante attualità, raccontata da un grande scrittore.

La visione di Bruno Vespa del resto è tutta in quei manoscritti che ciclicamente, ogni Natale, tornano a occupare gli scaffali delle librerie. È in particolare l’ultima tetralogia di lavori usciti per Mondadori a dover interessare noi lettori. Vespa vive la Storia, la sente sulla pelle, non vede la distanza fra i grandi leader del passato e quelli odierni. Racconta la storia con una lettura leaderistica, con tinte anche al femminile. Per lui non esiste declino, come in Spengler, la storia è una linea retta fatta di ritorni, di appuntamenti prevedibili e di riti imprescindibili. Da anni, condannava il fascismo e preparava nell’immaginario collettivo l’arrivo della prima donna presidente del Consiglio, e ora nel 2023, con Giorgia Meloni, passa all’incasso. Da Mamma a Matrona, la Rai è Bruno Vespa, e Bruno Vespa è tanto altro.  

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