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L'amore ai tempi del calo del desiderio

Ciao e benvenut* in una nuova edizione di Dylarama, l'appuntamento a cura di Siamomine, che raccoglie una selezione di link, storie e notizie su un tema che ha a che fare con tecnologia, scienza, comunicazione, lavoro creativo e culturale.
 
Siamo giunti all'edizione numero 136 quella di fine mese, in cui raccogliamo i migliori articoli usciti su Siamomine nelle precedenti settimane.

Prima di iniziare, vi ricordiamo che, se vi va, potete seguirci anche su Instagram, oppure consigliare questa newsletter alle persone che potrebbero volerle molto bene, condividendo con loro questo link.

Il bello della diretta social

È il 2016 quando le prime voci anticipano l’arrivo di una nuova esperienza digitale, dedotta da altri social come accade spesso: gli utenti potranno andare “live” su Instagram con dei video. Negli anni le funzioni associate a questa modalità comunicativa si fanno più complesse: i commenti, la moderazione, la durata, la possibilità di mettere filtri, di invitare altri utenti a partecipare, di salvare il video, di mandare una notifica per ricordare di essere live, di fare donazioni, di fare dirette di prova, and so on.

Complice la pandemia, la diffusione delle dirette social diventa esponenziale. In un attimo Instagram, Twitch e TikTok si sono trasformati nello strumento che, almeno teoricamente, gli utenti più giovani dovrebbero ripudiare, cioè la televisione. Oggi la bolla sembra essere scoppiata e improvvisamente andare in diretta sui social è diventato terribilmente cringe. È solo un'impressione o forse le persone hanno semplicemente di meglio da fare?

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La lingua per ingannare l'algoritmo

In un articolo pubblicato sul Washington Post nell’aprile del 2022, la giornalista Taylor Lorenz definisce l’algospeak come un insieme di «parole in codice o giri di parole che gli utenti hanno adottato per creare un vocabolario sicuro che impedisca ai sistemi di moderazione di rimuovere i loro post o azzerarne la visibilità». Attraverso l’algospeak, gli utenti riescono ad aggirare il controllo dell’AI, che spesso non si limita ad agire sui contenuti che riguardano violenza, autolesionismo, armi da fuoco, droga e vendita di prestazioni sessuali, ma anche sui post che contengono parole o immagini legati alla salute mentale e sessuale, ai diritti LGBTQIA+, alla disabilità e ai temi di attualità.

Ne abbiamo parlato con Donata Columbro, Vera Gheno, Eleonora Marocchini e Isabella Borrelli.

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L'amore ai tempi del calo del desiderio

Di Sex Recession si inizia a parlare nel 2018 sul The Atlantic in Why Are Young People Having So Little Sex?. I dati dell’articolo si basano principalmente su due ricerche nazionali, una britannica, l’altra americana. Dalla prima, emerge che la frequenza media del rapporto sessuale in un mese è passata dalle 4 alle 3 volte per entrambi i generi; dalla seconda, si evince che la percentuale dei teenager che hanno avuto rapporti è scesa del 9%, e che, tra il 2007 e il 2017, il dato di chi era sessualmente attivo è diminuito del 6,3%.

Ciononostante, alcune recenti pubblicazioni hanno ridimensionato i numeri della Sex Recession per come è stata descritta. "Is There Really a Sex Recession?" della Rice University ne è un esempio: lo studio, che indaga l’inattività sessuale maschile tra il 2006 e il 2019, sostiene che parlare in generale di «population-wide sex recession» sia improprio, in base alle rilevazioni fatte sia sulla generazione dei millennial che sulla generazione Z – malgrado lo studio confermi il leggero aumento dell’inattività sessuale maschile dei nati tra il 2000 e il 2004.

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Per questa settimana è tutto, Dylarama torna sabato prossimo con nuove storie.

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