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Bentrovat*,
Case d’argilla consumate, una distesa di sabbia e un sole ardente. Questo è il deserto del popolo saharawi, una realtà poco conosciuta che sopravvive da quarant’anni tra la sabbia e il vento solo grazie alla propria determinazione e agli aiuti materiali delle ONG internazionali che lo sostengono. Realtà che Tommaso Valente ha deciso di raccontare attraverso gli occhi dei cooperanti di CISP, Rete Tifarti e Nexus Emilia Romagna, protagonisti del libro e del documentario “Il filo di sabbia”, al centro dell’evento di domani 17 febbraio al circolo Arci Guernelli di Bologna.

La serata prevede numerosi interventi da parte di coloro che hanno avuto un ruolo cruciale nello sviluppo de “Il filo di sabbia”. Tra questi, Tommaso Valente, regista, Giulia Olmi, coordinatrice dei progetti nei campi saharawi per il CISP, Claudio Cantù, responsabile del progetto Rete Tifariti e Fiorenzo Crestani, volontario per Nexus e Jaima Sahrawi ODV. Saranno presenti anche alcuni saharawi che vivono in Italia, in particolare il piccolo Yusef, bambino di 6 anni in cura a Modena, e il papà Abdelhai. Ospite dell’Associazione di Modena Kabara Lagdaf ODV, Yusef è seguito dalla struttura complessa di chirurgia pediatrica del Policlinico di Modena, all’interno di un progetto sanitario finanziato dalla regione Emilia Romagna. Questo è solo uno dei tanti progetti che una vera e propria rete di organizzazioni della regione ha attivato negli anni nei campi saharawi, a dimostrare il profondo legame che unisce questi due angoli del mondo.

Nell’arco dell’evento verranno anche consegnate le ricompense del crowdfunding realizzato da Instant Documentary APS sulla piattaforma IdeaGinger per completare il documentario prodotto con CISP, Nexus Emilia Romagna e Rete Tifariti. Scommettere su questo progetto ha significato, per queste organizzazioni, accettare di raccontare la realtà: cosa funziona e cosa no, cosa è ormai rodato e cosa è ancora in divenire, le fatiche, la bellezza e le difficoltà del fare cooperazione. Le immagini girate nei campi raccontano come si estrae l’acqua dal deserto per fare degli orti, come si fanno delle vere e proprie startup per l’imprenditoria femminile in un campo rifugiati, come si sostengono programmi educativi, alimentari, progetti nelle scuole, con i disabili, come si raccolgono informazioni per l’accoglienza di nuovi rifugiati in arrivo dai territori di guerra in Sahara Occidentale. Il crowdfunding è stato un modo per creare partecipazione attorno al progetto. Per questo motivo, Instant Documentary ha organizzato un evento strutturato in modo da poter condividere con la comunità non solo le storie del documentario, ma anche la solidarietà che ben 100 sostenitori hanno dimostrato contribuendo alla raccolta fondi.



Grazie di tutto
Un abbraccio e a presto

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