In tutto il mondo, i popoli indigeni vengono accusati di “bracconaggio” perché cacciano per nutrirsi. È una violazione dei loro diritti, riconosciuti dalla legge internazionale, e li rende vulnerabili ad arresti, pestaggi, torture e morte.
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Ci hanno picchiato tanto.
Penso che volessero ucciderci. Io sono un vecchio, ma non ne hanno tenuto conto quando mi hanno ammanettato, mi hanno appeso a una corda tesa tra dei pali, con la testa che ciondolava all’ingiù e le gambe per aria…

Letshwao Nagayame, Boscimane, Botswana, torturato dai funzionari addetti alla fauna selvatica

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Salva i popoli indigeni perseguitati ingiustamente perché cacciano per sfamarsi


In tutto il mondo, i popoli indigeni vengono accusati di “bracconaggio” perché cacciano per nutrirsi. È una violazione dei loro diritti, riconosciuti dalla legge internazionale, e li rende vulnerabili ad arresti, pestaggi, torture e morte.

Nonostante i popoli indigeni sappiano prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro, spesso sono gli obiettivi principali delle iniziative “anti-bracconaggio” mentre i responsabili più importanti della perdita di biodiversità – come il disboscamento e le reti del bracconaggio organizzato – continuano a proliferare.

Il 25 marzo i rappresentanti dei paesi di tutto il mondo si incontreranno in Botswana per una seconda conferenza sul commercio illegale di fauna selvatica. Durante l’incontro dell’anno scorso non si fece alcun cenno al fatto che i popoli indigeni che cacciano nelle loro terre per nutrire le loro famiglie non sono “bracconieri”.

Per favore, scrivi ai rappresentanti di Italia e Europa, e al Direttore generale del WWF Internazionale, chiedendo loro di fare in modo che i popoli indigeni non diventino, ingiustamente, le vittime della lotta al commercio illegale di fauna selvatica.

Basteranno pochi secondi perché il link sottostante ti porterà a una e-mail già compilata e pronta per essere spedita. Grazie!

Manda una e-mail ai delegati →

Se il link non dovesse funzionare, puoi copiare e incollare il testo qui sotto,
oppure scriverne uno personale: un testo originale sarà ancor più efficace. Scrivi pure in italiano!
Mandalo a:
Maria Carmela Giarratano: giarratano.mariacarmela@minambiente.it
Segreteria Direzione generale per la protezione della natura e del mare: pnm-udg@minambiente.it
Elisabeth Zeitler: Helge-Elisabeth.ZEITLER@ec.europa.eu
Marco Lambertini: mlambertini@wwfint.org


Gentili Maria Carmela Giarratano, Elisabeth Zeitler e Marco Lambertini, so che voi o i vostri colleghi parteciperete alla conferenza sul commercio illegale di fauna selvatica che si terrà a Kasane, in Botswana, il 25 marzo prossimo. Vi scrivo in merito alla grave situazione di emergenza in cui versano i popoli indigeni che cacciano per nutrire le loro famiglie, spesso – e ingiustamente – criminalizzati come “bracconieri” dai governi e dalle organizzazioni conservazioniste. Le persecuzioni violano il loro diritto alla caccia di sussistenza, riconosciuto anche dalla legge internazionale. Quando esercitano questo diritto, molti indigeni vengono vessati, picchiati e persino torturati dalle squadre anti-bracconaggio. Vi sollecito a chiedere alla Conferenza di riconoscere esplicitamente, nelle sue dichiarazioni finali, il diritto dei popoli indigeni a cacciare per sopravvivere. Grazie. Cordiali saluti.

Per approfondire

Questa azione urgente è solo una delle tante iniziative intraprese da Survival nell’abito della campagna Parks Need Peoples (I parchi hanno bisogno dei popoli).
Se hai perso la nostra ultima lettera, ricca di informazioni e link di approfondimento, clicca qui →
Per approfondire il singolo caso dei Boscimani, leggi questa news →

Ci trasformano in criminali solo perché cerchiamo di sopravvivere. Questi animali ci sono stati dati dai nostri antenati e abbiamo sempre preso solo lo stretto necessario. Caccia e raccolta sono il nostro sostentamento e la nostra cultura. Senza, il nostro popolo sta morendo.

Jumanda Gakelebone, Boscimane, Botswana.

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